Test

Waldorf M, la reincarnazione di un mito

Il Microwave del 1989 fu il primo prodotto di Waldorf e riprendeva in sé le idee portate alla ribalta qualche anno prima dal PPG Wave: oscillatori digitali a wavetable più VCF analogico. Oggi M riporta alla luce quel concept di synth ibrido, anche se non è la riedizione 1:1 dell’indimenticato Microwave: riuscirà a riprodurre il suo fascino intramontabile?

 

Viviamo in un momento incredibile: accanto a strumenti completamente nuovi e magari impossibili da prevedere anche solo 10 anni fa, compaiono le repliche e le riedizioni dei grandi synth del passato, quelli che sul mercato dell’usato crescono continuamente di valore e che nei gruppi di discussione social divengono ogni giorno più mitizzati. Sicuramente l’effetto nostalgia ha un grosso peso in ciò, ma in realtà il principale motore di questi ritorni è spesso tecnologico, grazie all’entrata in disponibilità di parti che consentono di ricreare i circuiti degli anni ’70 e ’80.

Tra queste parti vanno certamente citati i chip di Sound Semiconductor Inc. – SSI, la nuova azienda di Dave Rossum (già fondatore di E-mu Systems) che oggi rende possibile avere VCO, VCF e VCA bensuonanti come quelli di un tempo ma di produzione corrente. È difatti attorno al filtro SSI 2144 che ruota il voicing di questo Waldorf M: si tratta di un VCF passa-basso a struttura ladder e pendenza di attenuazione di 24 dB/Oct che è la riedizione moderna del vecchio 2044. Quest’ultimo equipaggiava negli anni ’80 innumerevoli synth del periodo, tra cui proprio i PPG Wave 2.2 e 2.3. Usare il nuovo 2144 è quindi come chiudere un cerchio, dopo che dai 2044 del PPG Wave si era passati ai CEM 3389 e 3387 del Waldorf Microwave.

Personalmente credo che sia stato proprio questo chip SSI a generare nei progettisti Waldorf l’idea di riprendere il concept del Microwave: nonostante la casa tedesca avesse realizzato nei decenni altri synth ibridi come il Q+ e il Quantum, nessuno dei nuovi arrivati aveva quell’impronta sonora rabbiosa, massiva eppure nel contempo elegante ed eterea del primo Microwave, né tampoco essa era ottenibile con progetti interamente virtuali quali il Microwave II/XT. Il nuovo M invece riprende il concept del capostipite sin dal colore di pannello e dalla riproposizione del manopolone rosso che lo caratterizzavano. Qui siamo davanti a un’unità tabletop perché i synth in formato rack standard non vanno più: questo layout consente di disporre di numerosi comandi fisici e di un’interfaccia-utente ben più immediata e articolata di quella che esibiva il Microwave. In più, un bel display di grandi dimensioni rende l’editing assai agevole ed è un passo in avanti enorme rispetto all’LCD da 2 x 16 caratteri dell’antenato.

Come si vede da questa introduzione, M non è il remake di Microwave ma piuttosto la sua reinterpretazione in chiave moderna. Scopriamolo insieme!

 

Il synth

Siamo davanti a un synth in architettura ibrida (oscillatori digitali + filtri e VCA analogici) che è dotato di otto voci di polifonia con possibilità di espansione a 16 tramite una futura card di espansione. Ricordo che il ridotto numero di voci di macchine come questa è direttamente correlato al fatto che VCF e VCA sono real analog, per cui ogni voce in più realizzata con questa tecnologia richiede un chip di filtraggio in più, e questo a sua volta implica costi, spazio e consumi maggiori.

La macchina è multitimbrica a quattro parti e ciascuna di esse può essere assegnata a una sua uscita stereofonica individuale. Le memorie di suono a disposizione sono ben 2.048 suddivise in 16 banchi da 128 suoni ciascuno, più 128 memorie per i timbri Multi che impiegano più di una parte. È interessante notare come i suoni memorizzati includono i Factory Sound del Microwave nonché i famosi banchi MW1 Soundpool 1-5, Analogue e Bassco. Il richiamo al passato continua con i suoni di fabbrica del PPG Wave 2.3, dopodiché M muove deciso verso territori più recenti con altri banchi che sfruttano le possibilità che esso ha in più rispetto agli antenati.

