ASM Hydrasynth, tutto quello che c’è da sapere
Sul mercato dei synth arrivano i cinesi e fanno subito il botto: Hydrasynth è probabilmente il sintetizzatore più innovativo dell’anno, si basa su wavetable, è interamente digitale, è dotato di forme di interfaccia e controllo molto profonde. Non a caso dietro a questo nuovo marchio c’è un team di vecchie volpi con un curriculum lungo così…
AVVISO: Questo è un articolo di presentazione-prodotto scritto nel settembre 2019 alla presentazione di Hydrasynth. Se cercate la RECENSIONE completa di Hydrasynth da noi redatta nel febbraio 2020 cliccate qui.
Hydrasynth è il nome del primo e per ora unico prodotto della neonata Ashun Sound Machines (ASM in sigla) che ha sedi a Hong Kong, Los Angeles e Shangai. Dietro ad ASM c’è però Medeli, un produttore cinese di tastiere , pianoforti elettronici e batterie elettroniche a pad che è stato fondato nel 1983 e che adesso impiega più di 1.000 dipendenti. ASM è guidata da Fanny Cheng che è la figlia del fondatore di Medeli, mentre a capo di due reparti vitali si ritrovano dei volti ben noti anche in occidente: gli adepti del culto Elektron-iano apprezzeranno soprattutto il direttore vendite Daniel Troberg che per vent’anni ha svolto simili ruoli in Elektron, ma noi crediamo che il vero asso nella manica di ASM sia aver nominato capo dello sviluppo prodotto quel Glen Darcey che ha lavorato per Roland e soprattutto Akai Professional e Arturia, creando numerosi strumenti oggi best-seller tra cui le serie APC, MPK/MPD, qualche MPC per Akai, e MiniBrute, MicroBrute, MicroFreak e innumerevoli soft-synth per il produttore francese.
Adesso che è più chiaro “con chi abbiamo a che fare” 😉 andiamo a vedere la macchina: Hydrasynth è un sintetizzatore interamente digitale a otto voci che sarà disponibile sia a tastiera che come expander in formato tabletop. Alla base della sua catena di sintesi c’è un sistema di oscillatori a wavetable e un doppio filtro in sottrattiva. Fin qui nulla di inedito dunque, senonché alcuni concetti di implementazione e controllo rendono Hydrasynth un prodotto totalmente innovativo.
La catena di sintesi
Hydrasynth si basa su un’architettura in apparenza tradizionale di wavetable + filtraggio sottrattivo. Ciò che rende la macchina originale e interessante è però la facilità con cui viene gestita questa catena di sintesi grazie a un pannello di controllo molto ben studiato, alle tante possibilità di filtraggio e modulazione offerte, alla modalità di gestione della wavetable.
Si comincia con tre oscillatori che accedono a un pool comune di 219 forme d’onda a ciclo singolo. Mentre l’oscillatore 3 ne può sempre impiegare una e una soltanto per volta, gli oscillatori 1 e 2 possono creare ciascuno una propria Wavelist di otto waveform. Ognuna delle otto posizioni della Wavelist è liberamente e facilmente assegnabile a una delle 219 forme d’onda disponibili grazie all’interazione diretta con gli otto encoder presenti nella sezione Master Control e i sottostanti display alfanumerici. La transizione tra le otto waveform può poi essere governata da un processo di morphing. Ogni oscillatore può avere un keytrack compreso tra lo 0 e il 200% del pitch di tastiera ed essere accordato in un range di +/-tre ottave.
Già questa articolazione garantisce un notevole potenziale timbrico di partenza, ma poi il segnale degli oscillatori 1 e 2 viene ulteriormente processato: ciascuno di essi dispone infatti di due moduli Mutator messi in cascata (quattro Mutator in totale in tutto il synth) che effettuano una elaborazione sulla waveform di partenza. Sono disponibili ben sette diverse tipologie di elaborazione:
- FM-Linear: offre i classici suoni di FM e può essere alimentata da numerose sorgenti di modulazione, compresi segnali esterni. Si possono usare infatti una sinusoidale o triangolare interne al Mutator oppure OSC1, OSC2, OSC3, Mutator A/B/C/D, Noise Gen, Ring Mod, External Mod 1/2 input.
