Coronavirus e synth: cosa succede adesso?
Da quando il flagello del virus si è abbattuto sull’Italia, quasi tutti i settori produttivi e ricreativi ne hanno risentito pesantemente. Vediamo allora cosa succede nel nostro: chi sta lavorando? Si possono fare acquisti? I corrieri viaggiano? Ma soprattutto, cosa dobbiamo attenderci nei prossimi mesi nel nostro settore su prezzi, novità, fiere, sessioni di registrazione?
Sarà dura e sarà lunga: a livello personale, e senza essere in ciò supportato da alcuna evidenza scientifica, sono convinto che nessuno abbia veramente idea dei tempi e degli sviluppi sociali ed economici dell’epidemia di Coronavirus. Tutti stanno dando numeri su numeri, girano tabelle e grafici che si impennano come cobra impazziti, ogni settimana “il picco lo raggiungiamo la prossima”, ogni mese il vaccino si allontana di altri due. È il momento magico dei futurologi, che cercano visibilità facendo previsioni mirabolanti di strane “lock-in economy” e ipotizzando che andremo al ristorante con caschi da palombaro.
Non è il mio modo di fare, e in questo articolo voglio restare ai fatti che ho potuto desumere parlando con imprenditori, commercianti e professionisti, visitando decine di siti e analizzando il tutto con la mia esperienza maturata in tanti anni di giornalismo tecnico-musicale. Cerchiamo dunque di capire insieme cosa sta succedendo al mercato degli strumenti musicali elettronici e cosa ci accadrà nei prossimi mesi in quanto appassionati e consumatori di synth.
Debbo però fare prima una premessa: a oggi pare impossibile affermare se l’epidemia si fermerà spontaneamente a seguito di evoluzioni spontanee del virus, se verrà contenuta fino a quasi-sparire grazie alle misure di lockdown, o infine se verrà debellata grazie all’agognato vaccino. Ma di una cosa sono sicuro: siamo solo all’inizio dei problemi e disagi che questa angosciante vicenda ci ha portato e ci porterà come cittadini. I riflessi sull’economia e sul mercato del lavoro saranno pesantissimi e anche a “virus sparito” dovremo poi leccarci le ferite dei danni della COVID-19 per molti mesi ancora. Il potere di acquisto di molte famiglie è già crollato ma disoccupazione e calo delle entrate si manifesteranno per almeno altri sei mesi. Questo ovviamente andrà a impattare i nostri consumi su beni non di prima necessità e tra questi – al netto di battute basate sul nostro amore per i synth – non vi sono purtroppo gli strumenti.
Chi sta lavorando adesso?
A seguito dei due Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri dell’11 e 22 marzo molte attività si sono fermate: il dettaglio della situazione ce lo spiega Francesco Falcone in questo nostro articolo, insieme a interessantissime riflessioni sulla situazione del mercato degli strumenti musicali in Italia. Ve ne consiglio vivamente la lettura. In sintesi, nelle more della corretta interpretazione dei DPCM alcuni distributori nazionali hanno scelto di chiudere e realisticamente resteranno fermi fino almeno al 13 aprile, mentre altri continuano a lavorare da remoto e con apposite comunicazioni hanno garantito ai propri partner commerciali la continuità delle operazioni. Stessa situazione per i negozi che vendono all’utente finale: dato per scontato l’obbligo della chiusura dei punti vendita fisici, all’inizio non si capiva se si dovesse bloccare anche le attività di vendita on-line. Questo ha provocato una ridda di decisioni convulse tipo “apro/chiudo/riapro” che hanno portato a una situazione a macchia di leopardo. Per qualche giorno, gli unici che hanno beneficiato di questo stato di cose sono stati i grandi retailer on-line degli altri stati, e soprattutto il solito, onnipresente Thomann: tra i negozianti italiani girava la forte sensazione di essere stati beffati perché sembrava che loro fossero condannati a chiudere anche le vendite via web e dovessero così lasciare campo libero ai vari Thomann, Musicstore.de, Gear4Music, Bax Music che essendo soggetti alle norme di altri governi non hanno patito alcuna restrizione.