Il nuovo Waldorf dispone delle stesse wavetable di Microwave I (MW I in sigla) ed emula la sua sonorità tipica delle forme d’onda con risoluzione di 8 bit e frequenza di campionamento di 240 kHz senza alcun accorgimento per limitare l’aliasing. Anche qui però la tecnologia attuale immensamente più potente di quella di 33 anni or sono ha offerto l’occasione per andare oltre il riferimento: con un selettore Mode, il nuovo M può emulare anche gli oscillatori limitati in banda con sampling a 40 kHz del Microwave II/XT per espandere la palette sonora a disposizione. Inoltre esistono anche ulteriori wavetable che non sono emulative, ma di questo ci occuperemo meglio in seguito.

La costruzione di M è in robusto metallo, sulla scorta di quanto visto con i precedenti Kyra e Iridium, che pure impiegavano tecniche di sintesi affatto diverse. Il grande pannello superiore ospita ordinatamente, da sinistra a destra, i due oscillatori, il mixer, il VCF e il VCA. Un display a colori con ampie possibilità grafiche è completato da quattro manopole poste sotto a esso che assumono funzioni variabili rappresentate nel display stesso:

Waldorf M - Sezione display e pagine

Sopra al display sono presenti otto pulsanti che permettono l’accesso diretto ad altrettante pagine dedicate rispettivamente ad arpeggiatore, LFO, inviluppi, oscillatori, wave editing, mixer, VCF e VCA. Ciascuna pagina può avere una o più sottopagine a seconda della complessità della relativa sezione.

La parte inferiore del pannello è invece occupata dal comparto modulazioni con i comandi per gli LFO e gli inviluppi. Posteriormente troviamo una connettività di prim’ordine: porta per il robusto alimentatore esterno, presa per cuffia con volume individuale, una coppia di uscite principali più quattro jack stereo per le uscite addizionali A/B/C/D, tripletta MIDI In/Out/Thru per la connettività dati tradizionale più porta USB 2.0 per portare il MIDI su questo più pratico protocollo fisico. Vi è anche lo slot per una SD Card sulla quale far viaggiare aggiornamenti di sistema operativo, patch di suono e nuove wavetable importate dall’utente.

Waldorf M - Il pannello posteriore

 

Architettura di sintesi e oscillatori

Waldorf M è una macchina complessa, la cui comprensione viene resa assai più facile dall’osservazione dello schema a blocchi:

Waldorf M - Schema a blocchi

 

I due oscillatori possono contare su ben 96 wavetable di fabbrica, ognuna con 64 posizioni corrispondenti ad altrettante waveform. Per default le ultime tre forme d’onda di qualsiasi wavetable sono una triangolare, una quadra e una dente di sega, con le quali potrete sbizzarrirvi a creare suoni di chiara matrice analogica. Per il resto ogni wavetable differisce dalle altre e contiene forme d’onda simili tra loro che ben si prestano a essere lette in sequenza alterando il parametro di “punto inizio lettura” (Startwave). Il gioco del PPG, poi del Microwave e ora di M è proprio questo: si può logicamente impostare l’oscillatore per leggere una e una sola waveform della wavetable e ottenere così un suono statico, ma si può soprattutto modulare il punto di lettura della wavetable e scorrere così in sequenza le varie forme d’onda che la compongono, ottenendo quel caratteristico suono cangiante, evolutivo, sferragliante che da sempre caratterizza questa casata di sintetizzatori.

