Softube Console 1, channel strip virtuale molto reale
Console 1 è una combo basata su un plug-in che riproduce la channel strip di un mixer analogico (gate, EQ, compressore) più un controller hardware dedicato. Il risultato? Un’esperienza di mixing ITB vicinissima al mixare su un banco reale!
Softube è un’azienda svedese specializzata in plug-in di elevata qualità che modellizzano accuratamente soprattutto compressori ed equalizzatori, anche se non mancano nel suo catalogo amp simulator, riverberi e un pregevole sistema di sintesi modulare. In mezzo a tanti prodotti unicamente software, Console 1 è un bellissimo progetto in cui un controller dedicato viene messo al servizio di un plug-in multipiattaforma di channel strip, con lo scopo di replicare all’interno di una DAW il workflow di un autentico mixer analogico. L’idea alla base è infatti quella di utilizzare la channel strip software all’interno di tutti i canali audio di un progetto, e poi gestirne i comandi in maniera fisica attraverso il controller, esattamente come farebbe un fonico alle prese con un grande banco da studio. Il prodotto è dunque pensato per evitare il ricorso al controllo via mouse e restituire alla fase di mixing quella fisicità e immediatezza che erano tipiche delle lavorazioni di un tempo, quando si registrava su recorder multitraccia a bobine e il mixer era un oggetto fisico, reale e non una schermata su un monitor.
Il concept
Il fondamento dell’impostazione appena vista è anzitutto l’utilizzo di un plug-in che contiene tutte le funzioni tipiche di una tradizionale channel strip di un altrettanto tradizionale mixer analogico. Il plug-in va messo in insert su ciascuna traccia audio della DAW, in modo che ogni canale possa avere i suoi settaggi indipendenti.
Il motore standard di Console 1 (C1 per gli amici) è la replica di un canale del mixer Solid State Logic SL 4000 E, ma è possibile utilizzare anche altri modelli di channel strip forniti dalla casa come opzioni. Il bundle-base contiene infatti il controller hardware e il plug-in SSL 4000, mentre alla data è possibile acquistare come espansioni a pagamento le channel strip SSL XL 9000 K, American Class A (emulazione API), British Class A (emulazione Neve), Summit Audio Grand Channel. Con il pacchetto di partenza si entra in possesso della replica di un banco storico che ha fatto la storia del rock e della new wave degli anni ’80 e si è dunque pronti a partire, mentre le espansioni devono essere viste come possibilità di espandere il suono del nostro studio nelle direzioni di altri famosi e ben caratteristici mixer/processori.
È importante notare come chi possieda anche una o più espansioni non è vincolato a usare su tutti i canali del progetto DAW lo stesso plug-in, ma può invece selezionare per ciascun canale il plug-in che ritiene più adatto: si potrebbe dunque usare il British Class A sulla sola traccia di voce per darle più cremosità, o l’American Class A sui canali di chitarra e batteria per dare punch ed energia a tali tracce. In questa recensione ci soffermeremo sull’impiego del controller con il plug-in base (SSL 4000) e l’American Class A, mentre future occasioni potranno magari farci incontrare gli altri plug-in di espansione e il loro voicing caratteristico.
Ancora qualche parola sulle caratteristiche generali del sistema prima di passare all’analisi puntuale dei suoi componenti: Softube Console 1 è un prodotto multipiattaforma in quanto i plug-in girano su Mac e Windows e sono disponibili nei formati VST, VST3, AU e AAX. Poiché il sistema richiede un certo grado di dialogo con l’host, è necessario disporre di versioni aggiornate delle più popolari DAW per garantire la piena funzionalità del sistema che si va a creare (trasmissione dei nomi di traccia da DAW a Console 1, selezione delle tracce del progetto direttamente da Console 1 e così via): vedremo in seguito il dettagli di quali host supportano quali funzioni.
