Test

ADAM T7v: signori, abbiamo il vincitore!

Per quanto sia difficile produrre un monitor davvero inappuntabile a cifre molto basse, è indiscutibile che l’ADAM T7v rappresenti un valore sonoro e operativo incredibile nella sua fascia di prezzo, e si avvii rapidamente a diventarne il prodotto di riferimento…

Il diffusore | L’elettronica | Il test | Conclusioni | Scheda tecnica


Diciamolo chiaramente e senza ipocrisie: è molto difficile fare dei monitor attivi che vadano davvero bene e costino meno di 1.000 Euro la coppia. Il mercato però richiede continuamente prodotti a prezzi sempre più bassi e l’allargarsi della base di musicisti che lavorano in casa con solo un computer e pochi strumenti fisici o virtuali ha fatto sì che vi sia grande richiesta di monitor low-cost. Questo ha comportato anche un florilegio di prodotti con “gli angoli tagliati” come si dice in inglese, ovvero pieni zeppi di compromessi pur di contenere i costi. Chi scrive è convinto che con meno di 250/300 Euro la coppia ancora oggi sia impossibile avere monitor con altoparlanti di qualità, cabinet robusti e non risonanti, amplificazioni dignitose e adeguatamente potenti, assenza di diffrazioni sul pannello frontale, ed è anche convinto che tutto quello che sta sotto tale livello di prodotto sia roba ottima per sonorizzare i videogame o far ascoltare Spotify all’ascoltatore casuale, ma niente di più.

Dunque ci vogliono 300 Euro per avere un paio di monitor accettabili, ma se possibile è la fascia dei 400 Euro/coppia quella in cui è ancora più difficile fare un buon acquisto: spesso in essa appaiono monitor che sono solo la versione un po’ più grandina – ma niente affatto più buona – dei pochi “cinque pollici” che suonano bene. Il tweeter rimane lo stesso del modello minore, il woofer diventa più grande per dare un po’ di estensione e tenuta in potenza in più, ma la qualità ne risente perché spesso la gamma media “si incassa” a causa del cattivo raccordo woofer-tweeter mentre la precisione in basso comunque non c’è perché fare un buon basso “vero” costa. C’è solo un po’ di estensione in più, diciamo fino ai 60/65 Hz, ma spesso essa viene pagata cara in termini di chiarezza sul resto della banda.

Entra l’ADAM T7v: prodotto da quell’azienda tedesca che ha fatto degli altoparlanti hi-tech (e del tweeter di Oskar Heil in particolare) la sua bandiera, è un sistema che appartiene a una nuova linea entry level che ha il difficilissimo compito di coniugare il proverbiale suono analitico, preciso ed emozionante di ADAM con un price-tag davvero basso. In precedenza la casa berlinese aveva già provato ad aggredire questa fascia di mercato con la serie F, che tuttavia aveva soddisfatto gli estimatori del marchio solo in parte a causa di un basso non sempre preciso e definito e un’analiticità diversa dai modelli della serie A. Andiamo dunque a vedere questi T7v, con soprattutto due domande in mente: anzitutto, sono degni dei valori comunemente associati al marchio ADAM? E poi, sono davvero così miracolosi come si dice?

 

Il diffusore

T7v è un diffusore monitor compatto ma non piccolo, con woofer da 7” e tweeter a nastro realizzato in tecnologia U-ART – Unique Accelerated Ribbon Tweeter che ha superficie equivalente a un tweeter circolare da 1,9” di diametro (per quest’ultimo trasduttore le sole dimensioni in pollici “raccontano” comunque poco). Il cabinet è rettangolare, di buona altezza ed elevata profondità per aumentare il litraggio interno e ha dimensioni pari a 347 mm x 210 mm x 293 mm, A x L x P. Il funzionamento è in bass-reflex con porta di accordo posteriore (per carità, non cominciamo con la solita sciocchezza che in tal caso i monitor “devono stare lontani dal muro”, è una leggenda metropolitana totale). Il mobile è in MDF da 15 mm di spessore adeguatamente rifinito con copertura sintetica nera, mentre il frontale è integralmente occupato da una flangia sagomata con i contorni laterali rastremati verso l’alto e gli alloggiamenti per gli altoparlanti privi di spigoli, a formare un’unica guida d’onda che ha lo scopo di minimizzare la diffrazione alle medie e alte frequenze.

