Arturia OB-Xa V: quando il virtuale fa meraviglie.
La nuova V-Collection 8 non è ancora uscita, ma intanto dalla Francia mandano avanti come apripista l’emulazione di uno dei più straordinari, generosi, coinvolgenti synth analogici dell’era vintage. E i risultati sonori sono entusiasmanti…
Arturia prosegue inarrestabile nella sua opera di clonazione in virtuale dei grandi miti del passato e quando pensi che non le sia rimasto più niente da emulare, improvvisamente ti ricordi che una delle gemme più fulgide dell’era dei polysynth analogici ancora mancava alla V-Collection: sua maestà l’Oberheim OB-Xa. Più grande degli altri, più bello degli altri, più opulento degli altri, per chi scrive OB-Xa è stato l’apice assoluto di un certo modo di suonare analog, con quella pienezza che rende massima dimostrazione della scuola americana e che è essa stessa sinonimo del suono vintage.
La nuova V-Collection 8 non è ancora uscita ma evidentemente Arturia non voleva aspettare oltre per presentare questa meraviglia che ha un compito davvero difficile: riprodurre in digitale uno dei suoni più belli e caratteristici degli anni ’80. OB-Xa V sarà dunque acquistabile anche singolarmente o come abbinata di V-Collection 7.
Il synth
L’OB-Xa del 1980 è a parere di chi scrive il capolavoro assoluto di Tom Oberheim: certo i successivi Matrix-12 ed Xpander sono belli, versatili e futuribili, ma non suonano così incredibilmente pieni e ricchi come questa macchina. Viceversa, i precedenti strumenti SEM-based erano sì strepitosi nel suono, ma poco versatili nella struttura di sintesi e soprattutto non dotati di una piena integrazione tra i circuiti analogici di generazione e quelli digitali di controllo e memorizzazione delle patch. Il nuovo OB-Xa V riprende estetica e funzioni dell’originale, cui aggiunge – come da tradizione Arturia – delle estensioni architetturali che ne ampliano ulteriormente scopo e sonorità.
Ma andiamo con ordine: siamo davanti a uno strumento virtuale per Mac e PC (solo sistemi a 64 bit) disponibile nei formati standalone, VST 2.4, VST 3, AAX, Audio Unit. Alla catena di sintesi tradizionale basata su due VCO e un VCF 12 o 24 dB/Oct sono state fatte abbastanza modifiche e integrazioni in modo da superare le limitazioni del disegno originale, ma nessuna di esse altera la fedeltà di base al modello operativo tradizionale e se non le si usano si ottiene il classico comportamento della macchina di partenza.
Il primo VCO può produrre dente di sega, onda rettangolare e triangolare. Ciascuna delle prime due waveform è attivabile con uno switch, mentre la terza si può sentire se si lasciano entrambi gli switch disattivati:
La simmetria dell’onda rettangolare è comandata in maniera statica da un comando PW che è unico per entrambi gli oscillatori (la PWM la troveremo più avanti, nel comparto modulazioni) e il piedaggio del VCO è impostabile su +/- 2 ottave. Il secondo oscillatore ha struttura analoga ma la sua accordatura è shiftabile rispetto a quella di VCO 1 di ben 60 semitoni. Un comando Fine (non presente sull’originale in forma autonoma) gestisce invece il tuning relativo di VCO 2 di +/- un semitono. Il tasto Sync mette il secondo oscillatore in hard-sync sul primo.
Una manopola X-Mod, non presente sull’originale OB-Xa ma installata invece sul precedente OB-X e qui inclusa da Arturia per darvi “il meglio dei due mondi” (testuale) modula la frequenza di VCO 1 con quella di VCO 2 per l’ottenimento di suoni aspri e metallici.
Una sezione Vibrato, riorganizzata in questa maniera da Arturia rispetto allo strumento originale, dispone di un oscillatore precablato ai due VCO. Dispone di controlli di velocità, profondità della modulazione, selezione della waveform (rampa inversa, sinusoidale, quadra) e possibilità di attivazione separata su VCO 1 e VCO 2
Il Portamento è attivabile in maniera tradizionale tramite una manopola, ma premendo il tasto Quantize si attiva invece un glide a step di un semitono.
Accanto alla tastiera vi sono le due tradizionali leve di modulazione, che qui saranno ingaggiate dai comandi MIDI di Pitch Bend e Modulation Wheel. Il bending può essere attivato solo su VCO 2 o su entrambi gli oscillatori e la sua escursione è regolabile su valori musicali
Il comparto di generazione termina qui solo in apparenza, perché muovendosi a sinistra lungo il pannello si incrocia l’area Voices ove vi è la possibilità di mettere la macchina in Unison e regolare la scordatura delle voci sovrapposte. A questo proposito va osservato che il numero di voci che vengono messe in stack nella modalità Unison e la relativa polifonia realmente ottenibile dipendono dalla combinazione di due parametri posti alla base del pannello: la macchina può avere al massimo 16 voci di polifonia in tutto (limite voluto probabilmente per evitare inopportune “fumate” di CPU perché OB-Xa V è bello peso…) e lo Unison può essere settato da 1 a 8 voci in stack. Accade così per esempio che con 16 voci polifoniche totali e Unison a 4 voci OB-Xa V abbia una polifonia reale di quattro voci (16 : 4), mentre con 16 voci polifoniche totali e Unison a 8 voci la polifonia reale si riduca a due voci (16 : 8).
