Korg Prologue, conosciamolo davvero
Il nuovo polysynth analogico di Korg è stato appena annunciato e già promette di portare scompiglio nel mercato e dare molto fastidio a nobili concorrenti. Ma com’è fatto in dettaglio? Scopriamolo insieme!
Appena annunciato e già sulla bocca di tutti. Il nuovo Korg Prologue dimostra la bramosia che il mercato ha di synth polifonici realmente analogici, con buona pace di chi pochi anni fa non vedeva all’orizzonte interesse per tale tipo di strumenti. Se state leggendo queste righe è probabile che le caratteristiche-chiave di Prologue vi siano già note dall’annuncio ufficiale, ma qui andremo a vedere i suoi dettagli di architettura e funzionamento. Prima di passare avanti è però importante ricordare che Prologue sarà disponile in versione con 16 voci di polifonia e tastiera 5 ottave (Prologue-16) e con 8 voci di polifonia e tastiera a 4 ottave (Prologue-8). Il modello più piccolo ha qualche funzione in meno, che verrà evidenziata nel testo.
Il Prologue a colpo d’occhio
Le specifiche-chiave dello strumento sono le seguenti:
- Tastiera full-size sensibile alla velocity, con Pitch e Modulation Wheel
- Display OLED con funzioni oscilloscopio e alfanumeriche, più display a cifre di LED per i parametri del Multi Engine
- Due oscillatori analogici controllati in tensione (VCO) con forme d’onda quadra, triangolare e sawtooth
- Due waveshaper all’uscita degli oscillatori, per modificare la simmetria della quadra o cambiare la forma d’onda di triangolare e dente di sega secondo il principio del wavefolding
- Ring Modulation di Osc 1 su Osc 2
- Hard Sync di Osc 1 su Osc 2
- Cross Modulation di Osc 1 su Osc 2
- Presenza del Multi Engine, un terzo oscillatore ma stavolta digitale, con tre modalità operative: Noise, Variable Phase Modulation/VPM, User (più avanti nel testo trovate un approfondimento su tale oscillatore)
- Sezione Mixer per dosare i livelli dei tre oscillatori
- Filtro VCF passa-basso a 2 poli, ovvero 12 dB/Oct, circuito Drive integrato per la saturazione
- Filtro passa-alto a frequenza fissa con comando On/Off
- VCA con ADSR dedicato al controllo del volume
- Secondo ADSR dedicato alla modulazione del VCF, di Osc 1 e Osc 2, dell’LFO
- Un LFO con tre forme d’onda (quadra, triangolare, sawtooth), velocità di oscillazione bassa, alta o agganciabile ai BPM del clock e destinazione ruotabile a pitch, forme d’onda degli oscillatori, cutoff
- Due blocchi di effetti: Modulation Effect (8 algoritmi di Chorus, 3 Ensemble, 8 Phaser, 8 Flanger + uno programmabile in futuro dall’utente!!!) e Delay/Reverb Effect (12 algoritmi di Delay, 10 di Reverb)
- Effetto L.F. Comp per attivare una compressione sulle basse frequenze e renderle così più compatte e potenti (disponibile solo sulla versione a 16 voci)
- Quattro distinte modalità di voce, alcune ereditate dal Korg Polysix: Poly, Mono (una sola voce ingaggiata alla volta), Unison (tutte le voci disponibili dedicate a riprodurre una sola nota, con detuning regolabile), Chord (per memorizzare un accordo e suonarlo con un solo tasto)
- Arpeggiatore ad architettura tradizionale, con sei tipi di arpeggio e range fino a quattro ottave
- Memoria per 500 patch programmabili e richiamabili in maniera assistita grazie alla funzione Program Sort che organizza le memorie secondo diverse logiche di sorting (per categoria strumentale, in ordine alfabetico, in base alla frequenza d’uso, secondo il tipo di inviluppo impostato, ecc…)
- Possibilità di usare lo strumento con un solo timbro alla volta, oppure con due timbri contemporanei. In quest’ultimo caso i due timbri possono essere sovrapposti lungo tutta la tastiera (Layer), assegnati a due zone di tastiera distinte con divisione rigida su una nota impostabile dall’utente (Split), oppure assegnati a due zone di tastiera ma con la caratteristica di sfumare l’uno nell’altro nell’intorno del punto di separazione (CrossFade). Il selettore Panel permette di editare da pannello solo il timbro principale, solo quello secondario o tutti e due contemporaneamente
- Connessioni posteriori complete, con prese per uscita stereo, cuffia, MIDI In/Out su pentapolare e su USB, pedale di espressione e pedale di sustain, porte Sync In/Out per sincronizzare drum machine e sequencer
- Completa implementazione MIDI, con comandi MIDI CC per controllare da DAW e sequencer esterni tutti i parametri timbrici e modulare così il suono in tempo reale, dall’esterno
- Alimentazione da rete elettrica integrata, nessun alimentatore esterno (Alleluia!)