Peso (ben 7,1 kg!) e costruzione appaiono rassicuranti e garantiscono una realizzazione curata per questa fascia di prezzo e priva di risparmi deleteri: l’idea geniale di ADAM è stata quella di dare una buona volumetria interna al monitor e di non aver paura a farlo grandino, anche a costo di un ingombro in ambiente maggiore di certi concorrenti. È stata proprio questa scelta a dare quella marcia in più sui bassi che rileveremo in prova.

Il woofer da 7” rinuncia ai composti hi-tech tipici delle serie superiori di ADAM (carbonio, Rohacell, fibra di vetro) per ovvie ragioni di costo, ma non è comunque un componente banale: si tratta di un’unità con membrana in pregiato polipropilene dall’elevata rigidità e sospensione in gomma con ottima escursione. Insomma, un altoparlante che all’aspetto appare molto valido e che si porta in dote la capacità del polipropilene – a fronte di una velocità non estrema che deriva dal suo elevato smorzamento – di salire verso la gamma media meglio di altri materiali. Il tweeter, come sempre per ADAM, è realizzato nella tecnologia Air Motion Tweeter (AMT) sviluppata dallo scienziato Oskar Heil oltre 50 anni fa e poi affinata progressivamente dalla stessa casa berlinese nella versione ART. È basato su un film di poliammide piegato a fisarmonica che comprimendosi ed espandendosi tra due espansioni polari in base al segnale audio in ingresso, imprime all’aria un’accelerazione quattro volte superiore ai tradizionali tweeter a cupola e in tal maniera risulta estremamente veloce e reattivo. Poi come sempre arrivano quelli che ascoltano più con gli occhi che con le orecchie e definiscono a priori tale trasduttore “trapanante”, ma in realtà è dettagliato, veloce e affidabile, e niente affatto il prodotto di una tecnologia intrinsecamente aggressiva: altrimenti nessuno si sarebbe preso la briga di continuare a produrlo per 50 anni, non credete?!?

Sul pannello posteriore vi è il citato condotto di accordo reflex, singolo e di sezione circolare ma dotato di un pregevole profilo svasato per ridurre le turbolenze e quindi il “soffio” che può manifestarsi per pilotaggi elevati intorno alla frequenza di risonanza del progetto. Il condotto circolare infatti tende a soffiare più dei formati lamellari, ma tenendolo largo e svasato come questo tale rischio viene minimizzato: anche da questi dettagli si vede chiaramente che ADAM sa bene quello che fa in tema di progettazione di diffusori. Un’imbottitura interna in lana di poliestere aumenta il volume virtuale del cabinet e smorza le sue risonanze.

 

L’elettronica

ADAM T7v è amplificato integralmente in classe D, ovvero quella tecnologia a commutazione che garantisce consumi bassi, dissipazione minima e in generale contenimento dei costi grazie alla elevata efficienza energetica. La via bassa riceve 50 Watt e quella alta 20 Watt, potenze non elevatissime ma ampiamente sufficienti per suonare forte in ambienti domestici fino ad almeno 15 mq. Tutta l’amplificazione è ottenuta con un chip ad alta integrazione Texas Instruments TAS5754M che incorpora in sé anche il DSP che è usato per realizzare il filtro di crossover e per la linearizzazione elettronica della risposta in frequenza (nessun altro dettaglio sul suo impiego è fornito dalla casa). L’incrocio tra la via bassa e quella alta avviene a 2,6 kHz, a testimonianza delle buone doti di rigidità del woofer che può così spingersi senza fatica ben dentro nella gamma media. Il costruttore non dà alcuna indicazione della pendenza e topologia del filtro.

Gli ingressi del monitor sono su pin RCA sbilanciato (con sensibilità nominale a -10 dBV) e XLR bilanciato (con sensibilità a +4 dBu). Un controllo di livello permette poi di adeguare la effettiva sensibilità di ingresso del monitor all’uscita della sorgente di pilotaggio. Sulle basse frequenze un comando denominato LF Switch permette di gestire il livello della gamma bassa sui valori -2/0/+2 dB, mentre HF Switch ha analoghe posizioni per il livello della gamma alta. Il manuale non fornisce ulteriori informazioni sulle curve di intervento di tali controlli ma in compenso dà delle indicazioni-tipo per regolarli a seconda di diverse situazioni reali.