Per fortuna le cose si sono chiarite nei giorni successivi e alla data attuale è ormai assodato che anche i nostri negozi on-line possono lavorare, e infatti i vari All For Music, AudioImpact, Cherubini, Esse Music Store, Funky Junk, Lucky Music, Martin Pas, Milk Audio Store, Merula, More Show, Musical Box, MusicDelivery.net, New Groove, Scolopendra, StrumentiMusicali.net (giusto per citare alcuni dei principali nomi) sono operativi. Qualcuno ha colto l’occasione per fare anche un po’ di ironia:
Ma i siti sono all’altezza?
Il vero problema che sta emergendo con prepotenza in questi giorni è che solo alcuni dei negozi italiani sono attrezzati con decenti infrastrutture di e-commerce: a parte i nomi tradizionali più grossi e quelli di coloro che hanno investito sulla vendita via web già da anni (come per esempio More Show e StrumentiMusicali.net, on-line sin dall’inizio della propria attività), è sconsolante vedere per gli altri una parata di siti mal fatti, obsoleti quando non addirittura abbandonati. È chiaro che l’emergenza Coronavirus è arrivata in un lampo cogliendo molti operatori totalmente impreparati, ma deve essere anche detto a chiare lettere che adesso si scontano tutte d’un botto le carenze culturali e organizzative che per troppi anni hanno tenuto tanti piccoli negozi padronali lontani dal commercio elettronico.
È mia ferma opinione che ormai il vantaggio competitivo di Thomann sui rivenditori italiani non sia più e non tanto sui prezzi (perché tutti hanno imparato a fare “lo stesso prezzo di Thomann”, non ci vuole tanto…), quanto piuttosto sull’efficacia, completezza e aggiornamento del sito. L’acquisto on-line deve essere un’esperienza facile, completa, informativa, documentata, e i nostri retailer devono colmare il gap più o meno grosso che in alcuni casi li separa da Thomann da un lato, e dall’acquisto fatto di persona dall’altro: sul sito di un e-commerce devo trovare prezzi in chiaro (basta con questa scritta “Telefonare”!), foto da più angolazioni (voglio anche vedere il pannello posteriore dello strumento che sto comprando), le caratteristiche complete (se vado sul sito del produttore poi magari non torno da te…) e soprattutto una situazione aggiornata e veritiera sullo stato di disponibilità del prodotto. Spesso oggi la scelta di un rivenditore o l’altro non si basa solo e soltanto sui 10 € di meno rispetto al concorrente ma sulla effettiva disponibilità unita alla velocità di spedizione. E specie in questi momenti difficili, in cui nascono acquisti concitati e brame di possesso immediato, la gestione di disponibilità e spedizioni deve essere impeccabile: la disponibilità dev’essere reale, la transazione e la conferma via mail immediate, gli strumenti di pagamento ampi, la spedizione fulminea, il tracking immediatamente fornito. Altrimenti sei out.
Sconti, sconti, sconti
Come dicevo prima, probabilmente siamo appena all’inizio di un momento economico molto difficile per molte famiglie italiane: adesso le persone sono chiuse in casa da relativamente poco tempo e molti non hanno ancora messo pienamente a fuoco la botta e-nor-me che l’economia sta subendo. Chi lavora per lo stato o le grandi aziende continua ad avere stipendio e futuro garantiti, anche se magari è costretto a mettersi in ferie forzate o a fare qualche settimana di cassa integrazione. Ma per chi lavora(va) per piccole aziende, per i liberi professionisti, per i precari, per artigiani e commercianti molte occasioni di lavoro sono già saltate, i licenziamenti sono già partiti, i contratti sono stati già stracciati. Questo quadro è destinato ad aggravarsi man mano che dura il lockdown e l’ombra della disoccupazione/sottooccupazione è destinata ad allungarsi per molti mesi.