- Peso contenuto in rapporto alla circuiteria real-analog: 9,1 kg per il modello a 16 voci, 7,5 kg per quello a 8 voci
- Costruzione qualitativa in alluminio e legno, con tastiera Made in Japan di elevata qualità

Andiamo ora a vedere i particolari più significativi di Prologue, ovvero quelli che meritano un commento più approfondito
Gli oscillatori analogici
Come detto, Prologue dispone di due VCO. La loro architettura sembra basica, ma in realtà è completissima: con tre forme d’onda base controllabili in Shape e sua modulazione ciclica per sonorità tipo PWM, più le possibilità di Sync, Ring e Cross Mod tra oscillatori, avete davanti a voi davvero un mare di waveform con cui scolpire la materia sonora di base di un synth analogico. Dai suoni fatti con le forme d’onda basilari, magari in detune o shiftate di ottava tra di loro, fino a quelli modulati in PWM tipo strings, fino a campane, chimes e altri timbri metallici e sferraglianti. Davvero una dotazione completa, ottenuta con un’architettura intelligente e implementata con un perfetto mix di semplicità e potenza.
L’oscillatore digitale “Multi Engine”
Periodicamente qualcuno si lamenta che nei synth di nuovo annuncio non c’è nulla di veramente innovativo ma solo la riproposizione di architetture di 40 e più anni fa. Bene, stavolta la novità c’è ed è anche robusta! Il Multi Engine è il terzo oscillatore di Prologue ed è realizzato in tecnica digitale: in questa maniera Korg dimostra di non avere un atteggiamento talebano verso la tecnologia numerica e quindi aggiunge un oscillatore digitale a una catena di sintesi altrimenti full-analog. Sembra che i progettisti giapponesi ti stiano dicendo: “Ehi, questa è una macchina analogica, ma se per espanderne tantissimo il timbro serve anche una parte digitale, che male c’è?”. In rete ho già trovato chi non ha capito questo spirito e ha cassato tutto il progetto Prologue come “digitale”, ma vabbé di persone superficiali che vogliono tritare giudizi senza aver approfondito sui social network se ne trovano sempre.
Multi Engine ha tre distinte impostazioni: Noise, Variable Phase Modulation (VPM), User. Vediamole nel dettaglio:
- in configurazione Noise esso funge da generatore di rumore superversatile, con quattro modalità diverse che modulano il noise di base (passa-alto, passa-basso, peaking, decimazione) e una manopola Shape che ne controlla il colore più o meno aperto;
- in configurazione VPM si hanno due oscillatori in configurazione Carrier/Modulator che possono riprodurre i suoni tipici della FM. Vi sono a disposizione 16 algoritmi che regolano Carrier e Modulator secondo diverse combinazioni di frequenza, livello e inviluppo, in modo che l’utente non debba impostare da solo tutti i parametri che “scolpiscono” il timbro, ma trovi già 16 impostazioni presettate, ciascuna con sonorità distinte e personali (Sin1, Sin2, Sin3, Sin4, Saw1, Saw2, Squ1, Squ2, Fat1, Fat2, Air1, Air2, Decay1, Decay2, Creep, Throat). L’utente, col semplice uso della manopola Shape, può quindi controllare la profondità di modulazione del Modulator sul Carrier, e con Shift+Shape regola il rapporto di frequenza tra i due. È… geniale! Altri sei parametri della VPM possono essere editati in maniera fine entrando in Edit Mode: Feedback, Noise Depth, Shape Mod Intensity, Mod Attack, Mod Decay, Mod Key Track.