Nell’ottica di affrontare progetti anche molto complessi, i plug-in di Console 1 sono stati sviluppati in modo da essere abbastanza leggeri sulla CPU e poter così essere utilizzate in decine e decine di istanze contemporanee: il costruttore raccomanda infatti di sviluppare un template di partenza che consiste nel creare un progetto vuoto in cui si inserisce in ogni traccia un’istanza di Console 1. Una volta che l’inserimento dei plug-in è completato, la logica di lavoro del sistema prevede che il fonico agisca sui comandi del controller senza toccare il mouse, e guardi a una applicazione dedicata (On-screen Display, OSD in sigla) che gira in contemporanea con la DAW per visualizzare i parametri della channel strip in quel momento attiva: l’hardware dispone già di propri level meter e riscontri visivi a LED sulla posizione di ogni comando, mentre attraverso il monitor si possono anche vedere graficamente le curve di EQ impostate, la curva di lavoro del compressore, quella del gate e i valori numerici dei singoli parametri. Va infatti detto che i plug-in di channel strip forniti (sia quello base che quelli disponibili come espansioni) ruotano tutti attorno a una comune dotazione di gate, EQ e compressore, e il costruttore ha fatto in modo che i comandi dell’hardware siano sempre gli stessi e corrispondano sempre alle medesime funzioni del plug-in caricato, indipendentemente da quale esso sia tra quelli disponibili.
Infine una nota veloce sull’integrazione col mondo UAD: come bonus per chi usa interfacce audio della serie Apollo e plug-in UAD, Softube offre la possibilità di controllare anche la Universal Audio Apollo Console tramite i comandi fisici di Console 1. In questo scenario si controllano dunque i preamp Unison, i livelli e panpot, nonché i plug-in UAD. In questo caso ovviamente, stante la varietà di tali plug-in e la loro diversità rispetto al modello di controllo adottato da C1 non si può pretendere la citata corrispondenza 1:1 tra le funzioni del software e le manopole dell’hardware. Prendiamola dunque come una funzione in più, che tuttavia esonda un po’ dal concetto di hardware “cucito su misura” per il plug-in che va a controllare, concetto che alla base del progetto Softube. Alla questione della compatibilità dedichiamo comunque un paragrafo a parte più sotto.
La console
L’hardware di Console 1 è dunque un controller USB dedicato: è proprio grazie alla corrispondenza 1:1 tra i comandi del plug-in e quelli del controller che l’azienda svedese ha raggiunto l’obiettivo di dare all’utente un’esperienza di mixaggio il più possibile vicina a quella offerta da un mixer reale. La console, che si alimenta direttamente da bus e non ha altre connessioni oltre a una USB-B, è grande all’incirca come una tastiera ASCII da PC. Appare fatta bene ed è molto, molto solida, con un feeling di prodotto tosto e di elevato livello professionale: il cabinet è di pesante metallo verniciato grigio scuro, dal sapore decisamente industriale. Il pannello comandi è realizzato a partire da una stampa su Lexan che rappresenta chiaramente le varie funzioni grazie a uno schema a due colori (bianco per i comandi principali, giallo per quelli secondari raggiungibili via Shift). 26 manopole comandano altrettanti encoder a corsa infinita. Le manopole sono in plastica dura molto robusta, con una buona resistenza alla rotazione che dà la sensazione di prodotto professionale e non di “robetta”. Nel contempo non fanno quella resistenza eccessiva che rende certi prodotti sgradevoli da utilizzare. Queste manopole sono tutte circondate da una corona di 15 LED color ambra che raffigurano la posizione dei controlli man mano che essi vengono ruotati, oppure quando si richiama un preset. 39 pulsanti color avorio servono poi all’attivazione di varie funzioni e godono essi stessi di LED di riscontro della loro pressione: di questi, 20 posizionati in una riga orizzontale superiore, servono all’accesso diretto ad altrettante tracce del progetto in DAW.
Il meccanismo dei LED che affiorano dal liscio pannello in Lexan viene utilizzato anche per i meter di Console 1. L’unità ne ha ben quattro: un primo meter di 2 x 17 LED misura il livello del segnale stereo di ingresso in un range che va da -60 a + 6 dB. Un secondo meter a 11 punti misura l’intervento del gate e un terzo analogo l’intervento del compressore. Infine, un quarto meter analogo al primo e articolato su 2 x 17 punti misura il livello di uscita del canale. I meter di ingresso e uscita hanno LED verdi, gialli e rossi che si susseguono man mano che ci si avvicina all’overload, mentre quelli di gate e compressore sono dotati di LED rossi.