Le wavetable incluse in M sono quelle di Microwave I, Microwave II/XT, più altre tabelle completamente nuove. La loro lista è disponibile a questo link. Inoltre vi è spazio per ulteriori 32 wavetable create dall’utente attraverso l’importazione di waveform esterne, e questo apre la strada a timbriche ancora diverse. Rispetto al Microwave, la grande novità qui è che i due oscillatori non sono più costretti ad usare la stessa wavetable all’interno di un preset, ma ciascuno può accedere a qualsiasi delle complessivamente 128 a disposizione. I controlli di ciascun Osc prevedono la regolazione di ottava, di semitono e di detune, il selettore per la waveform e la wavetable (a cura dei grandi manopoloni rossi e dei ring che li circondano) e un comando Env Amount che di default modula il punto di lettura della wavetable tramite un apposito Wave Envelope a ben otto segmenti, ciascuno con tempo e livello impostabili.

Un pulsante Sync mette i due oscillatori nell’omonima modalità ed è disponibile solo se con un pulsante si attiva il Modern Mode: questa è la modalità che emula la generazione a 16 bit del Microwave II/XT, mentre il Classic Mode emula la generazione del primo Microwave. In Classic Mode inoltre è emulato il famoso ASIC Mix Bug che rendeva distorte le waveform uscenti dagli oscillatori di MW I quando la somma dei loro due volumi (regolabili individualmente tra 0 e 7) era superiore a 8: benché questo fosse un effetto non certamente voluto dal progettista, tale distorsione digitale costituì in breve tempo uno dei caratteri sonori di MW I per cui Waldorf ha voluto qui replicarla ma anche renderla escludibile. Se invece si opta per il Modern Mode, si può ridurre la word-lenght degli oscillatori a step di un bit per volta, fino ad arrivare a 2 bit e ottenere così suoni super-sgranatissimi, tipici della bit reduction!

Altri comandi degli oscillatori sono raggiungibili tramite il display e le sue sottopagine: si regola l’escursione del pitch bend, la sorgente e profondità di modulazione sul pitch per due percorsi indipendenti per ciascun oscillatore, la modalità LinkMod tra i due Osc (collega i parametri di pitch end e modulazione dei due oscillatori), il Glide, il tracking degli oscillatori (può seguire il numero di nota MIDI oppure lasciare fisso il pitch), la fase della waveform.

Sempre da menu si gestiscono i parametri fini del Wave Envelope: oltre alla sua profondità di modulazione gestita dal knob che prima abbiamo citato, qui lo si assoggetta alla velocity e al tracking di tastiera. Oltre che con tale inviluppo, la Startwave può essere modulata anche da due percorsi definibili per sorgente e profondità, esattamente secondo la stessa modalità di gestione che abbiamo già visto nel pitch.

Non va dimenticato il comando di Glide, che attua il normale portamento e ha manopola dedicata a pannello. Le implementazioni successive del firmware hanno aggiunto la possibilità di selezionare un comportamento esponenziale o lineare.

Proseguendo verso destra sul pannello incontriamo il mixer: qui abbiamo controlli individuali di volume per i due oscillatori, per un generatore di rumore e un Ring Modulator. Anche quest’ultimo è disponibile solo in Modern Mode in quanto il primo Microwave non ce l’aveva. I comandi di volume sono progettati per lasciare intonso il segnale fino a circa il 75% della loro corsa, dopodiché introducono una dolce distorsione analogica che ottiene il risultato di imballare e saturare morbidamente il suono. Il punto di saturazione è rappresentato graficamente sul display.

Waldorf M - Il mixer con la visualizzazione grafica di volumi e punto di saturazione

Da notare che i singoli livelli sono modulabili, ciascuno con due percorsi indipendenti per i quali si può scegliere sorgente e intensità. Nella schermata del mixer si trovano anche i comandi del filtro digitale di M, ma di questo argomento parliamo tra un attimo…

 

Filtri e VCA

Come detto in apertura il filtro principale di Waldorf M è un circuito realmente analogico costruito attorno al chip SSI2144 e dotato di 24 dB/Oct di pendenza e capacità di autooscillazione. Si tratta di un filtro bello sonoro, canterino, con l’autooscillazione che arriva abbastanza presto e non compensato in volume all’aumentare della risonanza. Il pannello dispone di comandi dedicati per cutoff, risonanza, profondità di modulazione di un inviluppo dedicato, della velocity e del keytrack. Tutte queste modulazioni ammettono sia polarità regolare che invertita. Il display rappresenta graficamente il comportamento del filtro:

Waldorf M - La rappresentazione a display del filtro principale

Il VCF gode di due percorsi di modulazione individuali per il cutoff e altrettanti per la risonanza: come ormai avrete ampiamente capito, per ogni percorso si setta la sorgente e la profondità, il tutto a garanzia di una eccellente versatilità.

