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Eventide SP2016 Reverb: il remake virtuale di un riverbero vintage che suona ancora benissimo

L’SP2016 Signal Processor era un processore hardware di riverbero del 1982 famoso per il suo suono caldo, avvolgente e capace di proiettare in mezzo al mix il suono a cui era applicato. Ora Eventide lo ripresenta in formato plug-in e grazie alle attuali potenze di calcolo lo aggiorna con modalità non presenti nella versione hardware originale.

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L’Eventide SP2016 Signal Processor era un processore hardware di riverbero del 1982 famoso per il suo suono caldo, avvolgente e capace di sparare in mezzo al mix il suono a cui era applicato. La generazione era ovviamente algoritmica, ovvero basata su una serie di calcoli che riproducevano le riflessioni ambientali al meglio della tecnologia software e soprattutto hardware di quei tempi: la ridotta potenza di calcolo e la limitata capacità di memoria dei chip allora disponibili infatti costringeva i progettisti a veri e propri salti mortali per far suonare bene i loro prodotti. Quei salti mortali devono però essere riusciti parecchio bene se è vero che molti dei riverberatori storici il cui suono è apprezzato ancor oggi sono usciti proprio in quel periodo e sono poi finiti su migliaia e migliaia di dischi.

Ora Eventide ripresenta l’SP2016 Reverb in formato plug-in AAX, AU e VST per Mac e PC che ripropone quel suono storico all’interno delle DAW e – grazie all’infinitamente aumentata potenza di calcolo oggi a nostra disposizione – ne fornisce anche una versione attualizzata: questo nuovo software infatti contiene i tre algoritmi Room, Stereo Room e Hi-Density Plate dell’hardware originale, ma ciascuno di essi è reso disponibile nella doppia versione Vintage e Modern:

  • Vintage emula fedelmente il suono della macchina del 1982;
  • Modern usa una banda passante più ampia per un timbro più brillante, una risoluzione in bit più elevata per un suono meno sgranato e un campo diffuso più ampio e omogeneo grazie alla possibilità di fare calcoli più complessi.

Il costruttore evidenzia come gli algoritmi impiegati suonino sempre distintivi ma naturali e che i controlli, pur dotati di escursioni molto ampie, non possono mai portare SP2016 Reverb a suonare in maniera innaturale.

La selezione degli algoritmi

Interfaccia, controlli e algoritmi

L’interfaccia utente di SP2016 Reverb si basa su un pannello con comandi di grandi dimensioni e facile, immediata leggibilità. In cima vi sono il tasto di Bypass, il nome dell’algoritmo utilizzato e la funzione Program che seleziona l’algoritmo.

Il primo gruppo di controlli è quello dei livelli, ove si possono regolare quello di ingresso, quello di uscita e agire su due pulsanti molto utili: Kill rimuove il segnale diretto dall’ingresso del processore, in modo che l’utente possa attivarlo per isolare l’ascolto della coda di riverbero, mentre Monitor seleziona se i LED-meter devono visualizzare il livello di ingresso o quello di uscita.

Nel gruppo Parameters vi sono i cinque slider che controllano l’effettivo comportamento dell’algoritmo selezionato: Mix dosa la quantità di segnale diretto (non processato) presente in uscita; Predelay inserisce un ritardo fino a 999 msec prima del manifestarsi della coda di riverbero; Decay dosa il tempo di riverbero vero e proprio; Position è un comando macro che modifica vari parametri interni dell’algoritmo in modo che la sorgente virtuale del riverbero appaia più vicina o più lontana all’ascoltatore, agendo quindi sul senso di profondità percepita; Diffusion infine rende il campo sonoro riverberato più uniforme e pulito per simulare ambienti più regolari e rivestiti di superfici lisce, oppure più mosso e irregolare come accade in ambienti più asimmetrici e con superfici movimentate.

Un terzo gruppo di comandi è quello dell’equalizzatore: qui vi sono controlli di livello e frequenza di intervento per i bassi e per gli alti. Essi vengono impiegati per rendere la coda di riverbero più scura e cupa, o viceversa brillante e secca.

L’algoritmo Room è una stanza classica, con un pre-delay che a setting estremi può essere usato per doubling e singoli echi. Stereo Room è invece, a dispetto del nome, una grande sala da concerto (Large Hall) ed è dotato di una riverberazione pulita e naturale. Hi-Density Plate infine simula una ampia e pesante piastra con due pick-up ed è destinato a quei casi in cui si vogliono trattare voci, chitarre e suoni percussivi per dar loro quel suono grande e importante che gli americani definiscono “larger than life”.

L’originale unità hardware è stata usata da nomi come Mick Guzauski, Roy Hendrickson, George Massenburg, Dave Pensado e Allen Sides, e l’SP2016 è presente anche in produzioni contemporanee di grande notorietà. Non a caso, il nuovo plug-in di Eventide include preset custom sviluppati da Dave Pensado, Joe Chiccarelli, Richard Devine, Sasha, George Massenberg, The Butcher Bros., Buda &Grandz, Erin Tonkon. La gestione dei preset avviene tramite una barra superiore che ne consente il richiamo, la memorizzazione, la comparazione tra versione editata e versione salvata e l’uso per categorie. Due utilissime funzioni di blocco sono presenti per garantire che, nello scegliere i diversi preset e quindi passando dall’uno all’altro, i livelli di ingresso e uscita rimangano costanti (I/O Lock) e non venga cambiato il rapporto Dry/Wet (Mix Lock), indipendentemente dalle regolazioni di tali parametri originariamente presenti in ciascun preset.

