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Sequential Take 5: uno squisito piatto di avanzi o… Molto di più?!?

Proprio come alcuni dei più grandi chef, anche Dave Smith è da sempre specialista nel riciclare gli “avanzi” delle sue ricette precedenti e creare con essi nuovi synth molto desiderabili. Ora arriva il poly Take 5 che strizza l’occhiolino al Prophet-5, ma attenzione che non ne è affatto una riedizione ridotta bensì qualcosa di completamente differente…

 

Da molti anni oramai quel vecchio volpone di Dave Smith costruisce i suoi synth riciclando continuamente alcuni pezzi dell’uno in quello successivo: seguendo questo principio ha per esempio inserito nell’Evolver del 2002 le waveform del Prophet VS del 1986. Nel 2008 ha creato il Prophet’08, poi con una sua costola monofonica ha creato la linea Mopho e infine lo ha “remixato” nel REV2 di dieci anni dopo. Ha fatto il Prophet-6 nel 2015 e poi sempre prendendone una voce ha fatto il monofonico Toraiz AS-1 per conto di Pioneer DJ. Con in mano la scheda madre e il case del Prophet-6 ha cambiato solo le card di VCO e VCF e così nel 2016 ha dato vita al “gemello diversissimo” OB-6.

Insomma, ogni volta che guardi il nuovo synth di Dave non sai mai quali avanzi di quelli prima ci ha messo dentro, ma il bello è che usando sempre gli stessi “mattoncini Lego” il progettista californiano riesce a fare sempre macchine diverse tra loro.

Così è anche questa volta col nuovo polifonico a cinque voci Take 5: alcuni giornalisti più ingenui si sono affannati a dire che è la versione con tastiera e cabinet ridotti del redivivo Prophet-5 dell’inizio 2021, ma non è affatto così, e del resto la comunicazione Sequential ha fatto di tutto per creare apposta un po’ di confusione sugli effettivi contenuti del nuovo nato. Andiamo a vedere allora cosa è davvero il Take 5, ma soprattutto…

 

Cosa NON è il Take 5

Ecco la prima trappola: il Take 5 ha la stessa estetica del monofonico (e parafonico a tre voci) Pro 3, di cui riprende colori di pannello, tipo di manopole (no, non sono quelle di Novation…) e fianchetti in plastica nera:

Sequential Pro 3 vs Take 5

La somiglianza però è quasi esclusivamente estetica e i due strumenti hanno un’architettura parecchio diversa: Pro 3 ha due VCO analogici ma anche un terzo oscillatore a wavetable che in Take 5 è totalmente assente. Inoltre Pro 3 ha ben tre tipi di VCF diversi selezionabili in opzione (quello del P-6, quello dell’OB-6 e un inedito filtro Moog-inspired), mentre Take 5 ha un quarto e diverso tipo di filtro. Infine Pro 3 usa un circuito di Tuned Feedback che può caratterizzare pesantemente il suono dello strumento, e che invece è completamente assente in Take 5.

A livello di prezzi simili, qualcuno potrebbe pensare che Take 5 è un REV2 con tastiera e voci ridotte, ma anche qui siamo totalmente fuori strada: Rev-2 usa come oscillatori dei DCO e non dei VCO come il Take 5, e anche i due tipi di VCF sono diversi, quindi queste due macchine non c’entrano proprio tra loro.

Ma soprattutto, il Take 5 NON è un Prophet-5 in formato “tre ottave e mezza” o “Prophet-5 castrato” come ha scritto qualcuno in un impeto di eleganza: entrambi i synth hanno cinque voci e questo è sicuramente vero, ma i VCO sono diversi in quanto quelli del P-5 sono basati su CEM 3340 e quelli del Take 5 no. Inoltre, benché Sequential dica che il VCF di Take 5 è un “Four-pole, resonant, low-pass filter per voice, based on Prophet-5 Rev 4 design” c’è da osservare che il nuovo Prophet-5 di VCF ne ha due tipi diversi selezionabili in alternativa, uno basato su chip SSI 2140 (riedizione moderna dell’SSM 2040 dei Prophet-5 Rev1 e Rev2) e l’altro basato sul CEM 3320. Qui viene il bello, perché Sequential non ha dichiarato quale di questi due circuiti sia usato in Take 5, ma c’è un indizio: nel suo canale YouTube, il sound designer Matia Simovich meglio noto come Inhalt presenta una demo del nuovo Take 5 per il quale ha curato alcuni suoni, e in un commento parla di “That sweet SSM/SSI liquid sound”. Questo permette di affermare che il filtro usato in Take 5 sia basato su chip SSI 2140 e non certo su CEM.