In definitiva, l’impostazione logica di Console 1 ripropone da sinistra a destra i comandi tipici che una channel strip di un mixer reale allineerebbe dall’alto in basso. Sul pannello sono infatti immediatamente distinguibili le cinque sezioni su cui si articola il plug-in di channel strip: ingresso, gate, EQ, compressore, sezione di uscita con livello e pan. Diamo loro un’occhiata più da vicino.
I controlli e il workflow
Eseguite le operazioni preliminari di inserire il plug-in di C1 in tutte le tracce del progetto, si preme il pulsante Display On e appare sullo schermo il display del sistema (OSD): in alto vi è il nome-traccia, in mezzo tutta la channel strip della traccia selezionata e in basso i level meter di 20 tracce. Quest’ultima dotazione consente di avere i livelli tutti sotto controllo contemporaneamente, proprio come accadeva con i meter dei grandi banchi hardware. Naturalmente, se il progetto conta di più di 20 tracce è possibile gestirle comunque tutte ma appunto visualizzandole a banchi di 20 per volta tramite la pressione dei tasti Page Up/Down. L’accesso diretto in editing di una traccia del banco in quel momento attivo si ottiene premendo i pulsanti numerati da 1 a 20
Sull’OSD sono disponibili anche visualizzazioni alternative, di cui una in particolare basata sulla rappresentazione delle manopole invece che sui valori dei parametri. È inoltre possibile impostare l’OSD in modo che appaia automaticamente quando si modifica un parametro sul controller, e sparisca da solo pochi secondi dopo: si rivelerà utile se non si dispone di un doppio monitor con cui visualizzare tracce e mixer contemporaneamente.
Chi possiede le channel strip opzionali o altri plug-in Softube di shaping/EQ/compressione può caricarli per la traccia selezionata operando direttamente dall’hardware: si preme Shift e uno dei primi quattro selettori traccia e si attivano così le funzioni di Load dei plug-in opzionali. In questo modo è possibile differenziare, traccia per traccia, la configurazione di processing. Premendo Shift + 5 invece si attiva la funzione History che permette l’Undo di uno o più passi di editing compiuti precedentemente: questo è preziosissimo per tornare a stati di mix precedenti se con gli “ultimi tocchi” si è alterato un equilibrio faticosamente raggiunto prima. La funzione Copy permette di duplicare i settaggi di una traccia e applicarli a un’altra, mentre quella Group consente di raggruppare più tracce e trattarle in editing come un unico oggetto. Le alterazioni dei parametri sono ovviamente relative ai valori di partenza di ciascun canale. La combinazione Shift+Copy permette di selezionare tutte le tracce del progetto in cui è inserita Console 1, per esempio per regolarne il volume in una sola passata. Per quanto concerne la risoluzione dei comandi a manopola, vale la pena di considerare che oltre a quella standard, C1 ne dispone di una fine che si attiva premendo il pulsante Shift e ruotando la manopola desiderata.
La sezione di ingresso permette il controllo del livello di input, l’inversione di fase e l’inserimento su di esso di filtri passa-alto e passa-basso a frequenza di taglio variabile. Con il tasto Filters to Compressor questi filtri vengono spostati all’ingresso del circuito di side-chain del compressore e quindi modificheranno la sua risposta in funzione della loro regolazione: per esempio può servire per calare gli alti su un overhead di batteria in modo da evitare che un colpo di crash una tantum abbassi il volume di traccia in modo innaturale, oppure per tagliare i bassi su una traccia di basso elettrico in modo che il comp intervenga solo sugli slap più forti. Altre funzioni della sezione sono il bypass di canale e la possibilità di salvare e caricare preset.
