#Errore01: “I monitor col reflex posteriore devono stare lontani dal muro”. Ma non è affatto vero…
Il condotto reflex posteriore emette verso la parete di fondo? E allora giù tutti a suggerire che “bisogna distanziare le casse dal muro”. E invece la cosa non ha fondamento teorico, e soprattutto non c’è differenza di posizionamento tra reflex anteriori e reflex posteriori…
I monitor da studio caricati in bass reflex, ovvero la stragrande maggioranza, possono avere il condotto di accordo (o porta del reflex) che si affaccia sul pannello frontale o su quello posteriore. Spessissimo si legge che, in caso di reflex posteriore, bisogna “distanziare i diffusori dal muro” per non avere troppi bassi. In apparenza il discorso sembra filare alla grande, e la motivazione alla base sarebbe (notare il “sarebbe”) questa: il condotto posteriore emette verso la parete di fondo, quindi il suono si riflette sul muro e torna verso il fonico, che alla fine si sciroppa un “super-basso” fatto dalla somma dell’emissione anteriore e di quella posteriore.
Ecco. Peccato che sia una sciocchezza, e adesso vedremo perché.
I bassi sono omnidirezionali e il diffusore emette con tutto se stesso
La propagazione delle onde sonore a bassa frequenza è sferica. Un attimo, fermatevi a leggere bene, ho detto che è sferica. Cioè, non è che uno legge “è sferica” e passa distrattamente avanti: “è sferica” vuol dire che il diffusore è posto al centro della sfera di emissione e quindi il fronte d’onda che esso emette si propaga nell’ambiente in forma di sfera che lo avvolge, davanti e dietro, sopra e sotto, e va dappertutto. In altri termini: il suono che esce dal woofer anteriore va anch’esso contro il muro dietro, non lo puoi fermare. Il woofer anteriore non “spara” solo verso avanti, l’eventuale reflex posteriore non spara solo dietro.
Chi propala la teoria del “reflex posteriore lontano dal muro” non sa veramente come funzioni un diffusore acustico: il diffusore emette l’intera gamma dei bassi col woofer anteriore, mentre poi il condotto reflex lavora soprattutto attorno alla frequenza di accordo, fissata in genere dal progettista tra i 40 e gli 80 Hz a seconda di numerosi fattori (dimensioni del mobile, dimensioni condotto, parametri elettrici ed acustici del woofer). È quindi illusorio pensare che un reflex posteriore ingaggi il muro dietro al diffusore mentre un reflex anteriore non lo faccia. Abbiamo visto sopra che i bassi si propagano in maniera sferica, e quindi anche l’emissione proveniente dal pannello anteriore va a colpire il muro posteriore.
“Sì, ma magari il suono che esce dal reflex anteriore arriva sul muro dietro più attenuato” dirà qualcuno: ecco, bene, no… La distanza di 25/30 cm max che separa pannello anteriore e pannello posteriore di un monitor di dimensioni medie non è assolutamente sufficiente a introdurre un’attenuazione significativa del segnale emesso, e quindi che detto segnale esca dal pannello davanti o da quello dietro, non cambia praticamente nulla nell’energia con cui esso va a colpire il muro posteriore. Insomma, acusticamente parlando, che il diffusore abbia un reflex anteriore o posteriore non influisce né sulla direzionalità delle basse frequenze né sull’energia con cui esse si riflettono sulla parete posteriore.
Lo dicono “anche loro”
Se per caso non credete alle mie parole, sarà interessante sapere che quanto sopra è affermato molto chiaramente anche da alcune case produttrici di diffusori acustici tra le più importanti e tecnologicamente avanzate nel panorama mondiale. In questo articolo la specialista del monitoraggio Genelec afferma testualmente che “The direction where the bass reflex port is facing does not greatly influence the work of the bass reflex” (“la direzione verso cui si affaccia la porta reflex non influenza granché il funzionamento del bass-reflex”) e aggiunge poi che l’unica accortezza da avere in sede di posizionamento di un monitor con reflex posteriore è che la distanza tra il muro posteriore e il diffusore sia pari a circa il doppio del condotto del reflex affinché questo possa emettere liberamente e quindi lavorare al pieno delle sue capacità (“our experiences show that a distance of twice the port diameter from the wall to the enclosure back is a very safe distance”, ovvero “la nostra esperienza dimostra che una distanza muro/diffusore pari al doppio del diametro della porta è una distanza molto sicura”).
