Museo del synth marchigiano e Italiano: incontri, concerti e decine di strumenti vintage e moderni da vedere e suonare
Il 18 ottobre si inaugurerà a Macerata, galleria Antichi Forni, la seconda edizione del Museo del synth marchigiano e italiano, un’iniziativa unica nel suo genere che nasce per valorizzare e diffondere la conoscenza di un’importante settore della cultura industriale nazionale rimasto per lungo tempo nell’ombra.
A Macerata saranno esposti decine di strumenti elettronici vintage italiani: sintetizzatori, tastiere, organi e batterie elettroniche di tutti i più rilevanti marchi italiani (che un tempo erano per il 90 per cento ubicati nelle Marche) che sarà possibile ascoltare e provare tutti i giorni dell’apertura della mostra. Essa sarà visitabile dal 19 al 20 ottobre, poi dal 24 al 27 ottobre, e infine il 31 ottobre ed il 1 novembre.
Le due settimane di svolgimento si articolano inoltre su concerti, seminari, incontri, presentazioni che hanno lo scopo di promuovere la conoscenza della storia e delle realtà attualmente vive e operanti intorno al distretto musicale elettronico marchigiano
Ricchissimo è il programma dei numerosi incontri nei quali si affronteranno argomenti come la salvaguardia ed il restauro dei vecchi strumenti, gli aspetti della progettazione elettronica e del design, con i protagonisti di ieri e di oggi.
L’iniziativa è organizzata dal Comune di Macerata – Assessorato alle politiche Giovanili, e dall’associazione Acusmatiq Matme con il sostegno e il patrocinio dalla Regione Marche, il patrocinio dall’Università Politecnica delle Marche e dell’ordine degli Ingegneri della provincia di Macerata. Altre collaborazioni di rilievo agli eventi sono con la Rassegna di Nuova Musica di Macerata, con il festival Acusmatiq e con il gruppo di produzione teatrale C.T.R. Macerata.
Il titolo di quest’anno “Dal transistor al microprocessore: la computer music italiana” racconta del tema portante di questa edizione. Un’intera giornata di studio e performance con prestigiosi ospiti internazionali (tra cui il Prof. Giuseppe Di Giugno) da tenersi il 25 Ottobre ed una sala espositiva interamente dedicata alla MARS (Musical Audio Research Station) e all’esperienza dell’IRIS (Istituto di Ricerca per l’Industria e lo Spettacolo) racconteranno un’esperienza fondamentale per la storia dell’informatica musicale italiana ed internazionale.
Saranno esposti strumenti che hanno contribuito a fare la storia della musica, elettronica e non, del recente passato ed alcune rarità assolute.
Ma il “Museo” non si rivolge solo al passato: esso infatti sarà anche l’occasione per una ricognizione sulle produzioni attuali con la partecipazione di gran parte delle aziende oggigiorno attive sul territorio regionale e di quelle nazionali che fanno riferimento al distretto marchigiano, attivo anche nel fornire servizi e competenze ad ampio raggio.
Nutritissimo il programma musicale: il 19, giorno dell’ inaugurazione, apre l’incontro con Patrizio Fariselli, tastierista e membro storico degli Area, per proseguire con il geniale producer Okapi, i linguaggi multidisciplinari di Roberto Paci Dalò, il talento pianistico di Luca Longobardi, la chitarra del M° Gianluca Gentili, le incursioni contemporanee di Walter Prati e moltissimo altro ancora.
E poi showcase di strumenti musicali e anche spettacoli teatrali. Il comune denominatore di tutti gli eventi è l’utilizzo prevalente di strumenti musicali elettronici prevalentemente marchigiani/italiani.
Programma Completo
VENERDI’ 18.10.2019 Giornata Inaugurale
- ore 18.00 Taglio del nastro e apertura della II Edizione del Museo del Synth Marchigiano e Italiano.
- ore 18:30 Incontro parlato e suonato con Marcello Colò, musicista e storico collaboratore di numerose aziende del distretto musicale marchigiano.
- ore 21:00 Incontro e concerto con Patrizio Fariselli, pianista, compositore e tastierista degli Area.
SABATO 19.10.2019 L’elettronica musicale vintage, tra recupero e restauro
- ore 17:00 “Teoria e pratica del restauro dello strumento elettronico” con i restauratori Marco Molendi, Andrea Manuelli e Mirco Trentin.
- ore 18:00 “Oscillatori a controllo digitale: il caso del Welson Syntex” con Elio Bellagamba – progettista Welson.
- ore 19:00 Dimostrazione con Daniele Marziali dell’unico Welson a 4 oscillatori, il WelsOne.
Esibizioni:
- ore 22:00 Økapi & Simone Memè : “Opera Riparata. Tributo a Bruno Munari”. A\V.
- ore:00:00 TonyLight | live set.
DOMENICA 20.10.2019 Uno sguardo sul presente: nuovi prodotti ed anticipazioni
- ore 15:00 Il Synth Italiano, showcase, workshop e dimostrazioni.
Presentazioni:
Fatar/Studiologic, Ketron, Viscount, IK Multimedia, SoundMachines, Psound, Artinoise, LepLoop, Apesoft.