In tale quadro sarà difficile che le vendite di synth e strumenti rimangano invariate, e difatti alcuni rivenditori hanno già cominciato a fare qualche sconto: giusto per portare un esempio MusicalBox sta facendo una vendita con sconti veramente importanti, e probabilmente è solo il primo esempio di vendite simili.
All For Music invece propone una formula con 20 rate a tasso zero per acquisti sopra i 400 Euro, e StrumentiMusicali.net ha prorogato il tasso zero fino a fine aprile. Probabilmente anche questa è una tendenza che vedremo sempre più rafforzarsi nei prossimi mesi per sostenere il mercato. È infatti mia personale convinzione che siamo solo agli inizi, e se il lockdown non termina presto vi saranno sempre più retailer che faranno offerte per sostenere le vendite, svuotare il magazzino e garantirsi la liquidità necessaria per pagare fornitori e dipendenti. Vale dunque la pena di restare più in campana che mai e stare pronti a cogliere le offerte che dovessero manifestarsi: come in tutti periodi di crisi, i veri affari li fanno quelli che hanno i soldi in mano, che hanno liquidità sufficiente a comprare quello che gli altri non possono più prendere. È triste ma è così.
Infine, qualcuno teme viceversa un aumento dei prezzi, soprattutto causato dalla scarsità dei prodotti: è vero che su alcuni mercati come per esempio l’Australia questo sta già succedendo, ma pare essere dovuto soprattutto a fattori valutari specifici di quel paese. È invece possibile che un aumento generalizzato di prezzi si manifesti tra diversi mesi quando potrebbero salire i prezzi dei componenti elettronici con cui sono fatti i synth se la fermata produttiva della Cina dovesse protrarsi o addirittura estendersi ad altre aree dell’Oriente. Alla data non sappiamo se ciò possa accadere, in misura per esempio analoga a quando nel 2011 un’alluvione mise in ginocchio le fabbriche di hard disk in Tailandia e questo causò una successiva impennata dei loro prezzi. Se però un tale effetto dovesse manifestarsi, certamente ci vorranno diversi mesi per avvertirlo perché i prodotti già in circolazione e quelli che stanno venendo sfornati ora sono realizzati a partire da componenti prodotti spesso ben prima della crisi attuale. Personalmente tuttavia non scommetto su un’ipotesi del genere perché ripeto che dovrebbe prevalere una tendenza recessiva a causa di un indebolimento della domanda del mercato, e anzi mi aspetto che quest’ultimo fattore porti alla diffusione delle buone scontistiche cui accennavo sopra. Only time will tell!
Ma i corrieri vanno?
Sì: dopo i primi giorni di caos seguiti ai due DPCM citati e allo shock organizzativo in cui i corrieri stavano rallentando, adesso pare che viaggi tutto in maniera pressoché normale. Dai loro siti BRT, DHL, GLS, TNT, UPS informano che le spedizioni interne proseguono sostanzialmente regolare. Non vengono fatte firmare le ricevute di consegna per garantire la distanza autista-destinatario e talvolta i tempi potrebbero essere un po’ più lunghi, ma complessivamente i servizi vanno. Restano ancora alcune, limitatissime chiusure di alcuni territori comunali per impedire la diffusione del contagio ma sono casi molto circoscritti. BRT per esempio adesso cita come zone non servite 40059 Medicina (BO), 64030 Montefino (TE), 65010 Elice (PE), 83031 Ariano Irpino (AV), 84030 Caggiano (SA), 84030 Atena Lucana (SA), 84031 Auletta (SA), 84035 Polla (SA), 84036 Sala Consilina (SA), 85047 Moliterno (PZ), 86016 Riccia (CB), 87038 San Lucido (CS), 87054 Rogliano (CS), 87056 Santo Stefano di Rogliano (CS), 04022 Fondi (LT), 02043 Contigliano (RI).