 

Ok, ma allora cosa c’è dentro DAVVERO?

Take 5 è un sintetizzatore polifonico realmente analogico a cinque voci. I due VCO sono a variazione continua di waveform e quindi ogni parentela con quelli del Prophet-5 è esclusa. A una prima occhiata sembrerebbero invece molto simili a quelli del Prophet-6 poiché anche quest’ultimo usa un arrangement del genere. Altra similitudine è il sub-oscillatore agganciato a Osc 1, che è presente in entrambe le macchine. Vi sono però anche delle differenze: in P-6 le waveform dei due oscillatori principali variano da triangolare, a sawtooth a quadra con simmetria variabile, mentre in Take 5 variano da sinusoidale, a sawtooth a quadra a simmetria variabile. Anche la waveform del sub-osc è diversa: triangolare in Prophet-6, quadra in Take 5 (come peraltro è quadra anche sull’OB-6). In base a informazioni raccolte da fonte Sequential in un momento successivo all’annuncio, è stato alla fine possibile apprendere che gli oscillatori di Take 5 sono completamente nuovi e sono basati sui recenti chip SSI 2130 disegnati negli ultimi anni da Dave Rossum (il fondatore di E-mu Systems).

Take 5 - Il VCO SSI 2130

Esiste la possibilità di fare hard-sync del primo oscillatore sul secondo, ed è anche possibile sganciare entrambi i VCO di Take 5 dal tracking di tastiera (mentre P-6/OB-6 consentono di farlo solo per il secondo oscillatore).

Sequential Take 5 - Il blocco oscillatori e mixer

In un mixer a quattro canali confluiscono Osc 1, Osc 2, Sub-osc e Noise Generator. Quest’ultimo può dar luogo a rumore bianco e – novità – rumore rosa: il Pink Noise infatti è assente sia dal P-5 che dal duo P-6/OB-6. Nella sezione mixer è presente anche un pulsante per abilitare la modulazione in frequenza (FM) in cui Osc 2 diventa Modulator e Osc 1 diventa Carrier.

Il filtro è di un’unica tipologia, ovvero il già citato VCF a quattro poli basato su quello del Prophet-5: qui le differenze col duo P-6/OB-6 sono ancora più nette in quanto il Prophet-6 ha un suo filtro proprietario a 24 dB/Oct, mentre OB-6 ha la sua principale raison d’être nel filtro 12 dB/Oct a stato variabile tipico del disegno SEM di Tom Oberheim. Come detto sopra, il VCF di Take 5 è invece basato sul chip SSI 2140 progettato da Dave Rossum per riprendere il circuito dello storico SSM 2040 dei primi Prophet-5. In Take 5 abbiamo controlli per cutoff, risonanza e Drive: su quest’ultimo comando il costruttore non dice assolutamente nulla, ma è facile supporre che sia una saturazione analogica pre-filtro utile per imballare il medesimo e ottenere così da lui un suono più saturo e ricco di armoniche.

In definitiva, sia VCO che VCF sono totalmente diversi da quelli di P-6 e OB-6, per cui Take 5 suona nettamente differente da queste due macchine, mentre rispetto a P-5 sono diversi i VCO mentre uno dei due filtri è lo stesso. Tanto basta per dire che da un punto di vista timbrico Take 5 è una macchina indipendente da tutte le altre del catalogo Sequential.

 

Le modulazioni

Come sempre per Dave Smith i circuiti di modulazione sono generati per via digitale e non realizzati nel dominio analogico, ma nei suoi synth precedenti questo non ha mai generato problemi di scalettatura nella loro escursione e soprattutto non autorizza fantasiose interpretazioni del concetto di “ibrido”: questa resta una macchina full-analog in quanto così è interamente strutturata la parte di catena di sintesi che genera il suono.

Gli inviluppi sono due, con classica articolazione ADSR più un primo stadio di Delay che ne ritarda l’attivazione. Solo i quattro stadi principali ADSR godono di manopole dedicate di pannello. È poi attivabile su ciascun inviluppo la modulazione da parte della velocity di tastiera, e per ciascun inviluppo è dosabile l’intervento sulla sua destinazione tramite una manopola Amount. Un pulsante Env Routing consente di indirizzare tali inviluppi a molteplici destinazioni: Env 1 può essere ruotato al filtro o usato come Aux Envelope, mentre Env 2 può avere come routing le tre possibilità Amp/Filter+Amp/Filter+Gate.

