Subsonica “Atmosferico 2022”: il gran botto continua
Sempre grandissimi, tecnicamente ineccepibili, capaci di stare altrettanto bene sul palco di Sanremo come davanti un pubblico di aficionados del groove: proprio come quello che li ha accolti il 1° agosto a Grado.
di Giulio Curiel e Marina Coricciati
Ho visto i Subsonica dal vivo non so quante volte. Le prime due erano alla fine degli anni ’90 quando loro erano ancora agli esordi: Max Casacci sembrava il loro maestro di banda, forte com’era dei circa 10 anni di età in più rispetto agli componenti del gruppo, che quando sei giovane pesano tanto. All’epoca sembravano un po’ chiusi, implosi, ma poi quando il groove attaccava la chiarezza di idee emergeva subito: i Subsonica avevano portato l’elettronica e il suo beat pulsante nell’indie-rock italiano, e da allora non hanno mai smesso.
Ne hanno fatta di strada in un quarto di secolo, e il vero segreto del loro successo è non aver mai tradito quell’idea iniziale di groove, che fossero sul palco di Sanremo oppure nella situazione più indie e ristretta a quella Pizzeria Babilonia di Torre Sant’Andrea che tanto amano frequentare nelle loro scorribande salentine. Sì, perché i Subsonica fanno la loro grande figura sia in una situazione a misura di Gigi D’Alessio che nel più spontaneo dei piccoli club.
L’ultima volta che li avevo visti era a Melpignano (LE) nel 2019 prima del grande gelo pandemico, impegnati in un tour che riprendeva integralmente alcuni brani chiave dei loro primi anni. In questa estate 2022 i Subsonica tornano dunque sui palchi con una formula simile, poiché con il tour “Atmosferico 2022” il gruppo torna live e celebra i 20 anni dalla pubblicazione dell’album “Amorematico”.
Marina Coricciati ed io li abbiamo intercettati per questo reportage il 1° agosto nella serata di Grado (GO), una splendida e raccolta località marittima in cui i cinque di Torino si sono esibiti sulla Diga Vecchia con un palco proprio a guardare il mare.
Un ritorno al passato ma con lo stile di “Atmosferico”, questo è il tour dei Subsonica che ripropone il loro grande disco di vent’anni fa: parliamo di “Amorematico”, l’album che ha consacrato la band di Torino allo stile groovy e che stasera ha trasformato la Diga di Grado in una pista da ballo. (M.C.)
Breve scambio di messaggi con Federico Folk Losi che è il loro assistente regia palco – a cui va tutto il nostro immenso GRAZIE! per il super-supporto – e siamo a parlare con Marco Cipo Calliari, che i Subsonica li segue da tempi immemori da dietro il mixer FOH. Marco è disponibilissimo e ci racconta per sommi capi lo schema tecnico del concerto: una trentina di canali indipendenti arrivano dal palco per finire in un mixer digitale Soundcraft Vi3000. La batteria è quasi tutta microfonata indipendente, mentre dalle tastiere di Boosta arriva un segnale in parte già lavorato sul palco visto che lui gestisce i suoi suoni localmente e li processa con ben due pedaliere di effetti.
Boosta è anche un po’ il direttore dell’orchestra Subsonica in quanto dai suoi quattro PC alloggiati in un contenitore custom arrivano il click che guida sempre il metronomico batterista Ninja, le sequenze melodico-ritmiche, alcuni loop e qualche piccola parte di drums programmati. Di base comunque la batteria è quasi tutta suonata, proprio perché la musica dei Subsonica ha bisogno di quell’energia che l’incastro micidiale di basso e drums suonati magistralmente dal vivo garantisce.
Al ruolo tecnico di Boosta fa da contraltare quello di Max Casacci, che commenta e introduce i brani, ne condivide la logica e la storia col pubblico. La recente polemica di Morgan non sembra aver scalfito di nulla il suo aplomb, e anzi a tratti mi pare di vederlo guardare sornione e soddisfatto la grande strada che i suoi compagni di palco hanno fatto fino a oggi sotto la sua sommessa ma saldissima guida.
Il concerto è impeccabile, senza una sbavatura, con la ritmica davvero solidissima che fornisce la continua pulsazione su cui respira e si innesta la solita trascinante figura di Samuel Romano: in fondo i cinque ragazzi di Torino sono sempre stati padroni totali del loro palco, ma adesso sembrano avere una sicurezza, una incisività di movimento che è sintomo di una piena maturità artistica e tecnica.
Boosta in particolare negli anni è cresciuto tantissimo come tastierista, fa davvero quello che vuole coi suoi synth anche dalla posizione improbabile in cui ha costretto il Moog, nonché dalla vetta dello storico supporto a molla che non avevo mai visto oscillare in maniera così estrema. Particolarmente valido è il suo interplay con Samuel, con il quale si scambia continuamente il ruolo più visibile sul palco.
La scaletta della serata, 100% classicamente Subsonica, la vedete qui sotto ed offre al pubblico di Grado una soddisfazione totale su ciò che ci si aspetta dal gruppo torinese:
A mio parere i momenti su cui spendere due parole in più però sono quelli delle cover: l’accenno di “Satisfaction” di Benny Benassi la dice lunga sulla confidenza che hanno i Subsonica con la pista da ballo e con la mentalità di chi la sa animare davvero. La cover di “Patriots” di Battiato è poi ormai un momento classico dei concerti dei Subsonica: benché io di solito non ami quelle versioni che cambiano le melodie e le metriche del brano originale, va detto che questa cover riesce a dare uno smalto rock al grido di dolore e insieme di snobismo del compianto Franco, uno smalto che lui stesso avrebbe certo apprezzato in quanto capace di dare ancora più incisività al suo messaggio.
Per il resto programma come da aspettative, con menzioni speciali per le eterne “Colpo di Pistola”, “Nuova Ossessione” e “Liberi Tutti” che dal vivo arrivano sul pubblico come altrettanti tsunami benefici.
Una serata che ha visto una perfetta sintonia tra la band e un pubblico che ha partecipato con entusiasmo a questo happening collettivo che ci riporta dritti a inizio anni 2000, ma con un tocco di contemporaneità. (M.C.)
Ore 23,25, il concerto si conclude col dondolarsi di “Strade” e poi i cinque che fanno il giro del palco a raccogliere i meritatissimi applausi sulle note di un vecchio pezzo dell’Electric Light Orchestra.
I Subsonica si confermano una delle realtà più mature, intelligenti e al contempo divertenti di un panorama musicale italiano che in fondo di cose memorabili da dire in campo rock non ne ha spesso. Una Gen Z con cui parlavo del concerto mi ha chiesto sinceramente curiosa “Ma ancora suonano i Subsonica?”. Ebbene sì, suonano alla grandissima e sono anche pienamente transgenerazionali.
Veramente bravi. Anzi no, non bravi: atomici.