I pacchi in arrivo dall’estero da parte dei grandi retailer arrivano regolarmente, mentre in alcuni casi non sono garantite le consegne in alcuni paesi europei: a risentirne potrebbero essere soprattutto le vendite di materiale usato da venditori italiani a compratori esteri. Se vi trovate in questa situazione, verificate caso per caso col corriere di vostra scelta se la destinazione che intendete raggiungere è tuttora servita, ma anche questa situazione appare in via di miglioramento. Sostanzialmente nessun problema invece per le vendite di usato all’interno dell’Italia: il corriere viene, ritira a casa vostra e consegna a quella del destinatario in maniera analoga a quanto accade in tempi “normali”.
In ogni caso, permettetemi una riga di buonsenso: parliamo di strumenti musicali e non di farmaci salvavita. Se quanto avete ordinato dovesse arrivare in cinque giorni invece che i promessi due, non fatene un dramma e aspettate serenamente comprendendo il momento. Alla fine lo strumento arriverà e ne potrete godere appieno senza che tre giorni in più abbiano davvero cambiato qualcosa…
Magazzini e novità
I negozianti vendono quello che hanno a magazzino, ma prima o poi tale magazzino si svuoterà e dovrà essere rifornito: qui casca un po’ l’asino perché i produttori che più dipendono dalla Cina hanno notato rallentamenti nelle consegne già a partire da gennaio, quando i primi lockdown hanno cominciato a verificarsi nel subcontinente cinese. In alcuni settori contigui come per esempio l’informatica, mercati molto “famelici” hanno già subito carenze di prodotti in vendita: per esempio già due settimane fa in alcune zone degli USA scarseggiavano i laptop perché i cittadini impauriti facevano incetta di quanto disponibile e poi mancavano prodotti per rifornire di nuovo i magazzini. Da noi però la “stretta” da Coronavirus non si dovrebbe sentire molto perché, quando a inizio marzo tutto ha cominciato a rallentare, molti distributori avevano già i magazzini belli pieni ancora dai mesi scorsi. Adesso che ci siamo fermati noi e le vendite ristagnano, la Cina nel frattempo in molti casi è già ripartita, per cui è improbabile che nei prossimi mesi ci saranno reali carenze di strumenti nuovi da vendere.
Sicuramente qualche lead-time è destinato ad allungarsi, e tra questi in particolare i tempi di alcune novità che dovevano andare in produzione tra febbraio e aprile: se siete interessati a prodotti appena annunciati e non ancora disponibili, prima di effettuare un preorder il mio consiglio è quello di scrivere direttamente al costruttore/distributore chiedendo quando essi saranno effettivamente rilasciati in Italia. Potreste trovarvi ad aspettare da due a quattro settimane in più per quel synth rivoluzionario che avevate tanto agognato (l’ambitissimo Korg Wavestate, per esempio) e ciò potrebbe essere insopportabile per qualcuno. Se un tempo di consegna non vi convince e il costruttore/distributore non riesce a impegnarsi su di esso fate l’eventuale preorder con PayPal per essere massimamente tutelati in caso qualcosa vada storto.
Insomma, come mi ha scritto un retailer: “Stanno arrivando alla spicciolata le novità e tutto il resto è in arrivo, dopo la breve battuta di arresto della scorsa settimana quando molti TIR sono dovuti rientrare alla base per problemi alle dogane. Tutto sommato, per chi aveva un fornito magazzino la sofferenza non è stata molta, soltanto apprensione per un futuro incerto a oggi”.
E nel mondo virtual?
I prodotti immateriali ovviamente non hanno di questi problemi: la maggior parte delle software house musicali ha annunciato già da tempo che ha messo i propri dipendenti in smart-working da casa e che le operazioni continuano inalterate. In compenso sono fioccate offerte e regalie, con un sacco di sconti e di prodotti dati a costo zero. Queste ovviamente sono operazioni-immagine che alle case non costano quasi nulla perché spesso riguardano pacchetti di campioni e plug-in di valore economico limitato, ma in compenso garantiscono loro una fidelizzazione dei clienti esistenti e l’acquisizione di nuovi nominativi da inserire in mailing list per offerte e promozioni future. Per noi musicisti comunque si tratta di belle opportunità, specie se si resiste alla tentazione di scaricare tutto lo scaricabile e si acquisisce solo cose di reale valore: tra le app iOS ora gratuite vanno per esempio citate la replica originale del Minimoog da parte di Moog Music, la drum machine Arturia iSpark, e il Korg iKaossillator.