- Wavestack™: crea cinque copie in layer della forma d’onda di partenza in modo da offrire suoni detunati a intensità variabile.
- Hard Sync: il classico suono di sync, che però se applicato a una wavetable in morphing può dare risultati inediti.
- Pulse Width: possibilità di PWM su qualsiasi waveform, e non solo sulla quadra.
- PW-Squeeze: un’altra forma di PWM, dalla sonorità più morbida.
- PW-ASM: la forma d’onda in ingresso viene divisa in otto slice e per ciascuna di esse si può determinare la Pulse Width.
- Harmonic Sweep: sposta le armoniche del segnale in ingresso.
I moduli Mutator possono inoltre dosare il segnale in uscita con un comando Dry/Wet per lasciar passare anche in tutto o in parte il segnale dell’oscillatore non processato. Infine, nel reparto di generazione sono disponibili anche un generatore di rumore bianco/rosa/marrone e un Ring Modulator che processa segnali selezionabili da OSC1, OSC2, OSC3, Noise, tutte le uscite dei Mutator e i segnali External Mod 1 e 2.
Dopo il blocco oscillatori il segnale entra in un mixer ove ognuno dei generatori sopra descritti ha il proprio comando di livello, panpot e Solo.
La successiva sezione è quella di filtraggio e anche qui Hydrasynth colpisce per la sua estrema versatilità: sono infatti disponibili due filtri indipendenti, configurabili in cascata (serie) o in parallelo. Il primo filtro è multimodo e può essere impostato nelle seguenti topologie:
- 12 & 24 dB modern ladder (compensato in volume)
- 12 & 24 dB vintage ladder (non compensato in volume)
- Threeler HP, LP
- MS20 HP, LP
- Low Pass Gate (in stile Buchla)
- Vocal filter (con parametri per l’ordine delle vocali e per lo shift delle formanti)
Il secondo filtro è a stato variabile a 12 dB/Oct, modellato secondo la tipologia tipica di Oberheim che trasla da LPF a BandPass a HPF.
Nell’ambito della sezione mixer si ritrova un comando che dosa ciascuna sorgente verso i filtri, regolando con continuità quanto segnale entra in ciascuno di essi. Si può così, a puro titolo di esempio, avere OSC1 che lavora in FM ed entra nel filtro a stato variabile mentre OSC 2 fa la scansione di una Wavelist e viene filtrato con un filtro MS20: bello!
Le modulazioni
Hydrasynth è versatilissimo anche nel comparto modulazioni: sono a disposizione cinque inviluppi e cinque LFO dal comportamento molto articolato.
Ciascun inviluppo è del tipo DAHDSR (Delay, Attack, Hold, Decay, Sustain, Release) e le durate di ogni singolo stadio possono essere espresse sia in secondi che in divisioni musicali in modo da linkare l’inviluppo al tempo del progetto. Le pendenze sono variabili e possono andare da esponenziali a logaritmiche. Tali inviluppi sono inoltre loopabili nel segmento AHD e quindi se necessario possono comportarsi da complessi LFO. Per il trigger degli inviluppi si può scegliere tra le modalità Retrigger, Reset e Legato.
Ciascuno dei cinque LFO è ancora più articolato in quanto dispone di ben 10 waveform (Sine, Triangle, Square, Saw up, Saw down, S&H, Low random, Noise, Pulse Width 25%, Pulse Width 12,5%). Vi è anche la possibilità di configurare gli LFO in modalità Step Wave ove si possono definire otto step ciascuno di livello impostabile dall’utente. In questa maniera l’LFO agisce da step sequencer a otto passi, usabile sia sul pitch per fare sequenze di note, che sulle modulazioni. Sono presenti le funzioni di Step smoothing e Step glide. Le opzioni degli oscillatori di bassa frequenza continuano con la possibilità di modificare la fase di inizio della waveform, il delay di ingresso, il fade-in. Questi LFO possono girare in modalità monofonica, polifonica o free-running, possono andare anche in modalità one-shot e infine sono ovviamente syncabili al tempo di sistema.