- in configurazione User si aprono infine prospettive davvero rivoluzionarie: si tratta di un oscillatore la cui waveform sarà programmabile dall’utente. Nella primavera/estate 2018 Korg rilascerà un Software Development Kit (SDK) che permetterà di creare nuove programmazioni per l’oscillatore User e abilitare così qualsiasi tipo di sintesi. Prologue potrà memorizzare fino a 16 oscillatori diversi creati dall’utente. Ad oggi non c’è nessuna ulteriore specifica su cosa si potrà fare in dettaglio con l’SDK e come l’utente potrà utilizzare diversi algoritmi di sintesi, ma è lecito pensare che ciò aprirà la strada a tecniche come l’addittiva, la Karplus-Strong e forse anche tecniche basate sulla resintesi di campioni. Sì, questa prospettiva, per quanto ancora acerba e da investigare, è davvero un’innovazione profonda.
Da notare infine che Multi Engine può essere messo pre-VCF per essere processato come gli altri oscillatori, ma anche post-VCF per non venir filtrato.
Il filtro
Il VCF di Prologue è forse la parte meno innovativa dello strumento, ma in realtà un filtro si giudica prima di tutto per il suo carattere sonoro. A parità di specifiche possono infatti esistere VCF che suonano molto diversamente. Tutto quello che possiamo dire in questa fase preliminare è che Prologue monta un filtro passabasso a 12 dB per ottava: sono ormai finiti i tempi in cui era opinione diffusa che un filtro dovesse essere a 24 dB/Oct per suonare bene, e del resto macchine come il Korg Monologue e gli Arturia Brute hanno dimostrato di avere carattere da vendere proprio impiegando filtri 12 dB/Oct (altrimenti detti a due poli).
Tra le possibilità di modulazione di Prologue, va evidenziato che l’ADSR può anche essere invertito nella sua profondità, e che il Keytrack è settabile su 0%, 50% e 100%. Analogamente, anche il Drive può essere impostato su questi tre valori. Infine, entrando in Edit Mode, si può impostare la profondità di azione della velocity sul cutoff.
LFO
Siccome in Rete gli hater non mancano mai, già si è scatenata la corsa a “impallinare” Prologue per il fatto di avere un solo LFO. Sicuramente è una dotazione non sovrabbondante, ma del resto è condivisa per esempio con giganti della sintesi quali i DSI Prophet-6 e OB-6, e supera la dotazione del mitico Minimoog che l’LFO neanche ce l’ha se non a costo di sacrificare il terzo VCO. No, io non credo che la presenza di un solo LFO sia un limite enorme, e del resto si tratta di una scelta chiarissima effettuata in favore della semplicità d’uso. Le mancanze a mio avviso sono altre: l’LFO di Prologue può essere indirizzato a un solo target per volta, da scegliere con una levetta tra Pitch, Shape e Cutoff. Mancano inoltre una waveform Sample&Hold e il delay sull’entrata della modulazione, quest’ultimo pur presente sull’antenato Polysix. Poiché però l’LFO ha ulteriori parametri “nascosti” dentro l’Edit Mode di pannello, è sempre possibile che Korg introduca queste funzioni in un futuro aggiornamento dell’OS della macchina. Intanto va rilevato che in Edit Mode già oggi è possibile settare la sincronizzazione dell’LFO alla pressione dei tasti musicali, nonché selezionare il suo routing verso gli oscillatori in modo da modulare solo Osc 1, Osc 1 + Osc 2 oppure il Multi Engine. Insomma sì, Prologue non è proprio un drago sulle modulazioni, anche se per onor del vero bisogna dire che le possibilità chiave ci sono tutte.