Waldorf M - La rappresentazione a display del filtro principale 2

Questo filtro basato su 2144 è ottimo per pasta e tridimensionalità, ma è a topologia fissa passa-basso come si usava un tempo. Se dunque la sezione di filtraggio di M finisse qui al suo utente sarebbero preclusi tagli passa-alto o altre pendenze di filtraggio, ma così non è: vi è infatti un secondo filtro! Questo filtro è ovviamente tutto digitale, perché nessun aggiornamento firmware farà mai spuntare componenti addizionali sul circuito stampato di un VCF analogico, ma offre un ulteriore, potente propulsore alla versatilità sonora di M. Esso è basato su una topologia Dattaro Chamberlin a stato variabile (SVF) e può aggiungere profili LPF, BPF ed HPF. Inoltre, grazie all’espandibilità del firmware della macchina, sono state aggiunte “in corsa” con la V 1.07 ulteriori topologie che in origine di progetto non c’erano: il costruttore ha così deciso di replicare i filtri del Microwave II/XT e offrire profili Notch 12dB/Oct, LP 24dB/Oct, BP 24 dB/Oct, HP 24 dB/Oct, Notch 24 dB/Oct, Sin Waveshaper + LP 12 dB/Oct, Dual LP/BP 12 dB/Oct, BandStop 12 dB/Oct.

Dopo la sezione filtri il segnale di M entra nel VCA, che è stereo come già era in Microwave I per garantire la effettiva possibilità di fare panning dinamico su ciascuna voce. I comandi a pannello gestiscono la profondità di modulazione di un inviluppo dedicato al volume e della velocity di tasto, positiva o negativa. Entrando nel menu relativo altri controlli vengono acceduti tramite il display:

Waldorf M - La gestione del VCA

Il panpot può essere modulato per rendere il suono fluttuante nel panorama stereo, sempre con sorgente e profondità di modulazione impostabili dall’utente.  Il volume può invece essere asservito al Keytrack e a due separati percorsi di modulazione liberamente impostabili.

 

Modulazioni

Per capire il concept delle modulazioni di M va chiarito che, sempre in ossequio all’architettura originale del Microwave, la macchina non ha una vera e propria matrice di modulazione raccolta in un unico punto, ma piuttosto dei percorsi locali sparpagliati all’interno di ciascun suo modulo. Abbiamo già citato più volte il fatto che molti parametri timbrici hanno due percorsi di modulazione ciascuno, che sono impostabili per sorgente e profondità. Va anche rilevato che il primo percorso dei due può essere controllato da un ulteriore segnale, in una modalità che Waldorf definisce “sidechain” per usare un termine ultimamente diventato ben noto. Per esempio il pitch può essere modulato dall’LFO ma si può anche decidere che la profondità di tale modulazione sia controllata da una wheel o un pedale. Questa struttura a due percorsi (uno “liscio” e uno con sidechain) è dunque presente in parecchi punti della macchina e contribuisce fattivamente alla sua versatilità e immediatezza d’uso.

Sul fronte dei generatori di modulazione, M dispone di due LFO, ciascuno operante a livello di voce. Sono presenti comandi per Rate, Shape (Sine, Triangle, Pulse, Random, S&H), simmetria della waveform, Humanize (modifica leggermente la costanza di oscillazione e rende più naturale la modulazione risultante).

In LFO 1 si può anche modulare la sua velocità di oscillazione con una sorgente assegnabile, modificarne il livello, sincronizzare tutte le otto voci (comportamento “per patch” e non “per voice”), graduarne l’ingresso con un parametro di Delay e anche asservirne l’ingresso e l’uscita a un semplice inviluppo Attack/Decay.