Tutto questo ben di Dio è gestibile tramite una matrice di modulazione a 32 percorsi: ciascun percorso impiega una delle 29 sorgenti di modulazione e 155 destinazioni. Tra queste ultime va notato che un altro slot di modulazione può essere modulato a sua volta scegliendolo come destinazione, nonché il fatto che gli effetti e l’arpeggiatore di bordo (dei quali ci occuperemo tra un attimo) possono essere modulati anch’essi. Sul fronte dell’interazione delle modulazioni col mondo esterno va invece evidenziato come i comandi MIDI CC e le CV analogiche presenti ai jack di ingresso e uscita del pannello possono essere usati sia come sorgenti che come destinazioni della matrice.
Infine, è anche possibile disegnare delle macro di modulazione, ciascuna assegnata a uno degli otto encoder o bottoni della sezione Master Control.
Gli effetti
Hydrasynth dispone di tre distinti blocchi di effetto: i Pre-Effect consistono in moduli di Chorus, Flanger, Rotary, Phaser, Lo-Fi, Tremolo, EQ, Compressor (con side chain). Dopo di tale stadio il segnale confluisce nei processori di ambienza che offrono delay (Tape, Ping-pong, Analog, Pitch Shift, Reverse, Filter Delay) e riverbero (Room, Hall, Shimmer, Cloud, Dark Space). Infine vi sono i Post-Effect che offrono ancora Chorus, Flanger, Rotary, Phaser, Lo-Fi, Tremolo, EQ, Compressor (con side chain).
L’arpeggiatore
Sappiamo bene che un arpeggiatore gagliardo può costituire una risorsa creativa formidabile in un synth, e quello di questa macchina ne è un validissimo esempio: sono disponibili le modalità Up, Down, Up/Down, Up&Down, Random, Note order, Chord, Pattern, mentre le note arpeggiate possono essere ripetute su una, due, tre o quattro ottave. Sono disponibili controlli per Swing, tempo di Gate e Ratchet: quest’ultima funzione, spesso assente sui synth integrati ma invece di frequente impiego nel mondo modulare e nei synth più sperimentali, consente di dosare la ripetizione di uno o più step e la probabilità che ciò accada (Chance). Inoltre, poiché l’arpeggiatore di Hydrasynth può funzionare anche da generatore di frasi musicali, i parametri Ratchet e Chance in tal caso possono aggiungere una componente ritmica casuale al pattern risultante. Riguardo a questo versatilissimo modulo va infine rilevato che i parametri dell’arpeggiatore possono essere destinazioni di modulazione.
Tastiera e altri controller
Ciò che anzitutto spicca in Hydrasynth è la tastiera a 49 tasti a passo standard con aftertouch polifonico: questa funzione, disponibile solo su alcuni rarissimi synth di epoche gloriose come per esempio Yamaha CS80 e Prophet T-8 e poi sostanzialmente scomparsa dal mercato a causa della sua complessità costruttiva, viene implementata grazie al fatto che ASM usa una propria tastiera custom. Si vede qui il senso della paternità di Medeli, che evidentemente ha una dimensione e una capacità tecnologica che la mette in grado di produrre Polytouch™, una tastiera su misura per le esigenze di Hydrasynth.
Sopra le quattro ottave di tastiera corre un ribbon controller di uguale estensione, altro omaggio ai grandi synth del passato a cominciare dai modulari Moog. Questo ribbon può funzionare in tre modalità distinte:
Pitch bend mode: per il controllo dell’intonazione degli oscillatori. In tale modalità si può scegliere tra l’escursione continua del pitch oppure a passi di tono/semitono secondo diverse scale già memorizzate.
CC control mode: per la generazione di MIDI CC da impiegarsi poi come sorgente di modulazione interna ed esterna.
Theremin mode: per gestire il pitch in maniera continua e al contempo innescare gli inviluppi.
Non mancano naturalmente le due tradizionali Pitch e Modulation Wheel, che possono illuminarsi di colori diversi selezionabili in fase di salvataggio della patch grazie a un sistema di LED RGB.
Programmazione e memorie
Hydrasynth è dotato di ben cinque banchi da 128 patch l’uno, e la macchina arriva con 256 locazioni di memoria già programmate da famosi patch designer. La selezione delle patch è facilitate da un browser integrato e dalla appena citata codifica RGB che, oltre alle due wheel, illumina di colori diversi anche la grande manopola centrale di selezione. In aggiunta la macchina sarà dotata di un plug-in con funzioni di Patch Manager per la gestione, spostamento, salvataggio e ricarica delle patch su computer.