Effetti
Prologue ha due catene di effetti, entrambe molto ben fornite. La prima (Mod Effect) è destinata agli effetti di modulazione e con la sua dotazione di otto algoritmi di Chorus, tre di Ensemble, otto di Phaser e otto di Flanger c’è da dire che la varietà di colori a disposizione proprio non manca e risulta vincente rispetto a sintetizzatori concorrenti. Molti degli effetti inclusi si rifanno a stomp-box del passato, anche se Korg non fa nomi diretti e non parla di modelli 1:1.
La vera novità di questa sezione però è che anche qui sarà possibile per l’utente creare un proprio effetto basato su algoritmi non presenti nella macchina. Ciò accadrà in futuro, col rilascio del citato SDK che permetterà di caricare configurazioni del DSP di bordo diverse da quelle programmate da Korg, e anche in questo caso non ci sono ulteriori anticipazioni per cui tutto ciò che bisogna fare è armarsi di pazienza e attendere ulteriori info.
L’altra sezione di effetto è anch’essa ricca e ben equipaggiata, visto che conta 12 delay e 10 riverberi. Tra i delay si annoverano algoritmi mono, stereo, ping-pong, emulazioni di Tape Echo, delay filtrati in banda e altre piacevolezze, anche syncabili in BPM al Master Tempo. Tra i riverberi invece c’è da scegliere tra la consueta carta di hall, room, plate e similia. Interessante l’algoritmo Horror!
Va infine ricordata la già citata sezione L.F. Comp che, presente solo su Prologue-16, si propone di rendere più toste e compatte le frequenze basse tramite l’uso di un compressore analog-style basato su una manopola Gain e un VU-meter circolare di chiaro stampo retro per monitorare la gain-reduction: non è la prima volta che Korg evoca il passato nei suoi prodotti attraverso un dettaglio di sapore vintage, come per esempio accadeva in molte sue workstation e groovebox attraverso l’inserzione di una valvola sull’uscita.
Arpeggiatore, modi di tastiera, modalità mono e bi-timbrica
Prologue è decisamente un “performance synthesizer”, ovvero un synth tutto da suonare in tempo reale e col quale interagire profondamente. L’arpeggiatore è un ingrediente fondamentale di tale impostazione ed ha comandi tipici di un modulo vintage: banditi qui Phrase Player o parametri esotici, esso si sviluppa su sei modalità tradizionali di scansione dell’accordo (Manual, Rise, Fall, Rise Fall, Random, Poly Random), può coprire tra una e quattro ottave ed essere messo in Latch. L’arpeggiatore può correre con un suo tempo determinato internamente ma anche essere sincronizzato al clock MIDI o agli impulsi ricevuti sul jack Sync In da drum machine e moduli Eurorack.
I modi di tastiera sono quattro: in Poly lo strumento ha polifonia normale; in Mono suona una sola nota con una sola voce alla volta; in Unison suona una sola nota ma usando tutte le voci a disposizione per avere un suono più grasso e opulento (il detuning tra le voci è regolabile); in Chord suona con un tasto un intero accordo memorizzato in precedenza.
Normalmente Prologue suona una patch per volta, operando quindi in modalità monotimbrica. Spostando il selettore Type presente nella sezione Timbre tuttavia è possibile rendere Prologue bitimbrico, con due patch distinte che possono essere usate in tre diverse configurazioni di tastiera:
- Layer sovrappone i due timbri su tutta l’estensione di tastiera;
- Split assegna un timbro a una parte di tastiera e un secondo timbro a un’altra sua porzione, con punto di split impostabile dall’utente. È una modalità per suonare per esempio basso con la mano sinistra e accordi o frasi soliste con la destra;
- CrossFade è come Split, ma i due timbri non si passano il testimone in maniera rigida su una ben determinata nota ma piuttosto sfumano l’uno nell’altro man mano che si sale/si scende lungo la tastiera.
Quando Prologue è usato in modalità bitimbrica è possibile regolare sia l’arpeggiatore che gli effetti per lavorare solo sulla parte Main, su quella Sub o su entrambe.