Waldorf M - L'LFO

Ancora più peculiari sono le regolazioni di LFO 2: esso può anzitutto essere agganciato in fase a LFO 1 oppure sfasato rispetto ad esso. Vi è poi la possibilità di attivare una sua copia che diventa globale e non per voce, ed essa può anche essere agganciata al clock MIDI con un amplissimo range di divisioni che portano la velocità ottenibile da un minimo di 0,000065 Hz (un ciclo in 4 ore e 15 minuti!) a un massimo di 160 Hz (quindi ampiamente in audiorate).

I più volte citati inviluppi sono complessivamente quattro, e hanno profili diversi a seconda della funzione a cui sono assegnati: l’inviluppo del VCF è un DASDR (il primo stadio è un Delay), quello del VCA è un tradizionale ADSR, quello per la manipolazione delle wavetable è a otto tempi/otto livelli con funzione di looping attivabile, mentre un ulteriore Free Envelope ha quattro tempi/quattro livelli ed è anche esso loopabile. È chiaro che soprattutto questi ultimi due, essendo selezionabili per molte destinazioni in opzione, possono dar luogo a profili di modulazione one-shot o ciclica davvero complessi.

La gestione di questi circuiti avviene con otto manopole presenti a frontale: di default esse sono assegnate ai due moduli dedicati a VCF e VCA ma poi con un selettore possono essere riassegnate:

Waldorf M - Schema manopole inviluppi

Molto interessante è il fatto che negli inviluppi di VCF e VCA si possono modulare i singoli segmenti di Attack, Decay, Sustain e Release, sempre ovviamente con sorgenti selezionabili a piacere. Analogamente, gli otto segmenti del Wave Envelope sono modulabili individualmente.

 

L’arpeggiatore

Il modulo in dotazione a M è tradizionale ma molto versatile: sul pannello frontale si selezionano la velocità (eventualmente agganciabile al clock MIDI) e un pattern selezionabile tra 16 diversi. Il divertimento però inizia quando si entra nel menu:

Waldorf M - La gestione dell'arpeggiatore

Qui viene visualizzato graficamente il pattern ritmico selezionato, si determina la divisione temporale, il numero di ottave e la direzione dell’arpeggio (Up/Down/Alt Up/Alt Down/Move Up). Quest’ultima opzione riproduce le note nell’ordine in cui sono state premute sulla tastiera. Molto interessante il parametro Mode che, se in Normal riproduce ininterrottamente l’arpeggio finché lo si mantiene sulla tastiera, mentre in One Shot suona tutte le note dell’arpeggio una volta sola e poi si ferma, finché non si rimette mano alla tastiera e si imposta un altro accordo. L’opzione Hold consente ovviamente di mantenere indefinitamente l’arpeggio.

 

Multi Mode, MIDI e User Wavetables

Waldorf M può lavorare in modalità multitimbrica su quattro parti: questo consente sia di assegnare parti diverse al pilotaggio di un sequencer esterno, sia di mettere suoni in layer per godere di timbriche stratificate. Ovviamente le otto voci complessive della macchina non autorizzano a premere accordi di settima diminuita con quattro voci in stack visto che in tale modalità si hanno solo due voci di polifonia, ma comunque il Multi Mode può risultare valido in tante situazioni, per esempio per pilotare due parti mono con un sequencer e avere ancora sei voci di polifonia per una parte da suonare a tastiera.

Ogni parte può avere canale MIDI indipendente, può essere regolata in panpot e assegnata all’uscita individuale che si preferisce. Come tradizione dei tardi anni ’80 è inoltre possibile regolare una finestra di velocity min/max e una di tastiera hi/lo all’interno della quale la parte è attiva. In questa maniera si ottengono efficacemente split di tastiera, oppure uno switch di timbri quando si suona con diversa forza. La sezione acquisisce ulteriore versatilità dal fatto che ogni parte può essere trasposta, messa in detune e infine avere una allocazione fissa di polifonia.