Anche gli LFO sono due, cosa che genererà parecchia invidia nei possessori di P-6 e OB-6 (me incluso…) che sono parecchio limitati nelle loro possibilità espressive dalla presenza di un unico LFO. In Take 5 invece gli LFO sono uno globale e uno con oscillazione indipendente per ciascuna voce. Hanno entrambi cinque waveform (triangle, sawtooth, reverse sawtooth, square, sample and hold), controlli per frequenza di oscillazione e profondità di modulazione. La velocità può essere libera o agganciata al clock MIDI.

Sequential Take 5 - Gli LFO

La gestione delle modulazioni avviene tramite una matrice in cui è facile e intuitivo assegnare sorgente, destinazione e profondità. In questo si è aiutati dal piccolo ma funzionale display OLED, secondo un meccanismo già visto su Pro 3.

È presente la famigerata manopola Vintage, già introdotta sul Prophet-5 reissue e poi portata anche su P-6 e OB-6 che man mano che viene ruotata introduce crescenti irregolarità nell’accordatura dei VCO, del VCF e nei tempi degli oscillatori per simulare le classiche ed eufoniche instabilità tipiche delle macchine d’epoca: è sicuramente una killer-feature delle ultime macchine Sequential!

 

Effetti

Sono presenti due catene distinte di effetti, ancora una volta in accordo al modello operativo visto su P-6/OB-6/Toraiz AS-1/Pro 3, seppur con qualche differenziazione degli algoritmi: una di esse è qui dedicata al solo riverbero e offre comandi di Mix, Damping, Pre-Delay, Decay, Tone (filtraggio regolabile tra LPF o HPF sulla coda del riverbero per renderlo più scuro o più chiaro).

La seconda linea di effetti offre in alternativa algoritmi di Stereo Delay, BBD Delay, Tape Delay, Chorus, Flanger, Phaser, Ring Mod, Vintage Rotating Speaker, Distortion, High-Pass Filter. Gli effetti di delay possono essere agganciati o meno al clock MIDI, mentre per qualsiasi algoritmo vale la presenza di una manopola Mix e altri tre parametri.

Sequential Take 5 - Gli effetti

Il circuito Overdrive, già presente in P-6/OB-6 ma “nascosto” in quanto accessibile solo con una combinazione di tasti, è presente anche qui e ha una sua manopola separata. È realizzato nel dominio digitale ma suona benone.

 

Tastiera, modi di esecuzione, arpeggiatore, sequencer, memorie

La tastiera impiegata su Take 5 è una Fatar da tre ottave e mezzo (44 tasti). Questo è probabilmente il fronte che farà storcere la bocca ai tastieristi con più tecnica manuale ma è una scelta molto chiara da parte di Sequential: con essa l’azienda californiana anzitutto chiude la porta a concorrenze in casa propria a carico dei polifonici maggiori, e dall’altro la apre definitivamente al mondo dei producer che cercano uno strumento compatto per essere ospitato su desktop sempre più affollati, e leggero per essere portato facilmente in live. Oltretutto la tastiera corta è uno dei principali vettori delle riduzioni di costo: si abbassa sia il prezzo della meccanica vera e propria, che quello del mobile, suo trasporto e stoccaggio. In questo dunque Sequential ha seguito le orme di Korg con la fortunata serie Minilogue e di Roland con Jupiter-Xm, ma almeno qui abbiamo una tastiera full-size, di ottima qualità e già che ci siamo anche l’alimentazione è interna e non con un power-brick che si può perdere in qualsiasi momento.

La meccanica Fatar è dotata di aftertouch monofonico indirizzabile a più destinazioni, altra dotazione oggi sempre più rara ma preziosa ai fini espressivi, e di questo va reso merito a Sequential. Due wheel per pitch e modulazione di grandi dimensioni sono montate sopra i primi tasti, sempre per risparmiare spazio.

Essendo Take 5 un polifonico a cinque voci, sono disponibili diverse modalità per la loro gestione: in Poly la macchina opera normalmente, mentre in Unison si possono impiegare da una a cinque voci su un unico tasto per ottenere lead e bassi assassini, con scordatura tra le voci impostabile dall’utente. Il meccanismo era già comparso su P-6/OB-6. Qui però vi è anche la possibilità di splittare la tastiera in due parti con diverse impostazioni di ottava.