La macchina dispone di 500 memorie, di cui 250 già programmate in fabbrica, nelle quali è possibile memorizzare sia le patch che le eventuali assegnazioni di arpeggiatore e modi di tastiera. Le memorie sono richiamabili in maniera assistita tramite la funzione Program Sort che organizza le memorie secondo otto diverse logiche di sorting: Program Number, Category, Alphabetical, Like (programmi “likati”), Frequent (programmi richiamati più frequentemente), Envelope (programmi accomunati da settaggi simili dell’inviluppo), Random, Live Set. Quest’ultimo valore permette di creare quattro set di otto programmi da richiamare al volo usando gli otto pulsanti retroilluminati della sezione Program, senza dover scorrere i preset con la manopola rotativa altrimenti preposta a tale uso.
Prologue-8, cosa c’è di meno?
È evidente come la versione “full-function” sia quella a 16 voci. Tuttavia non bisogna credere che il modello a otto voci sia depotenziato: sono solo le sue dotazioni fisiche che sono meno ricche. Pertanto, oltre all’ovvia limitazione di una polifonia che è metà di quella del modello superiore e di una tastiera a quattro ottave invece che a cinque, bisogna rinunciare soprattutto ad alcuni comandi di pannello: sono assenti la manopola Voice Spread che distribuisce le voci polifoniche lungo il fronte stereo, il pulsante per l’attivazione e la gestione del timbro Sub in modalità bitimbrica e il selettore Type della stessa sezione, la manopola di bilanciamento volumi tra timbri Main e Sub, il selettore Panel per indirizzare l’editing di pannello a uno dei due timbri o a entrambi, il citato L.F. Comp. Prologue-8 resta comunque capace di lavorare in modalità bitimbrica, anche se ovviamente in tal modo la polifonia totale si riduce a quattro note.
Prologue: cosa c’è e cosa manca?
Abbiamo già visto sopra, parlando dell’LFO singolo e di alcune limitazioni dei suoi controlli, che in questa macchina emerge prepotente un’idea, ovvero quella del synth semplice da gestire e suonare. Sull’altare della semplicità si rinuncia dunque a una versatilità smodata nel routing delle modulazioni, ma sinceramente per il resto il synth appare davvero ben equipaggiato. La mancanza forse più sonora (in tutti i sensi) è quella del filtro a pendenza variabile: a differenza del più piccolo Minilogue che aveva VCF impostabile su 12 o 24 dB/Oct, qui il costruttore ha puntato dritto su un 12 dB/Oct senza ripensamenti o incertezze. Forse in questa scelta è stato aiutato dai brillantissimi risultati sonori ottenuti col Monologue, che appunto aveva solo il filtro a due poli. Sia come sia, con la disponibilità di un unico profilo di filtraggio Prologue riduce certamente la sua versatilità, ma acquista un carattere sonoro ben definito, preciso, fortemente identitario.
Sempre rispetto ai modelli minori, mancano l’ingresso Audio In per processare suoni esterni, e uno step-sequencer come quello del Monologue: personalmente non ritengo che siano gravi carenze, perché è giusto che ogni macchina faccia quel che deve fare. Prologue è un polysynth analogico e non una groovebox, per cui un sequencer a step avrebbe complicato le cose e forse snaturato il prodotto. Stesso discorso per l’ingresso audio, che sta meglio su synth monofonici e magari dotati di modulazioni ritmiche come appunto Monologue.
Da segnalare infine che la tastiera è dinamica e sensibile alla velocity, ma priva di aftertouch. Quest’ultimo non viene riconosciuto neanche via MIDI.
Prologue: chi ha nel mirino?
Prologue arriva sul mercato dei polysynth analogici e fa subito molto rumore: sarà disponibile appena a marzo e quindi parlare di veri street-price è prematuro. I prezzi ventilati (nel range 1.500/2.000 Euro) e le sue caratteristiche annunciate lo pongono comunque in diretto confronto con il DSI REV2, guardacaso anch’esso disponibile in due versioni a 8 e 16 voci. Rispetto al synth americano, Prologue offre una tastiera più piccola nella versione Prologue-8 (REV2 è un cinque ottave in tutte le configurazioni), un filtro meno “classic-sounding” e qualcosa meno in termini di modulazioni. È dunque prevedibile che costerà qualche centinaio di Euro in meno rispetto al concorrente di Dave Smith.