Esibizioni:
- ore 19:00 Crumar.
- ore 20:00 LepLoop Ensemble.
GIOVEDI’ 24.10.2019
Ore 17:00 Presentazione del libro Ombre (Quodlibet, 2019) di Roberto Paci Dalò, in conversazione con Stefania Monteverde e Emilio Antinori.
ore 19:00 Ombre Elettriche, performance musicale con Roberto Paci Dalò, elettronica e clarinetti; Paolo F. Bragaglia, synth vintage italiani; Emilio Antinori, percussioni elettroniche.
VENERDI’ 25.10.2019 Il centro IRIS, MARS e la computer music in Italia con il patrocinio di AIMI (Ass. Informatica Musicale Italiana) e AES.
Convegno, ore 15, introducono: Eugenio Giordani, conservatorio Rossini di Pesaro; Alberto Giordano, docente MIUR; relatori: Giuseppe di Giugno, fisico, professore emerito, dirigente IRCAM e IRIS; Sylviane Sapir, conservatorio Verdi di Milano, ex-ricercatrice IRIS; Walter Prati: conservatorio di Como, musicista, compositore, performer.
In chiusura: panel con gli ex-dipendenti del centro di ricerca IRIS.
Concerto, ore 21.15: il programma musicale prevede l’esecuzione di brani per MARS eseguiti da Walter Prati e altri.
SABATO 26.10.2019
Il design nella storia dello strumento musicale elettronico italiano. Metodi, tecniche, prassi.
incontro ore 17.30: con Paolo Capeci, designer Korg; Carlo Jura, collaboratore Crumar; Arturo e Davide Carlini, imprenditori; Giuseppe Censori progettista e designer EKO.
Esibizione ore 22:00: Luca Longobardi – live.
DOMENICA 27.10.2019
Chitarre, effetti a pedale ed altre storie [INCONTRO]
Introduzione a cura di Gilberto Lorenzo Sereno
ore 17:30 Gary Stewart Hurst “Un progettista inglese tra la swinging London e le campagne marchigiane”.
ore 21:00 “Minimalismo Americano per chitarre marchigiane e pedali italiani”. Gianluca Gentili esegue: Terry Riley e Steve Reich, in collaborazione con la Rassegna di Nuova Musica.
GIOVEDI’ 31.10.2019
ore 21:00 “Necronomicon: Incubi di H.P.Lovecraft” – Regia Marco Bragaglia con Chiara Pietroni, Antonella Gentili, Fernando Bianchini. Sonorizzazione Leonardo Francesconi su synth marchigiani. Una produzione Museo del Synth con C.T.R. Macerata e Vomitoria.
VENERDI’ 1.11.2019
ore 17:00 Italo Synth Circus: Aneddoti, curiosità e chiacchiere sui synth di casa nostra tra tecnica e musica. Il collettivo Macchine Nostre esplora le sonorità dei pezzi più rari e significativi del museo, tra cui Eko ComputeRhythm, Crumar Compact Synth, Elgam Carousel, CRB Oberon, CRB Uranus, Crumar Spirit, Farfisa Polychrome.
Festa di chiusura
- ore 19:00 Dj Steevo B2B Seven People
- ore 21:00 Duscio e Andy Morello live set per campioni ritmici nostrani e modulare
- ore 22:00 Roberto Clementi B2B Filippo del Moro
Approfondimento: la computer music italiana
Il titolo di quest’anno “Dal transistor al microprocessore: La computer music italiana” racconta del tema portante di questa edizione. Una intera giornata di studio con prestigiosi ospiti internazionali, una serata di performance ed una sala espositiva saranno interamente dedicate alla MARS (Musical Audio Research Station) e all’esperienza dell’IRIS (Istituto di Ricerca per l’Industria e lo Spettacolo). Quest’ultimo era un centro di ricerca e sviluppo attivo negli anni ’90 finanziato dalla Bontempi-Farfisa e formato da ricercatori, ingegneri, musicisti sotto la direzione del Prof. Giuseppe di Giugno. Una realtà nata per sviluppare nuove tecnologie applicate alla musica, creare sistemi per la sintesi e l’elaborazione del suono in tempo reale che fossero l’evoluzione di quelli che il Prof. Di Giugno aveva creato in precedenza per l’IRCAM di Parigi, come il 4X e il 4I, in uso presso il Centro di Sonologia Computazionale di Padova. Macchine usate da compositori come Luciano Berio, Pierre Boulez, Luigi Nono e Karlheinz Stockhausen, che hanno segnato l’evoluzione dell’arte musicale contemporanea. Il lavoro dell’IRIS nel corso di tutti gli anni ’90 portò allo sviluppo di molti progetti e principalmente alla creazione della workstation MARS, una macchina basata su microprocessori sviluppati dalla IRIS stessa, che si proponeva come ideale evoluzione dei potenti computer musicali 4I e 4X e come “serbatoio” di nuove tecnologie da impiegare nella produzione di strumenti musicali elettronici destinati al pubblico.