La sezione Shape è quella che contiene il gate e, come anche le due successive sezioni di EQ e compressione, dispone di un pulsante per l’attivazione/disattivazione individuale. I comandi sono per il livello di soglia, la durata del sustain a gate aperto e la velocità di release. Un selettore Hard Gate permette di ingaggiare una logica hard knee per gating secchi, mentre in posizione Soft Knee il circuito funziona da expander di dinamica. L’intervento del gate è visualizzato sul citato meter a 11 punti a sviluppo orizzontale. Infine, una manopola Punch inserisce un Transient Shaper che è un circuito originale Softube e non era presente nella console SSL 4000: per posizioni in senso orario oltre le ore 12 rinforza i transienti, per posizioni in senso antiorario li ammorbidisce.
La sezione Equalizer è basata su quattro bande a configurazione variabile: le due bande centrali sono totalmente parametriche e sono quindi dotate dei controlli di Gain, Frequency e Q, mentre le due bande estreme Low e High hanno solo controlli di Gain e Frequency e si configurano in modalità Cut (filtro HPF/LPF), Bell o Shelf in base alla pressione di un tasto.
La sezione di compressione dispone dei quattro tradizionali comandi di Ratio, Threshold, Attack e Release per gestire i parametri vitali del comp, più un’utilissima manopola Parallel Dry/Wet che permette di miscelare segnale diretto e segnale compresso in modo da attivare quella compressione parallela adesso tanto popolare. Il meter orizzontale a 11 punti esprime il grado di Gain Reduction e quindi l’intervento del compressore. Il pulsante External Sidechain permette di far controllare il compressore (ma anche il gate, se si desidera) dal segnale di un’altra traccia: la gestione della traccia che fornisce il segnale di controllo è un’operazione esterna a Console 1 e va effettuata nella DAW con i suoi comandi di assegnazione di Sidechain.
Il pulsante Order consente di alterare la sequenza logica delle tre sezioni Shape, Equalizer e Compressor: il default è appunto l’ordine (S→EQ→C) così come appare sul controller hardware, ma pressioni successive del tasto realizzano le sequenze (S→C→EQ) e (EQ→S→C) nel caso si vogliano ottenere effetti particolari: per esempio, mettere l’EQ dopo il comp può servire per colorare il segnale senza che eccessivi cut/boost di equalizzazione modifichino l’intervento del compressore.
Si arriva così alla sezione di uscita. Qui vi sono le ovvie manopole di Pan e Volume nonché i tradizionali tasti Solo e Mute, ma ci sono un altro paio di controlli che meritano approfondimento: le manopole Drive e Character implementano infatti un circuito di saturazione che modellizza il comportamento di un canale di SSL 4000 E quando viene spinto in overdrive e che può servire per introdurre nel segnale sottili non-linearità, un senso di suono “Imballato” e qualche armonica in più. Drive dosa tradizionalmente l’entità della saturazione mentre Character agisce in maniera originale enfatizzando le armoniche di medio-alta frequenza per regolazioni oltre le ore 12, e viceversa pulendo tale gamma ma lasciando un suono comunque saturo per rotazioni in senso antiorario.
Va notato che il terzetto costituito dalla manopola Volume e i pulsanti Solo e Mute duplica la propria funzione come sezione di data-entry per selezionare voci di menu, confermarne o abortirne il caricamento: in questo caso infatti le funzioni implementate sono Select, Ok, Cancel.
American Class A
Oltre che con il plug-in in dotazione base descritto sopra, nel corso di questa prova il sistema Console 1 è stato testato anche con la channel strip opzionale American Class A. Siamo in questo caso di fronte al modeling dei circuiti di API: evidentemente Softube non ha raggiungo con tutti i costruttori di hardware lo stesso livello di accordo, per cui in questo caso il nome originale del prodotto emulato non viene usato e ci si riferisce più genericamente a uno dei “greatest classics of American mixing console hardware”. Come già nel modello di SSL 4000 E, anche qui le sezioni Shape e Drive contengono delle “estensioni” pensate e realizzate in autonomia da Softube. Qui anzi è tutta la sezione Shape a essere stata ricreata da zero, emulando il detector RMS e il VCA di un compressore API per generare degli inediti circuiti di gate e shaper.