La macchina, come detto prima, ha una quantità esorbitante di memorie-suono e precisamente 2048. Esse sono suddivise in 16 banchi richiamabili da pannello o da MIDI. È anche possibile importare i SysEx del Microwave I per un loro utilizzo diretto in M. Sempre via MIDI è possibile trasmettere i movimenti delle manopole frontali attraverso messaggi CC e ricevere tali messaggi in ingresso per automatizzare da DAW o sequencer tali parametri.

Riguardo alla possibilità di importare wavetable create dall’utente, esse devono essere scritte su una SD Card rispettando lo standard di costruire tabelle da 1 a 256 forme d’onda. Ciascuna forma d’onda sarà una sequenza di 256 campioni a 8 bit. Poiché M è però in grado di utilizzare wavetable con 64 waveform al massimo, se ciò che viene importato eccede questo limite si potranno scegliere diverse logiche con cui la macchina importa una waveform ogni N. La casa non fornisce alcun software proprio per costruire le wavetable, per cui l’uso di un wavetable editor gratuito è fortemente raccomandato 😉

 

Il test

Ho provato a lungo Waldorf M grazie alla disponibilità dell’importatore italiano Soundwave Distribution, e lo ho confrontato anche con un Microwave originale che staziona nel mio rack da ormai molti anni, sempre apprezzatissimo. Alla fine del test ho anche confrontato le mie opinioni con quelle di Gianluca Marchese, in arte Adam Ford, musicista attivo nel campo Synthwave e Ambient: Gianluca infatti nello stesso periodo aveva acquistato un Waldorf M per sé dopo che nei mesi precedenti avevamo discusso insieme quale macchina del presente e del passato Waldorf potesse soddisfare le sue esigenze di wavetable, molto specifiche e documentate.

Sulla costruzione meccanica Gianluca dice: “I suoi 6 kg di freddo metallo teutonico si dimostrano un’esperienza tattile lussuosa e premium, ogni singolo potenziometro ed encoder ti fa sentire nel paradiso tattile dell’epoca moderna, salvo per l’LCD anni 90 molto ben organizzato”. A tale analisi io non ho sinceramente nulla da aggiungere perché la macchina è fatta davvero bene, è appagante e a livello costruttivo vale tutti i soldi che costa.

La presenza di tutte le wavetable di MW I e MW2/XT è garanzia che le timbriche di base di queste due riverite macchine sono tutte presenti anche qui, per cui se cercate “quei suoni” resterete soddisfatti. Le nuove wavetable e la possibilità di importarne nuove è poi un completamento di rilievo non indifferente, soprattutto dopo che in questi ultimi anni la presenza di tanti soft-synth in questa tecnologia ha favorito il diffondersi su Internet di wavetable appartenenti a strumenti famosi del passato e del presente: se dunque volete importare qui in M le forme d’onda caratteristiche per esempio di Prophet VS, Korg serie DW o di qualche soft-synth contemporaneo, avrete gioco facile grazie a tutte le risorse che trovate in Rete.

Waldorf M - Il pannello frontale

Valida è la nuova possibilità di usare due wavetable completamente diverse tra i due oscillatori perché estende considerevolmente la tipologia di suoni ottenibili, attivando già in modalità monotimbrica una sorta di layering fra due fonti sonore che possono essere completamente diverse. La scelta tra Classic Mode e Modern Mode è sicuramente portatrice di ulteriore ricchezza timbrica ma all’ascolto rivela differenze meno marcate di quelle che si potrebbero immaginare solo guardando i freddi numeri che caratterizzano le due modalità, specialmente con configurazioni di filtro piuttosto chiuso. Validissima è la possibilità di attivare il Sync in Modern Mode: in proposito Gianluca rileva che esso è “molto apprezzabile in particolari sonorità metalliche”.