L’IRIS chiuse nel 1999 e con esso anche ogni prospettiva di utilizzo della potente workstation, che conobbe quindi, a dispetto delle grandissime potenzialità, una diffusione limitata (benché importanti opere come Ofanìm di Luciano Berio l’avessero utilizzata intensivamente e fu largamente richiesta e utilizzata in numerosi centri di ricerca e conservatori, almeno fino all’avvento dei moderni personal computer).
Nel 2019 un fortuito ritrovamento ha permesso allo staff del Museo del Synth Marchigiano e Italiano (grazie in special modo alla tenacia di Riccardo Pietroni) di mettersi sulle tracce di ciò che restava di questa importantissima, storica vicenda, fino a ritrovare all’interno di capannoni industriali dismessi gran parte dell’archivio dell’IRIS ed una serie di workstation MARS che sono state faticosamente riattivate dopo più di 20 anni.
La giornata del 25 Ottobre sarà quindi interamente dedicata allo studio e alla rievocazione di questa esperienza fondamentale per la storia dell’informatica musicale con il convegno “Il centro IRIS e la computer music italiana” che vedrà la partecipazione dei protagonisti dell’epoca: il Prof. Di Giugno, Sylviane Sapir del conservatorio di Milano, il musicista Walter Prati, i membri dell’IRIS e molte altre personalità.
Il Museo del Synth Marchigiano
Il Museo del synth marchigiano e italiano nasce da due cose: una grande assenza ed una grande ricchezza. L’assenza è la mancanza di consapevolezza che, anno dopo anno, è possibile constatare riguardo la storia del distretto industriale musicale marchigiano, il più grande di Italia e uno dei maggiori di Europa, uno dei punti di forza dell’economia e delle creatività regionale.
La ricchezza è invece il lascito alla storia ed alla cultura musicale contemporanea, evidente non appena ci addentriamo nella massa di registrazioni e documenti audio e video di un infinito numero di artisti. Dai Pink Floyd ai Kraftwerk, da James Brown ai Tangerine Dream, da Keith Emerson ai Radiohead è impossibile contare il numero di produzioni musicali nazionali ed internazionali che hanno preso vita utilizzando synth e tastiere nati in questo fazzoletto di terra, le Marche.
Purtroppo, se è giustamente acclarato e di comune opinione che le Marche sono la “patria” della fisarmonica a livello mondiale, la sorte delle tastiere e dei sintetizzatori nostrani non sembra essere altrettanto fortunata. I fasti di questa parte della nostra industria musicale vengono troppo spesso declinati al passato e sembra anche che la memoria storica del periodo aureo degli anni ’60, ’70, ’80 si stia scolorando, oscurata in un mondo sempre più assetato di novità e costretto a marciare al passo di una innovazione tecnologica impetuosa.
Eppure gli organizzatori giurano che il fuoco ha sempre covato sotto la cenere, il distretto ha ancora idee, competenze e forza da vendere, corroborato per di più da idee innovative e a volte rivoluzionarie, come è sempre stato nel passato. Gli anni del boom sono un ricordo del passato naturalmente, e l’epoca in cui la Farfisa di Camerano era la più grande azienda europea di strumenti musicali è lontana. Ma la forza del tessuto produttivo, a uno sguardo più attento, sembra ancora essere lì, intatta ed innervata da quel reticolo di competenze che lo ha sempre contraddistinto. E sono i fatti a dimostrarlo, con nuove aziende, nuovi prodotti, nuove collaborazioni in un contesto nazionale ed internazionale, in forme nuove, in simbiosi con le esigenze di un mondo ed un mercato del tutto trasformati.
Un documentario della Rai degli anni ’60 mostra l’imponenza dei moderni stabilimenti che sfornavano migliaia di strumenti infarciti delle più recenti tecnologie dell’epoca, con immagini montate a contrasto con le immagini delle colline circostanti e le suggestioni rurali della vita contadina che vi si svolgeva. Questa contraddizione apparente è un delle cose che colpiscono di più: come è possibile inventare la batteria elettronica programmabile tra covoni di fieno e filari di uva? Chi ha vissuto il distretto e appartiene a questo mondo, sa benissimo che sono le due facce complementari delle medaglia, forse l’autentica forza di quella galassia di aziende che rispondevano ai nomi di Farfisa, Elka, Crumar, Siel, Logan, Crb, Eko e moltissime altre.
Matme è l’acronimo di Marche Tecnologia Musica Elettronica, un’associazione che nasce dall’esperienza del festival Acusmatiq di Ancona che nei suoi 14 anni di storia ha sempre cercato di proporre il meglio della musica elettronica mondiale e di metterlo in relazione al tessuto culturale, produttivo e di ricerca delle Marche. Una realtà composta da musicisti, appassionati, ricercatori e collezionisti che nasce con l’intento di preservare e fare conoscere la memoria storica e ha l’ambizione, al tempo stesso, di stimolare la consapevolezza di quel che è stato tale distretto, di quel che è e soprattutto di quel che potrebbe essere nel settore dello strumento elettronico, inglobando tutte le evoluzioni e le innovazioni che hanno trasformato il modo della musica elettronica degli ultimi anni dai synth software ai synth modulari.