Un arpeggiatore tradizionale aiuta Take 5 a mantenere un forte vibe anni ’80 e lavora sui modi Up/Down/Up+Down/Random/Assign. Può sincronizzarsi sul clock MIDI, lavorare tra una e tre ottave e operare anche in latch di tastiera.

Il sequencer di bordo pare ancora una volta ereditato da P-6/OB-6/Toraiz AS-1 in quanto salva un pattern per ciascun preset timbrico, è polifonico, ammette fino a 64 step con possibilità di inserire anche pause e legature.

Le memorie a disposizione dell’utente sono 128 per le proprie programmazioni, più altre 128 per quelle di fabbrica e non riscrivibili. Al momento non è annunciata la presenza di un editor software di Sound Tower, come invece è disponibile per altri strumenti Sequential citati sopra.

 

Connessioni e ingombri

Sul pannello posteriore troviamo un’uscita stereo su due jack da ¼”, una presa cuffia e altri due jack rispettivamente per pedale di espressione e pedale switch. Non sono dunque presenti ingressi audio per processare segnali esterni.

Le connessioni MIDI viaggiano sulla tradizionale tripletta di connettori DIN (In, Out, Thru) e anche su porta USB bidirezionale. Ovviamente tale USB non porta invece segnale audio poiché siamo davanti a una macchina realmente analogica. L’alimentazione è come detto interna.

Sequential Take 5 - Pannello posteriore

La macchina misura 63,5 cm x 32,4 cm x 11,2 cm e pur così compatta pesa ben 7,7 kg: questo può essere un piccolo limite per chi è sempre in movimento ma è segno che dentro Take 5 c’è vera “ciccia” e che la macchina è fatta bene anche meccanicamente.

 

Prezzo, posizionamento e disponibilità

Il Take 5 è stato annunciato in USA con un prezzo di $ 1.299 + tasse locali, mentre in Europa una volta tanto il prezzo dovrebbe essere simile: i più noti store on-line lo offrono infatti a poco meno di 1.300 Euro IVA italiana inclusa.

Questo prezzo e il suono che si sente dalle demo rendono il Take 5 probabilmente il più competitivo synth Sequential in listino: come abbiamo visto non fa affatto concorrenza al Prophet-5 che costa tre volte tanto perché di fatto è una macchina diversa, ma potrebbe dare seriamente fastidio al REV2 se non si cercano la tastiera 5 ottave e le 8/16 voci di quest’ultimo. Il suono di Take 5 infatti appare molto liquido e classico, bello in maniera naturale e spontanea, e a parere di chi scrive di maggior classe rispetto a quello di REV2. In parte potrebbero essere insidiati anche P-6 e OB-6 perché hanno una tastiera solo poco più estesa e una sola voce in più, ma specialmente OB-6 resta un grande classico moderno con un suono unico e generoso che Take 5 non imita in quanto si muove in altre direzioni. Naturalmente Take 5 potrebbe anche impattare le vendite di strumenti come Novation Peak (che però è senza tastiera), Korg Prologue 8 e forse qualche digitale, ma in realtà il suo suono real-analog gioca in un campionato tutto suo e quindi è inutile cercare similitudini con la concorrenza basate più sul prezzo che sul suono. In ogni caso, il Take 5 sembra suonare davvero tanto e quindi valere fino all’ultimo centesimo richiesto dal costruttore: ricordate sempre che è il suono la cosa più importante in un synth, non le features.

La disponibilità dovrebbe essere garantita entro il mese di ottobre, quindi pressoché immediata: in un periodo di generale scarsità dei componenti elettronici, non è una cosa affatto scontata.

 

Audio demo di Inhalt

 

Disclaimer

Le informazioni contenute in questo articolo sono da ritenersi preliminari e basate su quanto reso disponibile da Sequential e altri siti web. In data 03/10/2021 sono state modificate e corrette alcune informazioni sugli oscillatori e aggiunte altre su prezzo e disponibilità aggiornati. Questa presentazione non sostituisce una recensione, che saremo felici di proporvi appena saremo in possesso di una delle prime unità di Take 5 disponibili in Italia.

Giulio Curiel

Giornalista della storica rivista Strumenti Musicali dal 1993 al 2016, ho scritto oltre 1200 articoli su synth, studio technology e computer music. Se non so di cosa parlo, sto zitto.

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