La sezione di equalizzazione è basata su un processore API da rack e non sull’EQ di una channel strip da console. Essa può funzionare in modalità Original (in cui l’hardware di riferimento è precisamente emulato) o Extended (con funzioni aggiunte da Softube). Nel primo caso ciascuna delle quattro bande ha intervento su sette frequenze e 11 valori di Gain, mentre nel secondo le due bande centrali guadagnano un controllo di Q originariamente non presente mentre il controllo di gain di ciascuna banda acquisisce più step e un intervento spinto a 12 dB di boost/cut invece che limitato ai 9 dell’originale. È possibile passare dall’una all’altra modalità senza perdere le impostazioni realizzate.
Nel caso della sezione di compressione si è rimasti fedeli al comp montato nelle console del costruttore americano. Qui il comando Hard/Soft Knee presente sull’hardware di Console 1 è stato usato per commutare tra due topologie circuitali: Soft Knee invoca così un circuito feed forward che offre una compressione intensa ma predicibile e che il costruttore afferma lavorare bene su voci, bassi e sui bus. Hard Knee invece richiama un circuito feedback che fornisce una compressione molto “punchy” e che viene raccomandata sugli stem di batteria e le percussioni in generale.
Infine, la sezione di uscita comprende una funzione Drive in cui il comando Character influenza la capacità del circuito di saturare alle alte frequenze. Per rotazioni in senso antiorario viene privilegiata una forte saturazione alle basse frequenze, simile a quella che attuerebbe un trasformatore di ingresso.
Compatibilità con altri plug-in Softube e UAD
Quanto visto finora prevede che Console 1 venga usata con la channel strip SSL 4000 in dotazione-base o con le altre channel strip per C1 disponibili come opzioni a pagamento. È tuttavia possibile usare anche singoli plug-in Softube che verranno correttamente letti e assegnati, per quanto possibile, ai corrispondenti controlli hardware di una delle sezioni del controller. Alla data, i plug-in direttamente utilizzabili sono i seguenti:
Shape section
- Transient Shaper
- Valley People Dyna-mite
Equalizer section
- Abbey Road RS127 Box
- Abbey Road RS127 Rack
- Abbey Road RS135
- Active Equalizer
- Focusing Equalizer
- Passive Equalizer
- Summit Audio EQF-100
- Tonelux Tilt and Tilt Live
- Trident A-Range
- Tube-Tech Classic Channel (EQ section)
- Tube-Tech ME 1B Midrange Equalizer
- Tube-Tech PE 1C “Pultec” Equalizer
Compressor section
- Drawmer S73 Intelligent Master Processor
- FET Compressor
- Summit Audio TLA-100A
- Tube-Tech CL 1B
- Valley People Dyna-mite
Per quanto riguarda i plug-in UAD, sono supportati, attraverso la console Apollo Central, i seguenti modelli:
Shape section
- Valley People Dyna-mite
Equalizer section
- API 550A
- API 560
- Chandler Limited Curve Bender
- Harrison 32C and 32C SE
- Helios 69
- Precision Limiter
- Pultec-Pro Legacy
- Pultec EQP-1A
- Pultec HLF-3C
- Pultec MEQ-5
- Tonelux Tilt and Tilt Live
- Trident A-Range
- Tube-Tech ME 1B
- Tube-Tech PE 1C
- UA 610-B
Compressor Section
- Fairchild 660
- Fairchild 670 and Legacy
- UA LA3A
- Precision Buss Compressor
- Precision Limiter
- Precision Maximizer
- SSL G Bus Compressor
- Summit Audio TLA-100A
- Teletronix LA-2A Gray, Legacy and Silver
- Tube-Tech CL 1B
- UA 1176: AE, LN Legacy, LN Rev. E, Rev A, SE Legacy
- Valley People Dyna-mite
Va purtroppo segnalato che, qualora i comandi del plug-in siano più numerosi dei comandi presenti in hardware, le relative funzioni non vengono assegnate al controller ma restano raggiungibili solo via mouse.
Compatibilità con le DAW
Il progetto di Console 1 si basa su uno stretto dialogo tra la DAW ospite e il sistema Softube: alcune delle funzioni sopra descritte sono infatti circoscritte all’utilizzo di determinati programmi/versioni per cui è opportuno che l’utente ne prenda visione in modo da decidere se il proprio host offre il livello di integrazione che lui desidera. Alla data, le compatibilità sono quelle riportate di seguito.