I tasti Stereo e Pan, insieme alla manopola Spread, aumentano la versatilità di questo meccanismo: in Pan ogni nuova voce suonata si sposta a destra/sinistra dell’ammontare determinato dal knob Spread, simulando così il comportamento tradizionale dei polifonici Oberheim realizzati in hardware. In Stereo invece ogni voce viene duplicata sui canali di uscita Left e Right, e in questo caso la manopola aumenta la scordatura e le micro-variazioni di timbrica tra i sue canali per ottenere un suono sempre più aperto spazialmente. Non è finita: dei comandi a forma di trimmer sono nascosti e possono venir rivelati aprendo un pannellino virtuale. OSC Stereo regola la scordatura tra i VCO usati a destra e sinistra, Filter Stereo le differenze applicate al VCF e LFO Stereo altera le fasi dell’LFO applicato ai due canali in modo che le oscillazioni possano essere asincrone. Un ulteriore LFO “nascosto” lavora sulla posizione stereofonica dei suoni Left e Right duplicati ed è comandabile coi trimmer Movement Amount (quantità del panning) e Rate (velocità del panning).
Infine, proprio come nella macchina originale, vi è una batteria di otto trimmer per modificare staticamente la posizione di ciascuna delle voci di polifonia.
Il suono in uscita dagli oscillatori entra nel filtro passa-basso attraverso un mixer non presente nel modello originale: i due VCO e un generatore di rumore bianco dispongono tutti di una propria manopola di volume, e questo è un bel passo avanti in termini di flessibilità sonora rispetto al vero OB-Xa. Il VCF può configurarsi come 2 poli per il classico suono Oberheim, oppure 4 poli per un timbro più liquido e aggressivo. Sono disponibili le tradizionali manopole per cutoff, risonanza e profondità di modulazione dell’inviluppo dedicato, mentre il tracking del cutoff è impostabile a pulsante su 0 o 100% dell’escursione di tastiera.
I due inviluppi a disposizione sono entrambi degli ADSR. Uno è cablato al filtro e l’altro all’amplificatore di uscita ma come vedremo sono poi gestibili come sorgenti di modulazione da ruotare anche ad altre destinazioni.
Under the hood
Sulle sue rendition virtuali, Arturia ci ha abituato da tempo a un “cofano” che si apre su richiesta e che svela funzioni completamente nuove rispetto alla macchina originale. Anche la grafica è sempre moderna, proprio per evidenziare che siamo davanti a funzioni aggiuntive. OB-Xa V non fa eccezione e in questo caso abbiamo a disposizione una sezione di modulazione estesa e una sezione effetti che ricorda molto da vicino quella di Pigments.
La sezione di modulazione permette di creare quattro inviluppi complessi denominati Function che possono essere assegnati a controllare praticamente a qualsiasi parametro di sintesi di OB-Xa V:
Queste Function possono essere disegnate dall’utente creando fino a 12 punti, che poi potranno agire come inviluppi one-shot oppure essere messe in loop per dar luogo a complessi LFO. Ciascuna Function può essere polifonia o monofonica, e agganciata al trigger di tastiera o messa in free-running. È appena il caso di evidenziare come queste Function possano agire anche da step sequencer se programmate opportunamente.
Una ulteriore Modulation Matrix 5 x 6 permette di assegnare 30 complessivi percorsi di modulazione ove la velocity, il numero di nota, l’aftertouch, la Modulation Wheel e l’inviluppo del filtro possono essere ruotati a controllare (in positivo o negativo) sei destinazioni diverse, dando luogo a modulazioni complesse davvero articolate.
L’effettistica di OB-Xa V conta su tre processori separati, che possono essere messi in parallelo o in serie. Ciascuno può assumere un algoritmo a piacere tra Reverb, Delay, Chorus, Flanger, Phaser, Overdrive, Compressor, BitCrusher e Multimode Filter. Come si vede è un’articolazione semplice ma completa, ove praticamente non manca nulla.
Infine occupiamoci qui anche dell’arpeggiatore, anche se è presente sul pannello principale: esso può lavorare su sei pattern (As Played/Up/Down/Up-Down 1/Up-Down 2/Random), agire su 1/2/3/4 ottave ed essere eventualmente agganciato al clock MIDI. Non sono qui presenti funzioni di gestione di frasi complesse ma la cosa non mi dispiace perché essendo noi davanti a un synth tradizionale trovo più che appropriato un arpeggiatore tradizionale.