Molti developer stanno dando accesso a risorse gratuite del proprio catalogo per un tempo limitato alla prevista durata del lockdown e per esempio Steinberg mette a diposizione per 60 giorni la propria #StayHome Elements Collection che contiene Cubase Elements, Dorico Elements, WaveLab Elements e Absolute Collection. Dopo i 60 giorni sarà necessario pagare per continuare a usare questi prodotti e ovviamente Steinberg spera che lo facciate, ma intanto avete una risorsa gratuita per fare pratica e prendere contatto con dei prodotti che vi sarà utile conoscere in futuro, che decidiate di comprarli o meno. Analogamente i pregiati effetti di SoundToys sono accessibili gratuitamente fino al 30 giugno all’interno dell’Effect Rack accessibile da questa pagina.
Infine, in questo periodo vi sono tantissimi sconti su molti plug-in di sintesi ed effettistica, nonché su tantissime librerie: le case puntano evidentemente sul fatto che i musicisti sono a casa, sono in preda alla GAS, l’acquisto d’impulso è più probabile e un bello sconto del 90% può essere la scintilla che fa scoccare il click sul magico tastino Buy. Non è in questa sede possibile elencare tutte le offerte, ma un giro in Internet sui siti degli sviluppatori che più vi interessano e soprattutto una subscription alle loro newsletter per restare sempre informati degli sconti appena escono si riveleranno fondamentali per farvi trovare lo sconto che stavate giusto aspettando!
Le fiere di settore
C’è stato appena il tempo di svolgere il WinterNAMM in USA e poi il Coronavirus ha cominciato a mordere anche fuori dalla Cina: sono dunque saltate le due principali fiere europee che coinvolgono gli strumenti sintetici, ovvero la Musik Messe di Francoforte e il Superbooth di Berlino. Entrambi gli eventi non saranno recuperati quest’anno e per loro tutto è rimandato all’edizione 2021. Attualmente è ancora sospeso a un filo il destino del SynthFest di Nantes, in Francia: la settima edizione di questa manifestazione è prevista dal 22 al 24 maggio e per il momento non è stata ancora cancellata. Gli organizzatori si riservano di decidere sull’effettivo svolgimento del SynthFest entro la fine di aprile.
Venendo all’Italia, il MEFF di Firenze (Modular Synthesizer Event Fair in Florence) previsto per il 4 e 5 aprile viene rimandato al 5/6 settembre, mentre il Soundmit di Torino rimane l’unica esposizione con data confermata perché si tiene il 14 e 15 novembre e si spera che per allora il lockdown sarà solo un ricordo. C’è dunque da attendersi un Soundmit ancora più ricco del solito perché è prevedibile che gli espositori che non hanno potuto mostrarsi in altri eventi europei precedenti coglieranno tale occasione di visibilità.
Esposizioni e master-class virtuali
L’uomo è animale infinitamente adattabile, e così a seguito del lockdown sono immediatamente partite iniziative virtuali per presentare strumenti e soluzioni tecniche per la produzione musicale: uno dei più dinamici distributori nazionali come Midiware per esempio ha lanciato addirittura un’intera collana di iniziative per aprile sotto il moniker “Home recording month”: si tratta, oltre a un paio di promo che non guastano mai, di eventi divulgativi on-line per dimostrare vari prodotti. Anche il loro popolare format itinerante denominato Synth Day è stato riconvertito alla dimensione della Rete con una serie di episodi di presentazioni YouTube a cura di Enrico Cosimi.