Completa integrazione: sincronizzazione del nome e della selezione di traccia tra DAW e Console 1 (selezionando la traccia in DAW viene anche attivato il canale corrispondente di C1, e viceversa), applicazione alla traccia della DAW dei comandi di Solo, Mute, Pan, Volume e dei primi tre Aux Send del mixer interno:
- Presonus Studio One 3.3 (VST3)
- Sonar (latest version) (VST3)
- Cockos REAPER 5.50 (VST3)
- Cubase 9.5.10 (VST3)
Trasferimento automatico dei nomi e numeri di traccia dalla DAW a C1:
- Presonus Studio One 2.6 (VST3)
- Sonar (VST3)
- Cubase 8.0.5 (VST3)
- Nuendo 6.5 (VST3)
- Logic Pro 10.2 (AU)
- Ableton Live 8.4.1 (AU only)
- Digital Performer (AU only)
- Cockos REAPER 5.50 (VST3)
Trasferimento automatico dei soli nomi di traccia dalla DAW a C1:
- Pro Tools 11.2.1 (AAX)
Nelle DAW del secondo e terzo gruppo i comandi di Solo, Mute, Pan, Volume funzionano ugualmente ma sono limitati al plug-in e non si propagano ai corrispondenti comandi di traccia del mixer della DAW.
Da questa tabella appare evidente che sono soprattutto gli host del primo gruppo a beneficiare al massimo delle funzionalità di Console 1, ma che comunque il prodotto è pienamente utilizzabile nelle sue funzioni di channel strip in tutti gli ambienti citati. La lista delle DAW e relative compatibilità in funzione della versione viene sempre aggiornata a questo indirizzo (link).
Se ora vi state chiedendo se i parametri di Console 1 sono gestibili con l’automazione della DAW, la risposta è sì, e anzi si può usare il controller hardware per scrivere l’automazione in real-time: molto, molto interessante! L’unica vera controindicazione in tale campo è che il livello di canale è controllato da una manopola come le altre e non da un fader, e ciò rende impossibile usare tecniche di “inseguimento” del livello durante il brano tipiche del cosiddetto fader-riding.
Il test
La prova si è svolta in ambiente Windows 10, ove i plug-in in formato VST di Console 1 hanno dimostrato un peso molto limitato sul processore e quindi si sono effettivamente rivelati adatti a essere messi in insert su tutte le tracce di un progetto anche piuttosto complesso. L’installazione, attraverso Gobbler, non ha presentato problemi. Appena si lancia l’On-Screen Display appare subito chiaro che la funzionalità ideale prevede l’uso di due monitor, di cui uno da dedicare alla visualizzazione delle tracce nella DAW e l’altro da adibire a luogo ove l’OSD appare quando invocato: niente di nuovo, poiché da ormai almeno tre lustri è consuetudine per gli studi che usano una DAW software avere un monitor per le tracce e uno per il mixer. Lavorando invece con un monitor solo il workflow rallenta lievemente poiché bisogna commutare tra visualizzazione di progetto e visualizzazione di Console 1. In compenso, selezionando le tracce direttamente con i 20 pulsanti dedicati di C1 si vola ad agire proprio sulla traccia desiderata e il trasferimento automatico dei nomi-traccia assicura di sapere sempre dove ci si trova. Potendo poi agire su Mute, Solo livello e pan direttamente dall’hardware, e visualizzando alla base dell’OSD i livelli di 20 tracce per volta, l’operatività è sempre davvero fluida. Il bello di tutto ciò è che la curva di apprendimento di Console 1 è praticamente inesistente poiché il controllo della channel strip è profondamente intuitivo per chiunque abbia usato qualche volta mixer, equalizzatori e compressori.