Sulla parte bassa del pannello troviamo l’interrutore di alimentazione e la presa IEC integrati in un unico blocchetto, mentre una serigrafia ci informa che il diffusore può essere connesso a qualsiasi rete di alimentazione con output compreso tra 100 e 240 Volt, a 50 o 60 Hz indifferentemente.

L’ispezione del pannello posteriore ci fornisce due ultimi elementi informativi: anzitutto il LED verde di accensione è posizionato qui e non davanti per probabili motivi di economicità costruttiva, e questo ci dispiace perché un LED anteriore sarebbe stato ben più esplicito sullo stato di effettiva alimentazione del monitor. Vi è poi l’immancabile scritta “Made in China” che nel 2019 non deve assolutamente stupire o scandalizzare più nessuno in quanto a questi livelli di prezzo/dotazioni è assolutamente impossibile produrre un oggetto del genere in occidente. Ma mi raccomando, che nessuno provi a parlare di “cinesata” perché questo diffusore ADAM è fatto decisamente bene in rapporto al prezzo che costa.

 

Il test

La seduta di ascolto inizia col posizionamento, tematica cui il T7v è piuttosto sensibile per un paio di buone ragioni: anzitutto, visto il prezzo contenuto, non è dotato di un controllo specifico per arginare il nefasto rinforzo sui 150/200 Hz che si origina inevitabilmente in tutti i monitor in caso di posizionamento a scrivania, a causa della riflessione di quella gamma sul piano d’appoggio. Il posizionamento accurato serve anche perché il tweeter dimostrerà di gradire di trovarsi alla precisa altezza delle orecchie del fonico per esprimere il massimo della trasparenza e neutralità di cui è capace. Queste due considerazioni portano dritte dritte all’installazione su stand – da pavimento o scrivania – solidi e ben disaccoppiati. Il costruttore evidenzia inoltre l’opportunità per questa specifica serie di evitare posizionamenti troppo vicini alle pareti circostanti (attenzione, sia posteriore che laterale, perché come abbiamo detto più volte non è il condotto reflex posteriore a interagire col muro posteriore ma tutto il diffusore con tutto l’ambiente). Questo ha lo scopo di evitare rigonfiamenti sui bassi, e ADAM indica i 40 cm o più come distanza ottimale da tali pareti.

Con circa 1,40 metri tra i monitor e 40 cm dalla parete posteriore inizia il test di ascolto, che evidenzia subito un carattere molto dinamico e tridimensionale sull’intera gamma: bello! Questo è un monitor vivo, vivace, che rende bene i contrasti tra i vari strumenti e facilita grandemente il seguire la dinamica di esecuzione del brano in ascolto. È davvero una peculiarità di questi T7v, che difficilmente si riscontra in diffusori così economici e che contribuisce molto al piacere di utilizzarli e alla facilità con cui attraverso di essi si monitora il segnale in transito. Non c’è esuberanza in questa o quella specifica gamma di frequenze, ma un suono vivo e mosso su tutta la banda audio che segnala bene le percussioni, i fronti di salita e di discesa, i contorni strumentali. Molto valida si rivela anche la spazialità sugli assi X (larghezza) e Y (altezza) della scena: il suono si estende ben oltre ai lati dei monitor e occupa una “scatola sonora” di circa 2 metri di larghezza. Lungo tale stage si dipana egregiamente il posizionamento stereo dei vari strumenti e voci, e T7v consente di seguire bene anche minimi spostamenti di panpot. Inoltre non esiste con questo ADAM uno “sweet spot” particolarmente stretto e rigido in cui stare fissi come baccalà per poter godere della miglior prestazione orizzontale pena un vistoso calo delle alte frequenze e/o una sfocalizzazione del centro-stage: no, qui l’area di ascolto è piuttosto ampia e il fonico può muoversi liberamente lungo di essa. Anche l’altezza generata è egregia, con una scena ampia e non schiacciata in senso verticale, cosa che favorisce l’ascolto delle voci e degli strumenti lead a centrobanda. Più limitata invece è la precisa percezione del senso della profondità (asse Z), ma l’esperienza ci ha insegnato che per rappresentarla adeguatamente ci vogliono diffusori di calibro davvero alto e ben allineati in tempo e in fase su tutta la gamma audio.