Memorie e MIDI
Come sempre per Arturia, OB-Xa V arriva ampiamente equipaggiato di memorie suddivise per categorie strumentali, il cui browsing è agevolato dall’ampio ricorso al tagging fatto dalla casa. L’utente ha comunque la possibilità di aggiungere preset propri all’interno di una categoria User. Se si possiede una master keyboard Arturia, il browsing dei preset può avvenire direttamente grazie al controllo a ciò dedicato presente sull’hardware.
I parametri di OB-Xa V sono facilmente automatizzabili via MIDI poiché un menu consente di assegnarli intuitivamente a dei comandi MIDI CC in arrivo da esterno. In questa maniera è possibile mappare un controller sui principali parametri del soft-synth e simulare così l’interattività di un sintetizzatore hardware: visto il tipo di strumento, è una prospettiva davvero gustosa!
In uso
L’installazione e autorizzazione avvengono attraverso l’ormai abituale Arturia Software Center e l’utente ha a disposizione cinque abilitazioni per altrettante macchine. Il peso del plug-in sulla CPU, è bene dirlo subito, è importante: niente eccessi di cattivo gusto come fanno certi soft-synth di provenienza tedesca, ma con uno Unison di otto voci su una nota il mio i7 7700k comincia ad andare verso la zona alta delle sue risorse disponibili. Il gioco comunque vale la candela perché… OB-Xa V suona BE-NIS-SI-MO!!! Come sa chi mi conosce bene non sono sempre tenero verso i plug-in emulativi, che spesso somigliano allo strumento emulato più nella grafica della GUI che nel suono. Qui invece il suono c’è, c’è davvero: bello, ricco, liquido, potente, importante. Al solito, la discussione non deve vertere sul fatto se l’emulazione sia fedele al 100%: non lo sarà mai, facciamocene una ragione e stop. Piuttosto, il tema è: questo strumento virtuale può sostituire lo strumento reale? E questa volta la risposta è sì: sì, un OB-Xa V non suona piccolo e asmatico rispetto a una macchina hardware come tanti sedicenti “emulatori”, ma al contrario dà luogo a un timbro importante che è in grado di accontentare le richieste di chi vuole un’autentica sonorità vintage.
Il vero OB-Xa è una macchina grande, delicata, costosa, pesante e non è da tutti poterne avere una: ecco che allora se non volete e potete imbarcarvi nella ricerca di un originale, questa rendition Arturia può darvi quasi la stessa soddisfazione, e credetemi che questo è il più grande complimento che posso fare a questo soft-synth. Ma il nuovo Arturia – specie se ben mappato su un controller hardware con tante belle manopole – può essere una proposizione credibile anche per chi volesse prendersi un Sequential OB-6 e non ha il budget per farlo (e attenzione che lo dico da proprietario di OB-6…).
La palette di suoni naturalmente è quella classica: polysynth, polysynth e ancora polysynth! I bassi lasciateli perdere, perché il timbro Moog è tutt’altra cosa. I lead sono interessanti, ma sono soprattutto pad, strings e brass a farla da padrone. Bellissimi anche gli arpeggi, specialmente se ingaggiati con l’Unison attivato. Le addizioni Arturia espandono significativamente la versatilità della catena di sintesi senza snaturarla, soprattutto perché sono molto intelligentemente mirate soprattutto alle modulazioni. Sono invece un po’ freddo sugli effetti: aiutano, arricchiscono ed estendono lo scopo della macchina, questo è certo. Ma tolgono anche un po’ di purezza al suo timbro e alla bellezza del suono, per cui li userei con estrema parsimonia.
In ogni caso, un bellissimo soft-synth!
Conclusioni
Tutti i soft-synth suonano. Alcuni suonano bene. Ma molto pochi sono quelli che suonano davvero bene, e OB-Xa V è uno di questi pochi. Ai nostri giorni avere un OB-Xa hardware è difficile e impegnativo: ecco che la tecnologia virtuale viene in soccorso mantenendo una volta tanto la promessa di un’emulazione davvero ben riuscita! Ovviamente le sonorità ottenibili sono ben precisamente legate alla personalità dello strumento di riferimento per cui siamo in territori timbrici molto classici. Ma avercene, di strumenti come questo OB-Xa V!. Il prezzo è adeguato a quanto offerto, ma al solito se si è già clienti Arturia di potrà beneficiare di prezzi speciali personalizzati davvero convenienti.
Benvenuto OB-Xa V!
Scheda tecnica
Prodotto: Arturia OB-Xa V
Tipologia: Sintetizzatore virtuale
Dati tecnici forniti dal costruttore
Formato: standalone, AAX, AU, VST, VST3, solo 64 bit
Protezione: Autorizzazione tramite Arturia Software Center
Requisiti sistema:
Mac OS X 10.11 or newer
Windows 64-bit, versions 7, 8 or 10
2,5 GHz CPU, 4 GB RAM, 1 GB free hard disk space.
Prezzo: 149,00 Euro IVA inclusa fino al 9 giugno, poi 199 Euro. V Collection 7 + OB-Xa V: 299 Euro invece di 698 Euro.
Distributore: Midiware