Riguardo alla qualità sonora della channel strip di base (SSL 4000 E), essa è pienamente soddisfacente per un’attività di mixing ad ampio spettro: il suono è da un lato tonico e rockeggiante, e dall’altro incline alle rotondità e lucentezze del suono Eighties. Non è il mixer più trasparente e clinico, ma piuttosto uno che, senza strafare, rende bello il suono in transito e lo rende molto “pop” nel senso più ampio del termine. Il comando Punch dà la possibilità di alterare significativamente i transienti del materiale sonoro cui viene applicato, purché non lo si spinga verso posizioni troppo estreme: in senso orario “spara” parecchio e in senso antiorario “uccide” gli attacchi in maniera estremamente netta. In ogni caso è un tool davvero creativo. Segue un EQ bello e ancora una volta efficace, tridimensionale: non è chirurgico e non serve per tagli precisi e incastri perfetti, ma piuttosto per colorare e portare avanti/indietro con naturalezza certi suoni o certe parti dello spettro. Si presta anche a cut/boost piuttosto spinti se necessario, ricordando comunque che il segreto dei mix più equilibrati risiede spesso in un uso parco dell’equalizzazione. Complessivamente mi è piaciuto per la sua classicità e naturalezza d’uso.
Il compressore è valido e versatile e, pur non avendo l’approccio “da killer spietato” di un 1176 o quello “piacione sempre e comunque” di un LA-2A, si rivela valido sia per lo smoothing di transienti sparati a volume troppo alto (cantati, linee di basso elettrico) che per la modellazione creativa di suoni di batteria, synth-bass, pad: in definitiva, un vero e proprio console-compressor, capace di adattarsi a tutti gli usi. Doveroso ricordare che la modalità di compressione parallela attivabile con una semplice manopola sia “una mano santa”, e che la possibilità di sidechaining da un altro canale ampli tantissimo le sue funzioni.
L’ascolto del canale si chiude con il comando Drive, che riesce a impartire saturazioni piuttosto dolci e sfumate, e per questo preziose, per range di regolazione anche ampie. Tirandogli il collo e spingendo sul Character invece possiamo arrivare in territori più grunge.
Passando all’American Class A, la musica cambia radicalmente: si accede qui al suono fanfarone e tutto avanti, ma dannatamente bello nella sua energia, dei prodotti API. Qui bisognerà andare un po’ più cauti nei settaggi perché con alcuni controlli il rischio di “strafare” è dietro l’angolo. In compenso sarà molto più facile ottenere tinte forti e un atteggiamento da protagonista per i suoni passati in questa channel strip: personalmente la vedo bene su voce, alcuni suoni di batteria (tipicamente cassa e rullo, quando serve dar loro importanza), ma appare anche vincente il passaggio qui dentro di qualche soft-synth magari un po’ troppo dritto e magro, bello ma esangue. Con il Transient Shaper qui occorre fare attenzione in quanto si possono generare transienti davvero esplosivi in grado di mettere in crisi gli stadi successivi: ah, che bella l’opzione di mettere l’EQ prima! Le curve di intervento dell’equalizzatore sono nette, forti e capaci di donare lucentezza e pacca con pochi interventi. Il compressore è esplosivo anch’esso e può agevolmente servire per scolpire una ritmica o rendere davvero incisiva una voce. In definitiva, si nota la perfetta complementarità tra la channel strip SSL 4000 e questa American Class A, tanto da rendere entrambe colori strettamente utili all’impianto complessivo di Console 1.
Conclusioni
Lavorando con Console 1 il workflow di mixaggio ITB accelera in modo pazzesco, diventa intuitivo e massimamente produttivo favorendo la creatività. L’uso di questo sistema ha un prezzo da pagare in termini di workflow: Console 1 tende infatti a “imporre” un modello di lavoro il più simile possibile a quello che si avrebbe con un grande mixer analogico, ove dopo che tutte le tracce sono state registrate viene poi fatta la loro elaborazione in timbro e compressione durante la fase di mixing col banco. Insomma, Console 1 vi guida verso un workflow molto classico e analogico, mentre se siete dei “plug-in freak” che negli ultimi dieci anni si sono pesantemente adagiati sulle mille possibilità offerte dai sistemi ITB e quindi farciscono ogni traccia della DAW con plug-in diversi tra loro, particolari e magari creativi, bene a voi questo modo di lavorare potrebbe risultare stretto.
