PCNA Electronics: intervista a Valeria Vito
Il marchio PCNA Electronics cela dietro di sé le gesta di Valeria Vito, giovane donna appassionata di audio che ha da poco lanciato una gamma di circuiti musicali in kit. Di sé, dice “Mi chiamo Valeria Vito, italiana, classe 1984. Non ho alcuna qualifica, brevetto o attestato. Sentitevi liberi di domandarmi tutto, esclusa l’età dei miei condensatori che divento una furia”. La fortissima immagine di Valeria precede le sue gesta, e al recente Soundmit 2017 di Torino la sua presenza è stata molto apprezzata. Non potevamo lasciarci sfuggire occasione di intervistarla in esclusiva per voi!
New Musical Instruments: Quello che sappiamo di Valeria Vito è: classe 1984, campana, grande presenza social e in precedenza impegnata nella toy music. Ma a parte queste ovvietà, cosa c’è da sapere di te?
Valeria Vito: Mi hai messo in difficoltà perché pensavo di aver detto tutto di me online 😛 Di sicuro quello che non tutti sanno di me è che sono molto legata alla mia provincialità, sono un’abitudinaria. Tendenzialmente sono una persona molto ben organizzata, mi piace avere delle scadenze e rispettarle. Al Soundmit la cosa che mi hanno detto più spesso è “Non sei cosi stronza come sembri su Facebook”: ecco, forse è questo che si dovrebbe sapere, che non sono stronza come sembro.
NMI: Cosa trasforma una giovane donna di provincia in un’appassionata di audio vintage e di strumenti inconsueti? (Valeria ha in casa rari oggetti vintage come i monitor Kef 104 AB e il registratore Revox A77 che sono stati prodotti prima che lei nascesse).
VV: Da che ho memoria, ho sempre subito il fascino dell’elettricità e sono sempre stata dipendente da qualche apparecchio elettronico. Quando a 7 anni mi regalarono il primo Walkman capii che la musica poteva essere un rifugio che potevo arredare di volta ai miei stati d’animo. Ho amato la tecnologia, ho vissuto il susseguirsi frenetico degli standard audio/video. Mio padre era perito elettronico e ha sempre scelto le apparecchiature domestiche con estremo pragmatismo, devo molto alla sua educazione.
NMI: Comincia prima la passione per le macchine sonore o quella per suonarle?
VV: Registrare e riprodurre il suono sono sempre state le mie esigenze primarie. Gli strumenti elettronici e la loro storia mi hanno sempre affascinato, ma non avrei mai avuto la presunzione di provare a costruirne uno. Nel 2005 scoprii il circuit bending, un tipo di hardware hack che ti permette di creare un synth attraverso l’utilizzo invasivo e poco ortodosso del corto circuito su apparecchi sonori come giocattoli, sveglie, radio… Ne rimasi folgorata, era la massima espressione del punk. Più mi erano chiari dei concetti, più le mod si facevano complesse. Per creare da zero un set-up divenne necessario costruire anche qualcosa e iniziai a sperimentare i vecchi circuiti delle riviste didattiche anni 80.
NMI: Quando avviene la svolta glamour di Valeria Vito, quella che darà luogo all’aggressiva immagine di PCNA? E perché?
VV: La svolta glamour arriva come la più classica delle rivincite dei nerd. Non mi sembrava vero che cose che mi caratterizzavano come sfigata fossero diventate finalmente di interesse popolare. Molti puristi si sentono traditi quando il mondo del pop si appropria di icone della cultura underground: io quando l’8bit divenne una questione generazionale mi sentii chiamata ad essere la protagonista del genere. Lo feci in pieno stile micro, con molta ironia, burlandomi dell’essere diva, ma ancora oggi c’è chi mi prende sul serio…
NMI: E quindi cosa successe in concreto? La tua immagine dirompente cominciò a comparire sulle copertine dei giornali…
VV: La mia immagine non è solo una cornice, l’ho sempre usata per raccontare le mie influenze ed esprimere la mia personalità; “funziona” perché sono sempre fedele a me stessa, non scendo a compromessi, cosa che mi ha permesso di guadagnare credibilità, ma che allo stesso tempo viene interpretata come un atteggiamento aggressivo (NdR: lo so, ho conosciuto Valeria litigandoci su Facebook…). Sostanzialmente sono una persona garbata e disponibile, qualità che mi vengono spesso riconosciute dai miei allievi e che forse sono anche la vera forza del mio progetto didattico.
NMI: A un certo punto però la glamourosa PCNA lascia spazio all’attuale dimensione del progetto PCNA Electronics: la star ridiventa Valeria, e Valeria si concentra su dei kit di generatori e processori audio. Ci racconti come avviene questa transizione, e quali sono i tuoi prodotti?
VV: Questo è successo nell’ultimo anno, in modo del tutto naturale. Ricevevo molte mail di ragazzi in cerca di una guida per muovere i primi passi nel mondo del DIY. Quasi sempre, nonostante il mio impegno nel divulgare schemi ed esercizi, abbandonavano subito alla prima difficoltà, che fosse anche solo la ricerca di un componente. Decisi così di provare ad applicare alcuni concetti del metodo Montessori e altri della poetica di Munari a questa nicchia didattica. La scorsa primavera ho presentato il primo kit di montaggio a marchio PCNA Electronics: l’Atari Punk Console, il più classico dei circuiti educativi in ambito musicale. Ho dato molta attenzione al design delle istruzioni, alla qualità dei componenti e all’estetica dei PCB. Volevo che chiunque si fosse cimentato nella costruzione del mio kit avesse la giusta dose di difficoltà e gratificazione. Il metodo funziona ed include la mia presenza attiva, sia nelle occasioni workshop che nelle lezioni private. per rendere questa esperienza ancora più trasversale ed accessibile ho scelto un circuito semplice quanto efficace, un Theremin ottico basato sull’NE555. Adesso tutti quelli che hanno già costruito l’oscillatore potranno presto divertirsi con lo step sequencer Galatea, basato su un altro circuito classico: il “baby”. Ho pensato alla compatibilità con lo standard Eurorack come occasione di dibattito su questo sistema modulare sempre più in voga, sperando di guidare le nuove generazioni verso scelte consapevoli.
NMI: Cosa ci riserva PCNA in futuro? E cos’altro di sorprendente ci dobbiamo aspettare dal personaggio Valeria Vito nei prossimi mesi e anni?
VV: Ah questo vorrei saperlo anche io! Di sicuro delle collaborazioni interessanti, il Soundmit appena trascorso è stata l’occasione perfetta per confrontarmi con altri operatori del settore e consolidare legami. Arriverà il momento di affrontare il protocollo MIDI, l’uso degli algoritmi e tutte quelle cose che rendono il digitale un mondo da non temere e tutto da esplorare, pur non rinunciando alle ingombranti nostalgie analogiche. Tengo molto che chi mi segue abbia una visione completa e imparziale dei segnali e che impari a rispettarli tutti, senza inutili e limitanti prese di posizione.