In definitiva, nella prestazione del T7v non spicca nessuna banda di frequenze in particolare, ma comunque si apprezza assai piacevolmente la buona estensione in basso, il punch, la fisicità che il monitor sa esprimere: premesso che nessun buon monitor deve essere più o meno adatto a uno specifico genere perché altrimenti vuol dire che colora, è indubitabile che questo ADAM darà grosse soddisfazioni ai producer di elettronica dal budget non particolarmente ampio. Infatti nient’altro che io abbia provato in questa fascia di prezzo è capace di una prestazione così vivace, incisiva ed articolata, e certamente l’elettronica “vive” di basse frequenze riprodotte con profondità, velocità e precisione. Ovviamente non parliamo di precisione e dettaglio fino ai 20 Hz perché a questo prezzo i miracoli non li fa ancora nessuno, ma è indubitabile che il mix di estensione, correttezza e punch dei bassi sia nettamente migliore della concorrenza.

La gamma media e quella alta, ben lungi dall’essere trapananti come dicono le malelingue che giudicano gli altoparlanti dall’aspetto e dalla tecnologia impiegata, si distinguono per un suono ben rifinito, veloce, preciso, privo di particolari zone d’ombra.

Limiti? Beh certo, ce ne sono e ce ne devo essere, specialmente dato il prezzo: la potenza dell’amplificazione di bordo non è elevatissima e il suono a medio-alto livello tende a indurirsi un po’. Certamente la scelta dettata dal budget di usare un chip di potenza ad alta integrazione e in classe D ha posto qualche vincolo che un’amplificazione di un centinaio di Watt in classe AB non avrebbe avuto, ma stimiamo che il prezzo di vendita finale sarebbe aumentato di un buon 30/40% e quindi avrebbe reso il T7v assai meno “miracoloso” di quanto sia oggi. Riguardo alla risposta, un filo di ombra e minor precisione nella gamma medio-bassa ci ricorda ancora una volta il listino dei T7v, e soprattutto ci fa capire perché sul mercato esistano anche gli A7x e poi monitor ancora più costosi. Ma è indiscutibile che la qualità di questi T7v sia ottima e abbondante nella loro fascia di riferimento.

 

Conclusioni

Se volete un diffusore monitor che costi meno di 400 Euro la coppia, che abbia un suono vivace con grande resa dei contrasti dinamici, che offra dettaglio in alto e punch+estensione in basso, sul mercato non troverete alcuna proposta migliore del T7v. Si tratta di un monitor generoso ma corretto e veloce. È analitico ma non sparato, capace di dare molte delle soddisfazioni dei modelli più costosi. L’uso ideale è in ambienti non troppo grandi, diciamo fino ai 15 mq, in modo da non “tirare per il collo” l’amplificazione di bordo e farla lavorare nella zona di maggior linearità e bassa distorsione. Se quindi cercate un monitor domestico che costi poco e possa offrire più dinamica e impatto dei migliori 5” della categoria immediatamente sottostante, pur rimanendo corretto e senza incorrere nel difetto di una gamma bassa ingolfata, dovete assolutamente ascoltare il T7v. Potrebbe rimanere con voi per parecchio tempo.

 

Scheda tecnica

Prodotto: ADAM T7v
Tipologia: Monitor amplificato, due vie
Dati tecnici dichiarati dal costruttore:
Woofer: 7″ (178 mm) – Polypropylene
Tweeter: U-ART, Diaphragm Area: 4 inch² (2420 mm²), Velocity Transform Ratio: 4:1, Diaphragm Weight: 0.17 g, Waveguide: HPS
Built-In Amplifiers: Woofer, 50 Watt RMS, PWM; Tweeter 20 Watt RMS, PWM
Input Sensitivity: Switchable +4 dBu / -10 dBV
Gain: Yes
High-Shelf: – 2 dB, 0 dB, +2 dB
Low-Shelf: – 2 dB, 0 dB, +2 dB
Inputs: RCA (unbalanced), XLR (balanced)
Frequency Response: 39 Hz – 25 kHz
THD > 80 Hz: 0.5 %
Max. SPL per pair at 1 m: ≥110 dB
Crossover Frequency: 2.6 kHz
Max. Power Consumption: 132 W
Dimensions (WxHxD) [mm]: 210 x 347 x 293
Weight kg: 7,1

Prezzo: 398 Euro la coppia

Distributore: Midimusic

Giulio Curiel

Giornalista della storica rivista Strumenti Musicali dal 1993 al 2016, ho scritto oltre 1200 articoli su synth, studio technology e computer music. Se non so di cosa parlo, sto zitto.

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