La programmazione avviene anzitutto a partire da i pulsanti Init e Random: quest’ultimo genera casualmente nuovi suoni e la randomizzazione può essere applicata a tutta la patch o a suoi singoli moduli. Il vero asso nella manica di Hydrasynth è rappresentato dalla sezione Master Control ove otto encoder rotativi con corona di LED, otto pulsanti e un display OLED a contenuto contestuale permettono l’accesso immediato e chiaro a numerosi parametri per volta. A tale sezione si abbinano i pulsanti Module Select per selezionare il modulo da editare: essi sono disposti secondo il diagramma di flusso del suono e dei segnali di controllo del synth, e premendo ciascuno di essi si portano in evidenza nella sezione Master i parametri del relativo modulo. In questa maniera la programmazione è molto veloce ed è garantito l’accesso diretto ai numerosi parametri della macchina mantenendo al minimo il menu-diving.
Connessioni e interfacce
Hydrasynth esce in audio su connessioni jack L/R. La catena di sintesi dispone di jack per pedali di espressione e sustain, mentre le connessioni per il controllo MIDI viaggiano sia sulla tradizionale triade pentapolare (In/Out/Thru) che su USB. Le connessioni con CV analogiche destinate al mondo modulare sono molto curate in quanto Hydrasynth dispone di ingressi CV per Mod1/Mod2 e uscite CV per Pitch, Gate, Mod1, Mod2, Clock. Molti sono i formati supportati in quanto la macchina può funzionare nelle seguenti modalità:
- CV: Volt/Oct +/-5V; Volt/Oct 0-10V; Hz/Volt +/-5V; Hz/Volt 0-10V
- Gate: V-trig, S-trig, 3V, 5V, 10V
- Mod In/Out range: +/5V, 0-10V, 0-5V, 0-1V
- Clock In/Out: 1PPS, 2PPQ, 24PPQ, 48 PPQ, clock Voltage – 3V, 5V, 10V
Versioni, prezzi, disponibilità
Tutte le descrizioni finora riportate sono relative al modello a tastiera, dal peso di 10 kg grazie alla costruzione con chassis in metallo e fianchetti in alluminio. Il suo prezzo atteso sul mercato è di 1.299 dollari USA.
Accanto a tale modello sarà disponibile anche una versione desktop (dotata anche di adattatori per il montaggio a rack 19”) che al posto della tastiera ha una pulsantiera di 24 tasti dotati di velocity e aftertouch. A tali tasti possono essere assegnate diverse scale selezionabili dall’utente. Il prezzo è molto inferiore e pari a 799 dollari USA, a testimoniare quanto incida il costo della particolare tastiera sulla manifattura di Hydrasynth. In Europa dobbiamo attenderci prezzi un po’ più alti in quanto da noi sarà necessario aggiungere anche l’IVA che nei prezzi reclamizzati in USA non viene mai indicata in quanto varia da stato a stato: si parla di 1.399 € per la tastiera e 899 € per il rack.
La disponibilità di entrambe le versioni di Hydrasynth è attesa per novembre 2019.
Considerazioni conclusive
Trattandosi di uno strumento a generazione interamente virtuale la capacità e bellezza timbrica di Hydrasynth dipenderanno strettamente dalla qualità della programmazione DSP, oltre che dalla indiscutibile versatilità circuitale sopra descritta. In tal senso sarà necessario attendere la disponibilità dello strumento di serie per un test in studio: per ora i pareri di chi ha provato la versione di preproduzione sono abbastanza unanimi nel considerare Hydrasynth una bellissima e promettente realtà, mentre alcune demo messe on-line dal costruttore a nostro parere non delineano ancora compiutamente le sue qualità. Questo articolo è stato redatto con le informazioni preliminari fornite dal costruttore e reperibili in Rete a settembre 2019 e non sostituisce una reale recensione del prodotto, che speriamo di poter ospitare appena esso sarà disponibile.
Per maggiori informazioni:
http://www.ashunsoundmachines.com/hydrasynth-key