In un altro suo documento, la famosissima Monitor Setup Guide, Genelec raccomanda una distanza tra monitor e parete posteriore compresa tra i 5 e i 60 cm allo scopo di evitare le cancellazioni che avvengono quando il suono riflesso dalla parete posteriore torna verso il fonico e si somma in aria con il segnale diretto emesso dal monitor: a certe combinazioni “distanza dal muro/frequenza di emissione” infatti le due emissioni sono in controfase e questo provoca la cancellazione di tali segnali, con il risultato di vistosi “buchi” nella risposta in frequenza percepita dal fonico. Per esempio, con una distanza monitor/parete posteriore di 86 cm la prima frequenza a cui si verifica una disastrosa cancellazione, con conseguente buco nella risposta in frequenza, è di 100 Hz. Con distanze monitor/parete posteriore di 20 cm invece le cancellazioni avvengono a 430 Hz, con intensità molto minore e con un’alterazione della risposta ai bassi assai meno dannosa.

Un altro grande specialista di diffusori, la storica KEF, in questo suo articolo afferma: “Bass energy moves slowly and takes a large amount of physical space to unfold, so the few inches from the front to the back is negligible: For all intents and purposes there is no difference between a rear- and front-ported speaker”. (“L’energia alle basse frequenze di propaga lentamente e abbisogna di un grande spazio fisico per svilupparsi, pertanto i pochi centimetri di distanza tra pannello anteriore e posteriore del diffusore sono trascurabili: a tutti gli effetti e da qualsiasi punto di vista pratico, non c’è differenza tra un diffusore con porta reflex anteriore o posteriore”.
Se ancora non bastasse, sentiamo il parere di Gian Piero Matarazzo, uno dei maggiori esperti di diffusori acustici in Italia, redattore tecnico della prestigiosa rivista Audio Review e progettista lui stesso di diffusori. Gian Piero, da me interpellato sulla mancanza di interazione tra reflex posteriore e parete di fondo, così ha risposto sul numero 394 di Audio Review: “…abbiamo a che fare con lunghezze d’onda che vanno da 13,7 metri a 5,7 metri [per frequenze di accordo del reflex tra 20 e 60 Hz]. Ora il buon senso suggerisce che una perturbazione sferica di pressione con queste dimensioni difficilmente si farà influenzare da qualche centimetro in più o in meno [Matarazzo si riferisce alla distanza tra collocazione anteriore o posteriore del reflex], motivo per il quale la tua supposizione circa la fondatezza di questa pur diffusa convinzione è sostanzialmente corretta”.
Sorpresa! Esistono diffusori col reflex sul pannello di fondo
Se veramente un condotto bass-reflex avesse bisogno di stare lontano dalle pareti per funzionare correttamente, non potrebbero esistere diffusori ove la porta è collocata sul pannello di fondo, tenuto poi sollevato di pochi centimetri dal pavimento della stanza attraverso dei piedini integrati nel mobile del diffusore. Invece prodotti così esistono da molti anni: in Hi-Fi, ove i diffusori da pavimento con sviluppo “a torre” sono ormai la maggioranza, vi sono numerosi esempi di modelli con porta reflex collocata inferiormente (in inglese “downfiring”). Si tratta sia di modelli economici, come per esempio i Polk Signature S55E (650 Euro la coppia), che prodotti di fascia alta come i recenti Dynaudio Confidence 20 (“robette” da 12.000 Euro).

Nel nostro settore invece, che impiega diffusori con form-factor più compatti, l’uso del reflex che si apre verso il pavimento è frequente soprattutto nel campo dei subwoofer: pensiamo per esempio al popolare ADAM Sub8 e ai modelli superiori Sub10/12/15.
“Ma i miei nuovi monitor col reflex frontale suonano più puliti dei precedenti col reflex posteriore!”
