Native Instruments Massive X, le prime anticipazioni
Il successore del celeberrimo soft-synth Massive è in ritardo e la sua prevista uscita è per giugno 2019. Nel frattempo però Native Instruments comincia a divulgarne le caratteristiche, che noi riportiamo qui per voi.
Massive è stato un grandissimo successo nell’ambio dei soft-synth, e anzi col grande peso sonoro che ha conquistato nelle produzioni techno ed EDM è quello che si può tranquillamente definire uno strumento “genre-defining”.
È dunque logico che il suo successore, denominato Massive X, sia grandissimamente atteso al suo prossimo esordio sul mercato. Purtroppo Massive X è però in ritardo: doveva essere disponibile per fine 2018, poi a febbraio di quest’anno, ma alla fine il suo rilascio è slittato a giugno 2019. La licenza di Massive X è già acquistabile nell’ambito del pacchetto NI Komplete 12 (versioni dalla Standard in su) ma lo strumento ancora non c’è.
Per meglio dire, non c’era fino a ieri perché con un suo recentissimo post Native Instruments ha cominciato a diffonderne le caratteristiche e alcune schermate. Vediamo dunque insieme quali sono le informazioni disponibili fino a questo momento.
L’interfaccia utente dice fin dal primo momento che Massive X è uno strumento completamente nuovo, e difatti l’aspetto è totalmente diverso da quello di Massive. La potenza di sintesi è aumentata ma lo scopo di NI è stato quello di rendere la UI ancora più chiara e leggibile. Dal precedente Massive, il nuovo X eredita gli “anelli di Saturno”, ovvero quegli archi di circonferenza attorno ad alcune manopole virtuali per indicarne l’escursione da parte degli eventi di modulazione. Il layout è a sviluppo landscape, seguendo la tendenza degli ultimi synth NI che si basa sul formato prevalente dei monitor odierni. La parte superiore dell’interfaccia è dedicata alla generazione ed elaborazione sonora, mentre quella inferiore ai modulatori e ai percorsi di modulazione.
Massive X rimane un synth basato sulle wavetable: i due oscillatori principali, completamente nuovi, avranno al momento del lancio 125 diverse tabelle di forme d’onda, e questo fa pensare che poi le wavetable possano espandersi ulteriormente. Ogni oscillatore è dotato di 10 diversi “modi” di funzionamento, ognuno con un proprio carattere sonoro. Alcuni di questi modi ammettono fino a tre ulteriori sotto-modalità. Altri due oscillatori sono basati sulla modulazione di fase, con wavetable disegnate apposta per sfruttare al meglio questa tecnica di sintesi. I Phase Modulation Oscillators possono modulare gli oscillatori principali. Il comparto generatori è completato da due distinte sorgenti di rumore, ciascuna capace di attingere a un pool di oltre 100 profili diversi di noise.
La sezione filtri è tutta nuova e impiega otto diversi stadi di filtraggio, ciascuno con delle sotto-modalità operative: tra di esse troviamo i tradizionali LPF, HPF, BPF, un filtro a pettine e diverse configurazioni duali che impiegano ciascuna due filtri selezionabili a piacere e collegati in parallelo o in serie.

All’interno del percorso del segnale vi sono tre Insert FX indipendenti. Ciascuno può essere popolato con un effetto audio tradizionale (delay, flanger, chorus, ecc…) ma anche con degli Insert Oscillators con forme d’onda elementari che possono essere usati come ulteriori sorgenti sonore in sottrattiva oppure per creare delle sezioni di generazione di distorsione di fase tipo DX7. Usando gli Insert FX in questo modo Massive X può diventare un synth con cinque oscillatori contemporanei, seppur posizionati in punti diversi della catena di sintesi.
Il percorso audio è quindi chiuso da tre Unit FX, ovvero i tradizionali effetti posti a fine catena di sintesi per dare colore, modulazioni e ambienza. Il costruttore dichiara che i loro algoritmi sono stati completamente riscritti.
Tutta questa architettura è abbastanza inconsueta per un tradizionale synth integrato e certamente richiederà parecchio approfondimento per essere compresa appieno. A rendere ancor più articolato il panorama operativo di Massive X va però evidenziato che la sequenza dei moduli audio lungo il percorso del segnale è riconfigurabile, in maniera analoga a quanto avviene nei synth modulari. Si possono così creare percorsi di feedback, far modulare un oscillatore da se stesso, mandare una sorgente a più destinazioni, inserire dentro il percorso audio un modulatore come un LFO fatto oscillare ad audiofrequenza, e così via. Il modello a blocchi variabili sembra tra l’altro aver preso ispirazione anche da Diva, oltre che dai modulari.
Venendo alle modulazioni, vi possono essere fino a nove modulatori disponibili, selezionabili tra LFO, inviluppi, ecc… Un nuovo Switcher LFO permette di assegnare fino a tre sorgenti di modulazione all’oscillatore di bassa frequenza per controllare il morphing tra sue diverse forme d’onda.
Tre moduli definiti Performer permettono di disegnare segnali di modulazione variabili nel tempo in funzione ritmica, con profili di transizione diversi tra un valore e altro e la possibilità di agganciarsi a specifici punti temporali dell’esecuzione. Il modulo Remote Octave permette di mettere in sequenza fino a 12 snapshot dei Performer in loro diversi momenti di oscillazione, e la scansione di tale frequenza può essere innescata via MIDI o col mouse.
Infine vi sono quattro Tracker che fanno operare i comandi MIDI in ingresso come sorgenti di modulazione liberamente assegnabili ai parametri di Massive X.

Tutto l’insieme delle funzioni descritte appare abbastanza criptico e inedito, per cui sarà necessario attendere ulteriori update da parte di Native Instruments per capire più in profondità le nuove funzioni. Probabilmente la casa ha pensato di sfruttare il ritardo dello sviluppo di Massive X come un gigantesco teaser per le tante funzioni di un synth che si preannuncia rivoluzionario. Nel frattempo i commenti degli appassionati su Facebook si sono equamente divisi tra impazienti ammiratori e scetticissimi haters: questi ultimi hanno molto criticato l’aspetto di Massive X che pare loro un’evoluzione di Reaktor Blocks e stanno chiedendo a gran voce una UI alternativa basata su colori scuri. NI non si è chiusa a riccio verso questa ipotesi e ha detto che sta ancora considerando l’aspetto finale di Massive X e/o la possibilità di skin multiple.
Un’altra domanda/richiesta è se Massive X importerà o meno wavetable create dall’utente, e in questo caso non c’è ancora alcuna risposta. In definitiva, non ci rimane altro che pazientare fino all’uscita del prodotto, o almeno del prossimo aggiornamento da Native Instruments.