Analoga iniziativa è stata presa da IK Multimedia, altro attore molto dinamico e attivo nel marketing digitale degli strumenti musicali: la casa modenese ha pianificato delle dirette quotidiane su YouTube e Instagram, trattando un tema e un prodotto diverso ogni giorno.
La specialista dell’audio professionale RCF ha attivato una serie di seminari in più lingue sui temi che le sono propri, soprattutto con riferimento alle installazioni per uso live. Si tratta di seminari ad alto contenuto tecnico e li trovate a questo link.
Interessante anche l’iniziativa di Steinberg che sta allestendo un Cubase Day on-line per maggio (data esatta da definire): sarà una maratona sulla popolare DAW della Steinberg nella quale parteciperanno, in una diretta Facebook, diversi professionisti esperti di Cubase. Ciò che in questo caso è rilevante è che attraverso il gruppo Facebook Cubase Pro Italia gli appassionati possono contribuire a definire il programma in base ai loro interessi, facendo così una sorta di crowdsourcing delle necessità didattiche.
Questi elencati sono naturalmente solo esempi: le iniziative on-line in questo periodo non mancano di certo e, specialmente se masticate bene l’inglese, avrete occasioni di formazione e informazione come non ve ne sono mai state prima. Cercatele dunque si siti dei produttori di vostro maggiore interesse e certamente troverete pane per i vostri denti.
Le jam in rete
Il lockdown ha bloccato i musicisti nelle proprie case e ha quindi “ucciso” le collaborazioni fisiche. Se questo è triste per chi suona unicamente per passione, è addirittura disastroso per gli studi che fanno registrazione, doppiaggio, mixaggio e mastering per professione. In realtà chi si occupa di mastering era già abituato sin da prima del Coronavirus a scambiarsi remotamente i file da lavorare: è difatti questa categoria di studi che ha subito i minori impatti da questa situazione di blocco, e non a caso studi come per esempio il Karibu Mastering hanno annunciato che il loro lavoro non subirà alcun rallentamento.
Per chi invece ha necessità di effettuare sessioni in tempo reale, al di là delle piattaforme generaliste che permettono di imbustare audio e video su IP come gli onnipresenti Skype e Zoom, esistono prodotti specialistici che in questo periodo sono diventati popolarissimi. Si tratta di piattaforme che permettono di fare jam on-line con latenza bassissima e così di non soffrire troppo della distanza fisica con i musicisti e gli artisti coi quali si è abituati a collaborare. Per utilizzarle è raccomandato l’uso di una connessione veloce, possibilmente in fibra, ma soprattutto il collegamento del PC alla Rete tramite cavo Ethernet e non tramite Wi-Fi che potrebbe aggiungere troppa latenza di suo.
Si tratta naturalmente di servizi per lo più a pagamento, ma il loro costo è assolutamente ragionevole se si considera l’utilità che offrono in questo difficile momento: Audiomovers per esempio ha piani da una settimana a $ 3,99, da un mese a $ 9,99 e da un anno a $ 99,99. Si può così anzitutto fare una settimana di prova gratuita, e poi se il servizio interessa davvero contrattualizzarlo per il tempo strettamente necessario alle proprie esigenze. I professionisti che l’hanno testato garantiscono sulla sua affidabilità e bassa latenza.
Altra soluzione è quella dell’applicazione Source Elements ma è solo per Mac e iOS ed è di taglio nettamente professionale: vi invito a scoprire qui le sue features ma premetto che i prezzi non sono bassi.
Infine, vi è JamKazam, il cui accesso è attualmente free ed è raggiungibile da questo link. Si possono fare jam session dal vivo, registrarle e riaprirle anche successivamente per esempio per risuonare la propria parte o farne un remix. L’applicazione permette anche di trovare altri musicisti che non si conoscono in un certo raggio dalla propria location e invitarli a jammare con noi. Le jam possono inoltre essere estese anche ad ascoltatori che non vi partecipano attivamente, permettendo un broadcasting della performance: quest’ultimo servizio è a pagamento.