La selezione dei preset

Il test

Installare e avviare SP2016 Reverb è facilissimo e il plug-in si dimostra subito di essere un peso leggero sulla CPU. Nessun problema dunque per il suo utilizzo, anche massivo in tante istanze sul mix. L’ascolto inizia dai tre algoritmi Vintage: Stereo Room si dimostra il piatto forte del lotto, con un riverbero bello, ricco, naturale e caldo, avvolgente. È davvero l’ideale per voci e parti di chitarra o synth solista che devono svettare nel mix, avere profondità ma nel contempo non “annegare” in un mare di riverbero. La coda è omogenea, piena e priva di artefatti apprezzabili, mentre il comando-chiave è quello di Position che man mano che viene alzato aggiunge complessità, pienezza e ricchezza al riverbero. Suoi setting elevati gradiscono poco predelay medi, nell’ordine dei 40/60 msec, mentre funzionano a meraviglia o con riverberi “semplici” dal predelay nullo o con aloni nettamente sdoppiati dall’evento originale, diciamo con un centinaio di msec di predelay. L’algoritmo Room è più semplice, direi essenziale e in quanto tale può servire per mix affollati o ancor meglio per strumenti secondari che non devono introdurre campi riverberati troppo complessi per non rubare la scena ai solisti. Room è ottimo anche per singoli pezzi della batteria, cassa e rullo soprattutto. Hi-Density Plate infine è un riverbero davvero denso e pieno, con un decadimento inizialmente molto limitato per poi andare a estinguersi abbastanza velocemente alla fine di un inviluppo piuttosto sostenuto. Può servire per voce e rullante, ma solo se si vuole dare a questi elementi un peso e una concretezza preponderanti nel mix.

Veniamo ora alle versioni Modern: va detto che pur mantenendo la continuità con i corrispondenti algoritmi Vintage, quelli Modern sono parecchio diversi e si caratterizzano per essere assai aperti, lucidi, assolutamente contemporanei. Questa apertura fa notare di più gli artefatti, le modulazioni verso la coda del decadimento, e con posizioni basse del comando Position si percepisce qualche effetto di phasing. Meglio dunque sfruttare la Stereo Room Modern quando si vuole un riverbero davvero luminoso e protagonista, fresco e aperto, sempre con un valore di Diffusion abbastanza elevato. Anche l’Hi-Density Plate è una scelta “importante” e si caratterizza di nuovo per la pienezza e la luminosità che la rendono eccellente per un rullante che si voglia davvero in fuori, quasi a evocare sapori anni ’80. Anche una voce con poche armoniche se ne può giovare grandemente. Complessivamente vi è da dire che i riverberi di questo plug-in sono davvero belli: presenti e di impostazione classica, sono estremamente levigati e facilissimamente impiegabili con immediato successo nelle versioni Vintage, mentre vanno usati con più misura in versione Modern ma possono fare miracoli in generi fortemente elettronici (EDM e dintorni). Sono invece abbastanza limitate le possibilità di impiego sperimentale di SP2016 Reverb, ovvero il suo uso in contesti più metallici e freddi.

Conclusioni

L’SP2016 Reverb è un plug-in molto “classic-sounding”, di impiego immediato e assai remunerativo su voci e strumenti solisti. A essi riesce a donare pienezza, calore, presenza, restando molto coeso col suono dry e non generando quindi un campo sonoro “alieno”, scollato dall’evento originale come invece fanno altri processori. Algoritmi e comandi a disposizione non sono tantissimi, ma questo si rivela un bene per generare sempre campi riverberati utili, musicali e di grande spessore. In tal senso, raccomando SP2016 Reverb a chi punta direttamente al risultato e vuol far “suonare” i propri pezzi, mentre se si vuole fare sperimentazione sul mercato vi sono altri plug-in di riverbero più adatti, anche nello stesso catalogo Eventide col pregevolissimo Blackhole.

Il prezzo del prodotto è congruente con l’alto valore degli algoritmi storici qui riproposti in versione originale, ma diventa davvero molto conveniente se si riesce ad approfittare di una delle offerte con cui periodicamente Eventide viene incontro ai suoi clienti: oltre alle “sale” di certi periodi dell’anno (presto è Black Friday…), non va infatti dimenticato che vi sono altre offerte di crossgrade, per beneficiare delle quali bisogna collegarsi alla propria utenza nel sito web di Eventide.

Insomma, davvero un bel plug-in di riverbero.

Scheda tecnica

Prodotto: Eventide SP2016 Reverb
Tipologia: Processore virtuale di riverbero
Dati tecnici forniti dal costruttore:
Formato: AAX, AU, VST2, VST3
Protezione: Autorizzazione tramite sistema iLok
Requisiti sistema: Mac OS-X 10.7 o superiore – Windows: 7 o superiore
Prezzo: 249 Dollari USA – Disponibili offerte di upgrade a 99 Dollari USA per i possessori di Anthology XI e SP2016 Stereo Room
Distributore: Eventide

Giulio Curiel

Giornalista della storica rivista Strumenti Musicali dal 1993 al 2016, ho scritto oltre 1200 articoli su synth, studio technology e computer music. Se non so di cosa parlo, sto zitto.

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