Quanto al suono del filtro, sicuramente questo è il territorio in cui Microwave ed M si differenziano di più: il VCF del primo Waldorf è difatti un modulo dal suono grasso, mentre qui prevale un po’ di liquidità in più e una grande inclinazione alla risonanza. Per dirla con Gianluca “il filtro SSI 2144 è divenuto il mio preferito, non riesco in parole a disquisirne le caratteristiche se non utilizzando vocaboli come rotondo, liquido, lussuoso e ben posto… Il suo unico difetto è la non implementazione della compensazione per la perdita di volume una volta alzata la risonanza, ma ci si può convivere. Nonostante sia una reissue dei classici filtri per Polysix e MonoPoly, avendo avuto un Polysix in gioventù ne riscontro una similitudine in valori alti di risonanza ma l’originale non era così elegante, anzi… Comunque la risonanza canta e su alcune wavetable dà il meglio di sé raschiando ogni growl ottenibile in oscillazione. La possibilità di mandarlo in overdrive nel mixer è molto apprezzata come feature. Darei un 10/10 al filtro”.

La mia opinione è che questo filtro sia la vera caratterizzazione della timbrica di M, che non a caso in comparazione 1:1 con il Microwave – stessi preset caricati – si dimostrerà un filo più aperto, più assertivo e più dinamico della macchina vintage. Capiamoci, le timbriche sono molto simili perché così si è voluto che fossero, ma M riesce comunque a dimostrare la sua personalità e alla fine della giornata si rivela più moderno.

Fondamentali poi si rivelano i filtri digitali addizionali, che consentono timbriche assai più complesse di quelle offerte dal Microwave I e che secondo Gianluca “cambiano completamente la resa sonora della patch una volta attivati senza nemmeno porli in utilizzo”.

Bella e versatile è la sezione di controllo dei livelli che, grazie alle diverse possibilità di saturazione hard/soft e al gain staging gestibile in quattro diversi punti del circuito consente di scolpire con precisione la risposta dinamica dello strumento verso timbriche trasparenti o viceversa più imballate. Questo ha un costo in fase di programmazione, nel senso che la ricerca dei livelli più corretti per ottenere ciò che si ha in mente richiede una costante attenzione alle scelte di volume e un minimo di confidenza con la macchina. Secondo Marchese, “i VCA montati sono tanto specifici per un tipo di macchina di questo genere in quanto vanno a snaturare la ricerca [della] timbrica originale del MW I ma al tempo stesso donano una lussuosità ed una profondità dimensionale/stereofonica raramente sentita in un sintetizzatore, ancor più raro in un ibrido”.

L’import delle patch di MW I avviene senza problemi e questo consente ad M una notevole retrocompatibilità poiché in Internet ci sono un sacco di timbriche facilmente reperibili per il vecchio strumento. Gianluca puntualizza che “la conversione delle patches da MW I ad M, nonostante sia stata accuratamente studiata dal team di sviluppo, non incorpora certi elementi come le tavole d’intonazione, di controllo, di velocità o le user wavetable, rendendo l’esperienza piacevole a metà. Si vocifera di un futuro editor/convertitore/patch librarian”.

Nel mio test di M ho personalmente apprezzato molto l’aspetto di editing a pannello che scatena la vera potenza sonora di questa macchina rispetto al quasi ingestibile Microwave: è ben vero che per quest’ultimo sono stati sviluppati nei decenni degli editor software e dei programmer hardware, ma con M hai tutto sottomano già perfettamente integrato e questo è un enorme valore aggiunto per un synth che urla a gran voce di essere programmato e rivoltato come un calzino dal sintetista appassionato.

Alla fine la questione più spinosa nel valutare la macchina, almeno per qualcuno, si rivela la totale mancanza di effetti di bordo: avrete certamente notato che nella disamina tecnica non ho descritto alcuna sezione FX, per il semplice fatto che essa non c’è. Waldorf è certamente capace di creare sezioni-effetti di grande potenza e versatilità – e per esempio Iridium è lì a dimostrarlo – ma in M la casa ha evidentemente ricercato la somiglianza filologica con Microwave, che di effetti non ne aveva affatto. Personalmente la cosa non mi turba di un millimetro, anzitutto perché non amo mai i riverberi inclusi negli strumenti e preferisco invece aggiungerli in mix con effettistica di migliore qualità e comune ad altre tracce del brano in modo da non avere ambienze eterogenee. Utile invece sarebbe stata la presenza di delay, chorus e flanger, questo è innegabile, ma se guardiamo al recente trend di rifare i mostri sacri del passato (Minimoog, Prophet-5, Oberheim OB-X8) senza aggiungere effettistica non presente nei modelli originari, allora ci accorgiamo che M è perfettamente allineato.