Altro scontro frontale è quello che si può prevedere col Roland JD-XA, synth giapponese a quattro ottave come il Prologue-8 che però è abbastanza diverso: il Roland ha solo quattro voci di polifonia real-analog e per il resto si affida a una sezione digitale che fa faville ma che ha sicuramente un timbro assai più “numerico”. Guai in vista anche per il bel System-8, sempre di Roland: non si tratta di un vero analogico ma di un Virtual Analog. Proprio per questa sua caratteristica, l’accoglienza che il mercato gli ha finora tributato è stata freddina, nonostante disponga di un motore di sintesi proprio al quale si sommano anche le rendition digitali del mitico Jupiter-8 e del technaro Juno-106. Immagino che molti utenti preferiranno a occhi chiusi il marchio di “real analog” del Korg a quello di virtuale del System-8, e questo senza aver sentito suonare una sola nota da entrambi. Sempre per la stessa ragione, ci sarebbe da tener presente la concorrenza di Nord Lead 4 e A1, ma credo che il loro essere Virtual Analog ed essere posizionati su sonorità un po’ più “tecniche” impedirà un confronto diretto alla fantasia dei più.
In definitiva, la mia sensazione è che il Prologue abbia una strada spianata davanti a sé, e come già è accaduto col Minilogue si accinga a essere l’unica macchina analogica delle sue caratteristiche nella fascia di prezzo. Inoltre la novità del Multi Engine aggiungerà peso alla proposta Korg.
Conclusioni
Dopo Minilogue e Monologue, il Korg Prologue appare un altro winner totale per Korg. La casa giapponese si conferma l’alfiere dell’analogico moderno, dopo una strada pavimentata di successi chiamati MS-20, ARP Odyssey, Volca e i due *logue apripista. Aspettiamo il nuovo polysynth di Korg a una più completa prova di suono per esprimere un parere equilibrato e definitivo, ma quel che si vede già oggi è molto promettente.
Per maggiori informazioni, ecco il link alle pagine ufficiali in italiano:
http://www.korg.com/it/products/synthesizers/prologue/
https://www.ekomusicgroup.com/it/synth-analogici/korg/prologue16
Bella recensione, si assapora pienamente ció che stiamo per mettere sotto le dita! Bravo giulio, recensione puntale e completa
ottima recensione. Grazie Giulio !
Grazie Giulio, una premessa davvero interessante e ricca di ottimi spunti di riflessione. Approfitto per chiedere come classifichi il nuovo Korg rispetto al nuovo Novation Peak che sembra essere uno strumento davvero interessante alla pari.
Grazie
Per Tommy Scarabino:
Ciao Tommaso, grazie per il commento. Prologue e Peak sono entrambe macchine molto interessanti, con l’ovvia differenza che Peak non ha la tastiera e quindi potrebbe non interessare chi vuole uno strumento integrato. In compenso, è improbabile che vedremo un Prologue in formato rack poiché ultimamente Korg non sta realizzando moduli ma solo synth a tastiera.
Prologue è più orientato verso il paradigma del classico sintetizzatore polifonico analogico anni ’80, con il terzo oscillatore digitale che certamente espande la palette sonoa a disposizione ma non è la base della timbrica della macchina. Al contrario Peak punta molto sulle wavetable e quindi su suoni alternativi a quelli della sottrattiva classica e più vicini a macchine come lo storico Waldorf Microwave. In definitiva sono synth diversi, entrambi validi e interessanti, ma posizionati su sonorità differenti. Hanno ovviamente delle are di sovrapposizione, ma li vedo indicati a soddisfare aspettative sonore diverse. Personalmente tra i due trovo più emozionante la timbrica di Prologue, ma è appunto una sensazione personale.
Qual è il motivo che ha spinto la Korg ha escludere l’aftertouch. Grazie
Ancora grazie Giulio. Attendiamo di poterlo avere sotto le dita…
buon lavoro 😉