Recentemente un membro di un gruppo Facebook ha scritto che i suoi nuovi ADAM A7x (reflex anteriore, n.d.r.) avevano un basso finalmente “vivo”, mentre coi precedenti monitor a reflex posteriore non aveva ottenuto una prestazione altrettanto soddisfacente. Da questa risultanza l’utente deduceva la ”superiorità” del reflex anteriore. Ora, io non ho nessun dubbio che chi ha fatto tale affermazione in perfetta buona fede abbia effettivamente percepito un reale miglioramento sonoro coi suoi nuovi ADAM, ma il punto è che in questo caso è cambiato tutto il diffusore rispetto a quello precedente, e quindi non stiamo analizzando solo la performance del condotto reflex ma quella di nuovi woofer, nuovi amplificatori, nuovi cabinet e un nuovo progetto rispetto a quanto ascoltava in precedenza. In pratica il confronto è tra due diffusori totalmente differenti e non tra due posizionamenti della porta reflex, quindi è un confronto disomogeneo che non ha alcun senso.
Sarebbe invece affascinante fare un confronto tra due prototipi identici dello stesso diffusore, realizzati entrambi con lo stesso cabinet, stesso litraggio interno, stesso woofer, stessa amplificazione, ma caratterizzati l’uno dal reflex anteriore e l’altro dal reflex posteriore. Ecco, solo in un caso del genere potremmo vedere quanto davvero la porta posteriore influisce sul suono, tenendo ferme tutte le altre variabili elettroacustiche. Purtroppo un simile esperimento è irrealizzabile, a meno di non costruirsi apposta in casa due diffusori siffatti per il solo scopo di fare un test.
In mancanza di un’esperienza del genere, fidatevi della teoria: se i vostri Yamaha HS8 (un esempio a caso) vi sembrano carichi di bassi, non è perché hanno il reflex posteriore ma perché il progettista li ha accordati così, belli pieni. A parità di woofer, litraggio e dimensioni del cabinet, gli HS8 avrebbero dato lo stesso identico basso anche se il designer avesse sistemato la porta reflex sul frontale, e voi avreste avuto gli stessi problemi a posizionarli adiacenti alla parete posteriore dello studio.
Quindi, come posizionare i diffusori reflex?
Il fatto che un diffusore sia a reflex anteriore, posteriore, a reflex passivo o in sospensione pneumatica non ha alcuna influenza sulle scelte del suo posizionamento. La collocazione corretta in ambiente domestico va sempre individuata cercando, con tentativi successivi, quella distanza tra il diffusore e i muri (posteriore, ma anche laterali) che minimizza le irregolarità a bassa frequenza percepite nel punto di ascolto. Le risonanze modali infatti provocano esaltazioni e cancellazioni che variano a seconda del punto della stanza in cui ci si trova, per cui la prestazione dei monitor va ottimizzata sempre in funzione della postazione di lavoro prescelta per il proprio home studio.
Un’ultima raccomandazione sul trattamento acustico, che non essendo il tema centrale di questo articolo verrà trattato comunque con maggiore dettaglio in un prossimo intervento: spesso, da parte di chi teme che il reflex posteriore crei problemi col muro retrostante, arriva la raccomandazione di “imbottire” di assorbente acustico tale muro. Bene, non fatelo: a parte che abbiamo visto sopra che il reflex posteriore non eccita la parete retrostante più di un reflex anteriore, è importante ricordare che le frequenze basse sono complesse da smorzare e assorbire. Per gestirle al meglio servono trappole acustiche o risuonatori che le catturino al loro interno e non le lascino più uscire ma le trasformino invece in calore. Questo tipo di dispositivi va progettato in funzione delle precise frequenze “offendenti” rilevate in ambiente che si desidera controllare, e quindi un trattamento acustico improvvisato può sortire effetti addirittura negativi assorbendo magari frequenze ove non c’erano esaltazioni. Se poi si ricorre al solito “piramidale”, si impiega un prodotto che non ha alcun potere assorbente a bassa frequenza e quindi si ottiene semplicemente un effetto nullo: il piramidale alle spalle dei monitor certamente aiuta a contenere le prime riflessioni a media e alta frequenza, ma sui bassi non fa assolutamente niente.