 

Conclusioni

Siamo davanti a un grande synth. È evidente che le scelte operate dal costruttore lo collocano in una nicchia dedicata agli specialisti della sintesi e non certo nel comparto mainstream degli strumenti che fanno un po’ di tutto: otto voci di polifonia, generazione a wavetable e niente effettistica lo rendono infatti uno strumento adatto a chi vuole proprio “quel” suono. Però che suono, signori! Grande, potente, a tratti violento ma soprattutto dinamico e incisivo, apertissimo, etereo, liquido eppure solido e mai zanzaroso.

Il prezzo va valutato alla luce di queste caratteristiche esclusive, della ottima costruzione meccanica e del fatto che se vi mettete a cercare un Waldorf Microwave I con annesso programmer hardware lo pagherete ben di più. Per queste ragioni, raccomando chiunque sia seriamente interessato alla sintesi a wavetable classica e voglia il suono “vero” dei filtri analogici veri, a farsi un giro di prova con questo M: potrebbe facilmente scattare l’acquisto perché questo è uno strumento attualmente senza alternative sul mercato.

 

Scheda tecnica

Prodotto: Waldorf M

Tipologia: Sintetizzatore wavetable con polifonia a otto voci e multitimbrico a quattro parti

Dati tecnici dichiarati dal costruttore
Oscillatori: 2 oscillatori Wavetable con wavetable indipendenti e due diversi modelli di generazione del suono: Classic (Microwave I) e Modern (Microwave II). 96 Wavetable di fabbrica + 32 slot per Wavetable utente
Filtro: analogico passa-basso 24 dB/Oct VCF (SSI 2144 Improved Ladder Type) con saturazione e risonanza
Amplificatore: VCA analogico stereofonico per ogni voce con opzione di pan
Inviluppi: 4 generatori di inviluppo: Wavetable Envelope con regolazioni di tempo/livello a 8 punti loopable, inviluppi ADSR per VCF e VCA e un inviluppo tempo/livello a 4 punti assegnabile in loop free-running
LFO: 2 LFO con diverse forme d’onda
Arpeggiatore con 16 pattern preimpostati, modalità accordi e possibilità di sincronizzarsi al MIDI clock
Memoria di patch: 2048 programmi singoli + 128 programmi multipli
Polifonia: polifonia a 8/16 voci (16 voci disponibili con scheda di espansione)
Multitimbricità: 4 parti (4 parti possono essere assegnate a 4 uscite stereo individuali)
Uscite: uscita principale stereo, 4 uscite stereo AUX, uscita cuffie con manopola del volume associata
MIDI: USB 2.0 e DIN (connettore DIN a 5 pin con In/Out/Thru)
Compatibile con i messaggi SysEx di Waldorf Microonde I SysEx
Scheda SD per caricare/memorizzare i contenuti dell’utente quali banchi di suoni e wavetable
Presa VESA 75 sul fondo (montabile su supporto per monitor utilizzando lo standard VESA)

Accessori in dotazione: Viene fornito con un alimentatore esterno e manuale di avvio rapido stampato

Optional: staffe per il montaggio a rack 19”

Dimensioni: 440 x 305 x 85 mm (L x P x A)

Peso: 5,7 kg

Prezzo: € 1.799,00

Distributore ufficiale per l’Italia: Soundwave

Giulio Curiel

Giornalista della storica rivista Strumenti Musicali dal 1993 al 2016, ho scritto oltre 1200 articoli su synth, studio technology e computer music. Se non so di cosa parlo, sto zitto.

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