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Covid-19 e mercato musicale in Italia, cosa cambia per rivenditori e musicisti.

La diffusione in Italia del Coronavirus ha investito anche aspetti legati alla economia del mercato musicale, come quelli di quasi tutti gli altri settori produttivi e commerciali nel Paese.

 

Il mercato MI (Musical Instruments) è a forte dipendenza dalla importazione di prodotti fabbricati in Cina o quantomeno la cui supply chain ha forti dipendenze con quella area geografica del pianeta, e quindi gli operatori del settore hanno iniziato ad avvertire da subito che qualcosa non stava andando per il verso giusto quando, a ridosso dal NAMM, le date di consegna delle novità di settore hanno iniziato a dilatarsi nel tempo.

Troppo oltre la normalità.

Si è trattato in verità di un limite nel sistema produttivo internazionale che ha investito tutti i settori, non solo dell’elettronica di consumo, ma anche dell’automotive, della chimica, dei materiali, della farmaceutica, la qual cosa deve far riflettere sui meccanismi di esternalizzazione dei processi di produzione per migliaia di imprese commerciali nel mondo la cui dipendenza da una singola area geografica ha mostrato tutta la sua estrema vulnerabilità.

Non entro nel dettaglio delle scelte ormai accettate con consuetudine allo scopo di fruire dei vantaggi competitivi offerti dal basso costo della manodopera e degli approvvigionamenti di quelle aree geografiche, ma la questione si estende naturalmente anche ad altri profili.

La circolazione delle merci provenienti dalla Cina, in particolare dalle aree colpite dalla epidemia, ha continuato a richiedere necessariamente che anche i rapporti umani si protraessero attraverso il periodico spostamento geografico di manager italiani verso l’oriente e i contatti fisici nel settore dei trasporti.

 

Cosa è accaduto in Italia?

I primi provvedimenti assunti dal Governo italiano quando l’epidemia nel Paese si è resa enormemente pesante per il nostro sistema sanitario hanno riguardato il grande comparto degli eventi musicali ed artistici. Il divieto di svolgimento di attività pubbliche, in origine assunto solo nelle zone rosse, si è poi esteso in tutto il territorio italiano già a partire dai primi giorni del mese di marzo 2020.

Un DPCM (Decreto del Presidente del Consiglio) emesso i primi giorni di marzo 2020 ha garantito, dal lato dei consumatori, che fosse riconosciuto il diritto di esercitare il rimborso per tutti gli acquisti di titoli di viaggio aventi ad oggetto gli spostamenti dal territorio nazionale in applicazione del codice del turismo o in alternativa è stato possibile richiedere un voucher sostitutivo. Il diritto è esteso anche ai pacchetti viaggio.

Questo provvedimento non ha riguardato purtroppo il settore dello spettacolo che ha dovuto assorbire autonomamente gli effetti della crisi e tuttora subisce un sostanziale blocco delle attività almeno sino alla data del 13 aprile 2020. Con esso tutte le fiere o gli eventi tecnici legati al comparto musicale sono sostanzialmente non operativi sino alla stessa data ed è notizia di questi giorni che per il futuro dovremo attenderci una estensione modulare dei provvedimenti di divieto di assembramenti pubblici sino al 31 luglio 2020, a meno di miglioramenti sostanziali sul piano dello sviluppo della malattia COVID-19.

Per quanto riguarda invece la condizione dei rivenditori e distributori di strumenti musicali e prodotti associati, occorre fare riferimento a due ulteriori provvedimenti del Presidente del Consiglio dei Ministri rispettivamente dell’11 e del 22 marzo 2020. Il primo ha disposto la chiusura di tutte le attività commerciali al di fuori di un elenco specifico a partire dall’11 marzo 2020. Il decreto chiarisce che anche coloro i quali non siano inclusi in questa prima categorizzazione, possono continuare ad esercitare a distanza operando le vendite sostanzialmente senza contatto con il pubblico. Anche i rivenditori di strumenti possono quindi lavorare a tale condizione, mentre le aziende che già prima possedevano un codice di attività (la classificazione della propria attività dichiarata presso il Registro Imprese di competenza) compreso nell’elenco degli “autorizzati”, quali ad esempio l’esercizio di vendita on-line o quello di commercio di prodotti informatici ed elettronici, possono operare senz’altro. Per tali ragioni i rivenditori di strumenti in tutta Italia, come quelli di qualsiasi altro prodotto commerciale non incluso in elenco dell’11 marzo, potranno continuare a lavorare senza contatto con il pubblico e vendendo con processi di spedizione.

Il 22 marzo 2020 il Governo ha emesso un ulteriore provvedimento di restrizione esplicitando un nuovo elenco di imprese abilitate a continuare la propria attività, riferito alle sole imprese industriali e alle attività professionali, ma chiarendo che le disposizioni già sancite dal precedente DPCM dell’11 marzo si cumulano a queste ultime. In altri termini i rivenditori di strumenti musicali continueranno ad esercitare la propria attività a distanza e senza accesso al pubblico almeno sino al 13 aprile 2020 e salvo ulteriori proroghe.

A tanti musicisti che non operano professionalmente non è parso vero di poter dedicare più tempo alla propria passione perché forzati a rimanere in casa a causa delle restrizioni di quarantena. Per ironia della sorte ciò accade in un momento di gravi difficoltà per molti cittadini italiani, e tuttavia sarebbe bene riflettere su cosa il mercato degli strumenti musicali è diventato nei suoi processi di produzione globale e quali tra le imprese italiane sono in grado di affrontare questa crisi cercando di non bloccare le vendite e di non regalare tutto il mercato italiano agli operatori stranieri.

Ce ne dovremo ricordare quando questa tempesta sarà passata.

Francesco Falcone

Dottore Commercialista, autore e saggista. È consulente dei maggiori e-commerce del mercato musicale italiano.

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