Ho fatto questa doverosa premessa per evidenziare come Console 1 non sia un prodotto adatto a tutti i gusti e a tutte le filosofie di produzione. Ma se per voi l’uso del mixer, della sua equalizzazione e compressione sono ancora ingredienti fondamentali nel vostro processo produttivo, bene allora Console 1 è un prodotto di efficacia straordinaria: non si tratta di valutare se il plug-in fornito emula il mixer SSL 4000 E meglio dei concorrenti prodotti Brainworks, UAD o Waves, ma di vedere il workflow qui offerto come un modello di lavoro davvero unico, capace di dare una spinta di immediatezza e creatività capace di fare davvero la differenza. Il pacchetto-base, al prezzo al quale viene attualmente venduto, esprime una tale convenienza che è quasi colpevole non acquistarlo se fate frequenti produzioni con mix ITB. Riguardo alle espansioni con le channel strip opzionali esse non sono effettivamente economicissime, ma un’occhiata alle frequenti promo e la considerazione di quanto profondamente possono cambiare il flavour del vostro mix o di suoi singoli canali possono spingervi all’acquisto almeno di un secondo “motore” per la vostra Console 1. In particolare, la prova ha evidenziato come la combinazione delle capacità sonore dell’SSL 4000 e dell’American Class A sia praticamente ideale, ma speriamo di provare altre channel strip in futuro.
In definitiva, Console 1 appare una piattaforma di mixaggio ITB assolutamente interessante e in grado di cambiare la vita di chi decide di adottarla: per parte mia, la raccomando fortemente.
Caratteristiche tecniche
Prodotto: Softube Console 1
Tipologia: Raccolta di plug-in di channel strip con controller dedicato
Formato: AAX, AU, VST 2.4 e VST 3
Protezione: Autorizzazione tramite iLok
Requisiti di sistema: Schermo 1280 x 800 o superiore, 1 GB RAM o più, 900 MB di spazio-disco, collegamento Internet. Mac OS-X 10.9 o superiore, Windows 7 o superiore (solo 64 bit)
Prezzo: 399 € (street price)
Distributore: Midiware
FAQ
I plug-in di Console 1 hanno bisogno che l’hardware di controllo sia connesso per funzionare?
No, le channel strip fornite possono operare anche senza la console hardware ed essere azionate normalmente col mouse. Naturalmente si perde la fisicità di controllo, che rappresenta una parte importante del senso di questo progetto.
Ma l’hardware ha dei DSP a bordo, come accade con la soluzione UAD?
No, l’hardware di C1 è solo controller, non ha DSP a bordo: i plug-in girano in maniera nativa sulla CPU del computer host.
Ma allora Console 1 è solo un controller, non vale tutti quei soldi…
Questa è un’obiezione comune che si sente fare spesso, anche a proposito di altri sistemi hw/sw integrati come per esempio Native Instruments Maschine. E ovviamente, è sballata in maniera totale: dire che un sistema del genere si riduca solo “a un controller” parte probabilmente dal concetto che “tanto il sw si cracca, e allora tutti ‘sti soldi per il solo controller non ce li spendo”. Ma se invece partiamo dalla corretta premessa che il software si paga, si capisce subito che il valore di progetti come questo stanno proprio nell’integrazione profondissima tra controller e componente software, quell’integrazione che consente di usare un plug-in come fosse hardware e che restituisce all’utente una grandissima utilità, velocità e intuitività d’uso. Non accettarlo vuol dire non dare valore al proprio tempo passato a mixare col mouse, invece che agire istantaneamente su delle manopole fisiche. In ogni caso, il valore di un concetto del genere dev’essere provato di persona per essere apprezzato, e allora siamo certi che anche chi dice “è solo un controller…” cambierà idea.
Come funziona lo schema di protezione?
La protezione è una tradizionale iLok. Ricordiamo in questa sede che per gestire le autorizzazioni iLok da qualche tempo non è più necessario possedere una chiavetta dedicata ma è possibile installare le licenze anche su un dongle “virtuale” corrispondente all’identificativo del proprio computer. Pertanto uno dei motivi di disaffezione verso questo sistema, ovvero l’obbligo di comprare la chiavetta di protezione, non c’è più.